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Ritorna la Grande Serbia (Il Piccolo 15 mar)

di Mauro Manzin

TRIESTE Era dai tempi di Milosevic che il binomio "Grande Serbia" non risuonava più dai megafoni della politica ex jugoslava. Oggi, invece, torna improvvisamente e inaspettatamente di moda. Perché il governo di Belgrado ha messo in circolazione un vero e proprio memorandum sui «rapporti tra la nazione madre e la diaspora». Mittente: il Montenegro. Un documento che ha immediatamente ricevuto la piena avversione da parte di Podgorica il cui governo lo ha rigettato, protestando formalmente presso l'ambasciatore serbo in Montenegro innescando un vero e proprio incidente diplomatico. Per il Montenegro si tratta di una intromissione negli affari interni di uno Stato indipendente e sovrano. Nel documento si sostiene, tra l'altro, che i serbi in Montenegro devono essere considerati come popolo costitutivo e che, sempre in Montenegro, non sono rispettati appieno gli standard internazionali garantiti al popolo serbo.

Il memorandum sostiene lettaralmente che «la Repubblica di Serbia dovrebbe, oltre alla Bosnia-Erzegovina, porre al centro della propria politica regionale anche il Montenegro visti i legami storici e civili ultra centenari tra i due popoli e le due nazioni. Per questo è fondamentale che al popolo serbo venga assicurato il pieno diritto a partecipare agli organismi statali, alle istituzioni e alle organizzazioni regionali. Di primaria importanza poi è la completa indipendenza politica, economica e culturale e lo sviluppo del popolo serbo. Bisogna immediatamente garantire il diritto allo studio nella lingua serba. La lingua serba non è importante solo per i serbi in Montenegro, ma anche per i numerosi montenegrini che ancora chiamano la propria lingua con il tradizionale nome serbo». Insomma si sostiene che in Montenegro si parla il montenegrino e non il serbo. La stessa cosa che accadde nel 1991 al momento del disfacimento della Jugoslavia quando si decise che i croati parlavano il croato e i serbi il serbo (pur rimanendo la lingua, fatta eccezione del carattere cirillico) "uccidendo" di fatto l'idioma serbo-croato.

Il governo di Podgorica sostiene apertamente che questo documento vuole cambiare la Costituzione montenegrina. Il ministro degli Esteri e degli Affari europei Milan Rocen ha affermato: «I serbi in Montenegro sono il nostro popolo. Qui. A loro bada lo Stato Montenegro per questo è assolutamente insensato che della cosa si occupino anche altri». I media montenegrini ritengono che a Belgrado non riconoscono l'esistenza di un popolo montenegrino e che i principali fautori di una simile ideologia sono la Chiesa ortodossa e l'Accademia delle scienze, entrambi iper attivi nel diffondere un messaggio ultranazionalista proprio ai tempi di Milosevic. A Podgorica sono convinti che sia che a Belgrado comandi Milosevic o Tadic non si rinuncia certo all'idea della Grande Serbia. E pensare che Serbia e Montenegro vogliono entrare in Europa.

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