LETTERE
Lo scorso mese a Trieste, un gruppetto di comunali con a capo l’avv. Pacor ha deposto una corona sul cippo che ricorda la fine del partigiano Eugenio Curiel (febbraio 1945). Siccome sul posto si trovava pure una delegazione di partigiani titini con bandiere e stella rossa, l’avv. Pacor e i suoi si sono defilati dalla cerimonia, compiuta poi quando i titini si sono allontanati. A giustificazione del suo agire il Pacor ha detto che il Curiel non ha mai avuto alcun nesso con la lotta partigiana jugoslava, perciò la loro presenza non era condivisibile da lui e i suoi. Ma è davvero così? In questi giorni sto leggendo un libro straordinario, che sembra un romanzo di avventure, tanto avvincente: «Trieste ’45» di Raoul Pupo. Ecco cosa dice il Pupo a proposito del partigiano Curiel (pag.66): «scrive su ”la nostra lotta” che Tito darà un fortissimo appoggio ai progressisti italiani perché è ”un araldo di libertà”… e apre nuovi orizzonti alle popolazioni che entrano nel suo raggio d’azione… c’é l’auspicio che ciò avvenga anche con le popolazioni del Veneto». Più filoslavo di così? Quindi i partigiani titini avevano un buon motivo per ricordare un loro tovarich. Secondo me invece, nessun motivo aveva l’avv. Pacor e i suoi, di onorare un combattente antifascista sì, ma pro Jugoslavia. Non lo trovo né giusto né onesto. Il Curiel ha combattuto per la grande Jugoslavia: sia quindi onorato dai suoi, e i nostri se ne stiano zitti e lontani da questo tipo di manifestazioni: altrimenti non ci si venga a parlare di libertà, italianità e quant’altro per poi abbassarsi a ipocrisie di questo genere!
Sergio Callegari