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Ricordare il passato, puntare al futuro (Voce del Popolo 07 gen)

FIUME – Il tema della riconciliazione storica ovvero dell’iniziativa che punta a organizzare una solenne cerimonia che tocchi i luoghi simbolo della memoria e “chiuda”, a più di mezzo secolo di distanza, il capitolo delle travagliate vicende del “confine orientale” è tornato attuale. Infatti, dopo la battuta d’arresto registrata nel 2007 a seguito della querelle tra Stjepan Mesić e Giorgio Napolitano scoppiata a causa del discorso fatto dal presidente italiano in occasione del Giorno del ricordo (querelle poi rientrata grazie gli sforzi profusi dalle diplomazie e al chiarimento intercorso tra i due presidenti, nda) e un periodo di “silenzio” negli ultimi giorni la questione è ritornata ad essere di forte attualità.

Onorare le vittime innocenti

A determinare la “svolta” nella discussione, non sempre “facile”, tra i presidenti di Italia, Croazia e Slovenia, è stato questa volta il capo dello Stato croato, Stjepan Mesić, in un’intervista rilasciata al quotidiano di Trieste “Il Piccolo”. “Sì ad un atto formale di riconciliazione fra Italia e Croazia, purché non vengano messi sullo stesso piano il fascismo e coloro che contro il fascismo avevano combattuto”, ha detto Mesić. “Un atto di riconciliazione che onori le vittime innocenti di tutte le parti in causa, deve essere un evento – ha aggiunto –, che va preparato molto bene, anche perché non esiste appello per questo tipo di atti. Riconosciamo quello che di sbagliato è stato compiuto dalle rispettive parti, e così eviteremo di cedere a coloro che dopo sei decenni dalla fine della Seconda guerra mondiale vogliono fare del revisionismo storico, perdendo così una chance unica”.

Chiudere le ferite

L’apertura del presidente croato è stata immediatamente raccolta con favore a Roma, sebbene con qualche distinguo espresso, anche qui, in un’intervista rilasciata al “Piccolo” dal ministro degli Affari Esteri italiano, Franco Frattini che a giorni, lunedì 12 gennaio sarà in visita Croazia per incontrare, a Zagabria, i massimi vertici istituzionali e, a Pola, i rappresentanti della Comunità Nazionale Italiana.
“Sono convinto che il fascismo e il nazismo siano stati un male assoluto, ma è evidente che quando si uccidono delle persone, e mi riferisco alla tragedia delle foibe, le vittime non hanno colore politico. Sempre vittime rimangono”, ha detto il titolare della Farnesina, per poi sottolineare che “tutte le vittime” devono essere “ricordate e commiserate” e che si deve far sì che “la riconciliazione non sia un modo per riaprire delle ferite, ma per chiuderle”. Frattini ha ricordato quindi di avere “detto più volte che il fascismo fu il male assoluto”, ma ha anche ribadito “con altrettanta franchezza” che “troppo a lungo abbiamo dimenticato quello che i militari e le forze comuniste di Tito hanno combinato, rendendosi responsabili di stragi orribili”. “Una volta che abbiamo riconosciuto questo possiamo ragionare – ha aggiunto Frattini –. La vita umana è sempre sacra”.

Il tema degli esuli

Nel corso dell’intervista, il ministro Frattini ha rimarcato anche che “il problema degli esuli è che sono persone che hanno sofferto sulla loro pelle”. “Io – ha ricordato –, ho incontrato alcune di queste persone, persone anziane, che hanno ancora sulla pelle la testimonianza della loro sofferenza personale”. Frattini ritiene, pertanto, che “in questo caso si tratti di un dovere politico del centrodestra (italiano, ndr) di cercare sempre e comunque di non chiudere una partita che non è una partita di scontro, ma è una partita per rendere giustizia a delle persone che hanno molto sofferto”. “Non è una colpa della Croazia o della Slovenia – ha dichiarato il ministro –. Chi governa oggi questi Paesi sono forse i nipoti o i pronipoti di quelli che hanno fatto tanto male. Ma quando parliamo delle stragi titine, allora credo – ha sottolineato Frattini –, che sia un dovere di tutti lavorare per ricucire queste ferite. Se noi ci dimenticassimo degli esuli faremmo un grave errore”.

