Al cimitero di Rovigno si è svolta la tradizionale commemorazione in ricordo del professor Antonio Borme, personalità di spicco e figura storica della Comunità nazionale italiana, scomparso 31 anni fa: è stato rilevato l’impegno nell’affermazione della soggettività e dignità degli italiani rimasti e il coraggio nel riallacciare la collaborazione culturale con la Nazione madre per tramite dell’ UPT di Trieste.
“Un leader carismatico, una persona schietta e decisa, un uomo gentile quasi d’altri tempi”, con queste parole il professor Giovanni Radossi ha ricordato Antonio Borme, morto il 6 agosto del 1992, quando ricopriva la carica di presidente dell’Unione italiana. Ripercorrendone le tappe salienti della vita privata e professionale, dalla laurea a Padova all’insegnamento e direzione del liceo rovignese e fino alla costituzione del dipartimento d’italianistica all’ateneo polese, rilevato l’impegno nell’affermazione della soggettività e dignità degli italiani rimasti e il coraggio nel riallacciare la collaborazione culturale con la Nazione madre per tramite dell’ UPT di Trieste. “Defenestrato dal regime comunista, si ritirò in silenzio in attesa della riabilitazione, che come si aspettava, arrivò da parte dei connazionali”, ha affermato Radossi ricordando poi il contributo di Borme nella creazione e guida della nuova Unione italiana. “Il massimo, il migliore, il più preparato tra noi rimasti”, ha detto Radossi rilevandone la natura riflessiva e allo stesso tempo vivace, franca e serena, ma soprattutto determinata e coerente.
Lionella Pausin Acquavita
Fonte: Radio Capodistria – 06/08/2023