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”Ritirate i due euro con l’effigie del titino” (l Piccolo 23 mag)

Contestata in patria, la moneta da due euro coniata dalla Banca di Slovenia nel marzo dello scorso anno per celebrare i cento anni della nascita del generale titino Franc Rožman-Stane con l’effigie dell’alto ufficiale partigiano e la stella a cinque punte ora suscita polemiche anche a Bruxelles. Quattro deputati italiani del Partito popolare (Forza Italia), Carlo Fidanza, Marco Scurria, Roberta Angelillo e Paolo Franco Silvestri hanno chiesto ufficialmente al Consiglio dell’Unione europea di ritirare dalla circolazione la moneta della discordia. «Il generale Rožman-Stane – hanno scirtto i quattro deputati forzisti – faceva parte del IX Corpus dell’Esercito comunista di Tito che tra il 1943 e il 1945 ha messo in atto nell’area transfrontaliera un’operazione di pulizia etnica della popolazione italiana. Molti sono stati fucilati e gettati nelle foibe».

 

Davanti al terrore dei titini, hanno proseguito gli eurodeputati, 350mila italiani hanno lasciato le proprie terre in Dalmazia, Istria e Fiume. «Visto poi – hanno scritto ancora – che in Italia il 10 febbraio si celebra “Il giorno del ricordo” dedicato alle vittime delle foibe e dell’esodo e che l’emissione della moneta ha suscitato polemiche anche in Slovenia con la quale l’Italia è da anni impegnata a un miglioramento dei rapporti bilaterali, chiediamo che il conio da due euro con l’effigie in discussione venga ritirata dalla circolazione». Agli eurodeputati italiani ha risposto il collega sloveno Ivo Vajgl del gruppo socialdemocratico (Zares) il quale ha sostenuto di non vedere alcuna ragione logica nella contrarietà espressa dagli italiani del Ppe.

 

«Non esiste alcuna evidenza – ha replicato – che il generale partigiano si sia macchiato di efferatezze contro la popolazione civile italiana alla fine della Seconda guerra mondiale». Ha ricordato anche che la Slovenia, in quel periodo, è stata vittima dei totalitarismi «quando migliaia di sloveni sono stati uccisi mentre in 25mila sono stati internati nei campi di concentramento ad Arbe, Gonars e Padova. E – ha concluso – sono stati proprio gli sloveni del Friuli Venezia Giulia le vittime, dopo il primo conflitto mondiale, della prima pulizia etnica in quelle terre». Dopo oltre 60 anni, dunque, parlare di riconciliazione sembra essere ancora tabù. Ognuno rinfaccia i crimini dell’altro che, sono considerati più atroci e più ingiustificati. Ma il crimine resta ingiustificabile qualsivoglia parte lo abbia commesso. E in Europa si dovrebbe ragionare più in termini di superamento delle contrapposizioni piuttosto che appigliarsi a qualsiasi motivo per crearle o esacerbarle. La pace tra gli uomini e i popoli si costruisce col tempo. Ma, purtroppo, il muro delle ideologie è ancora un ostacolo contro il quale è facilissimo e, a volte utilissimo politicamente, andare a cozzare.

 

Mauro Manzin

“Il Piccolo “ 23 maggio 2012

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