Il nodo dei beni abbandonati

Inscindibile dal tema della riconciliazione è anche la questione dei beni abbandonati dagli esuli; una questione rispetto alla quale Mesić si è limitato a ribadire che si tratta di un capitolo risolto dai trattati internazionali. Frattini, dal canto suo ha spiegato che” il Governo di Zagabria, con il premier ministro Sanader è apparso, sin dal primo momento del suo insediamento, aperto ad affrontare questo problema. Noi non ci siamo mai sentiti dire da Sanader che il tema degli indennizzi è fuori dall’agenda. Quindi dobbiamo parlare di una riconciliazione umana e politica, ma se ci dimenticassimo degli esuli e del loro diritto all’indennizzo sarebbe un grave errore. Cercheremo – ha assicurato il capo della diplomazia italiana –, le risorse economiche e finanziarie”.

Dubbi e perplessità

Una risposta dai toni diplomatici che ha lasciato insoddisfatti i rappresentanti dell’Unione degli Istriani. Commentando le dichiarazioni rese da Frattini Massimiliano Lacota, presidente dell’Unione degli Istriani, ha detto che “si sta architettando un piano estorcendo al popolo istriano l’adesione a una farsesca ‘riconciliazione’ in cui le colpe del fascismo verrebbero sanate con il sacrificio del popolo istriano, e come tale – ha detto Lacota –, lo rispediamo fin d’ora, sdegnati, ai mittenti”. Secondo Lacota “una riconciliazione credibile, fondata sul riconoscimento delle rispettive colpe, che non comporti un’immediata riparazione delle ingiustizie subite, costituisce un insulto al quale gli istriani risponderanno in tutte le forme”. Lacota ha ricordato, poi, che tutte le associazioni di esuli “nell’incontro con la Farnesina del 12 ottobre 2005 hanno chiesto, quale premessa irrinunciabile per qualsiasi trattativa seria con Slovenia e Croazia, la denuncia dell’Accordo di Roma del 1983. Devo confermare anche in questa occasione che l’Unione degli Istriani nega qualunque titolo al Governo italiano la facoltà e l’autorità di rappresentare i diritti esistenziali degli istriani senza il suo preventivo interpello e consenso. Qualunque Accordo sottoscritto in nostro danno – ha concluso Lacota –, verrà denunciato in ogni sede internazionale”.

Posizioni diverse

E se, per metà gennaio, l’Unione degli Istriani annuncia un’assemblea pubblica a Trieste per dibattere sulla questione la Comunità nazionale slovena in Italia attraverso le pagine del quotidiano “Primorski dnevnik” di Trieste osserva che le condizioni necessarie per arrivare a un gesto di riconciliazione trilaterale non sono oggi più favorevoli rispetto a quanto non lo fossero alcuni anni fa. Stando a quanto scrive il “Primorski dnevnik” nell’edizione di martedì, infatti, nel periodo intercorso dal lancio dell’iniziativa tesa ad addivenire a un gesto comune dei tre presidenti volto a chiudere un capitolo storico, a contribuire a rimarginare le ferite della Seconda guerra mondiale e a voltare pagina guardando al comune futuro europeo ad oggi sono rimaste immutate le “diverse posizioni in merito alla riconciliazione”.

Gli auspici della CNI

Comunque, di un atto che contribuisca a superare il passato aiutando al contempo a costruire assieme il futuro tenendo sempre a mente quella prospettiva europea – che per l’Italia e la Slovenia rappresenta già una realtà e che per la Croazia mantiene saldamente lo status di obiettivo strategico da raggiungere in tempi quanto più stretti –, si parlerà con tutta probabilità anche nel corso degli incontri in programma a Zagabria e a Pola, in occasione della visita del ministro Frattini. E in quell’occasione, con tutta probabilità, pieno sostegno all’organizzazione di un comune gesto di riconciliazione tra Italia, Croazia e Slovenia arriverà anche dagli esponenti della Comunità Nazionale Italiana. La massima associazione rappresentativa della CNI, l’Unione Italiana, si ricorda aveva già in passato espresso piena condivisione dell’iniziativa di un gesto di conciliazione da parte dei tre presidenti, che renda omaggio ai luoghi della memoria delle vittime delle violenze dei totalitarismi che hanno sconvolto l’area; un gesto comune capace di superare le contrapposizioni del passato per costruire un futuro di pace e di collaborazione in un territorio contraddistinto dalla presenza della Comunità Nazionale Italiana che riveste un ruolo centrale per i futuri sviluppi della "comune casa europea". Ed è proprio in considerazione della peculiarità del territorio che sarebbe auspicabile che in occasione del momento d’incontro venga riservata attenzione ai temi inerenti agli esuli e alle minoranze.

Christiana Babić

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