Sto camminando in mezzo alle stradine di Varos, quello che gli abitanti anziani, nati qui quando Zara era italiana, chiamano ancora Borgo nel dialetto venetto. E’ qui che sono nata ed è qui che ho mosso i miei primi passi e vissuto tutta l’adolescenza. Sono anni ormai che mancavo e ritornare provoca un’emozione fortissima. Poco è cambiato. Le stesse strade, le stesse botteghe, le stesse facce. Qualche vetrina nuova di qua e di là, ma quasi tutto come una volta.
Stavolta c’è con me anche Francesco. Ascolta i miei racconti, osserva attentamente e raccoglie tutto nella sua testina curiosa. Irrompe nel silenzio con le sue domande frequenti. Mi chiedo come dev’essere per un bambino vedere Zara per la prima volta. Cosi decido di guidarlo nel suo primo vero e proprio tour di Zara e dintorni.
La prima tappa è un “giro” che parte dalla piazza del Popolo (Narodni trg) con la Loggia e l’Orologio, attraverso la Kalelarga, la via principale “larga” che collega la piazza con la Cattedrale. Sono le dieci della mattina e muoversi è difficile. Un via-vai di gente, i bar pieni di persone sedute ai tavolini. Ci fermiamo diverse volte per salutare qualche vecchio amico o conoscente o per guardare le vettrine dei negozi.
Entriamo nella Cattedrale. Francesco chiede di accendere una candellina per la sua nonna malata. Scatto qualche foto prima di essere fermata da un custode che mi dice di non farlo. Stanno ristrutturando l’organo, quello che accompagnava innumerevoli celebrazioni eucaristiche e patronali quando cantavo nel coro Centrale. Fu distrutto durante gli ultimi bombardamenti, quando una granata lo colpì nel bel mezzo della notte. La piazza della Cattedrale è colma di gente.
Giriamo intorno per vedere la chiesa di San Donato, il simbolo di Zara. “E’ quello che c’è sulla copertina della nostra guida, mamma!” – mi dice Francesco, tutto estasiato. L’interno è molto particolare con questa pianta rotonda e lo spazio circolare. Anni fa qui mi venne consegnato il diploma. Stasera si terrà un concerto di musica rinascimentale nell’ambito delle “Serate musicali di San Donato”. Da buon musicologo che sono, sarò presente.
Facciamo un salto, prima di tornare a casa per pranzo, a salutare la suor Olga. Lavora nella biglietteria della Mostra Permanente “L’oro e l’argento di Zara”, ospitata presso il convento benedettino e la chiesa di Santa Maria.
Il pomeriggio è dedicato al bagno con i nostri amici ed i loro bambini a Nin, più precisamente alla laguna di sabbia Kraljicina plaza, molto addatta ai bambini più piccoli. Il mare è un pò mosso perchè tira la solita tramontana attraverso la montagna di Velebit. I bimbi comunque si divertono a saltare nel mare che arriva loro appena fino alle ginocchia ma sono i surfisti ad averla per il meglio. Per loro questo è il posto ideale. Alcuni si coprono col fango marino curativo, qui presente in grandi quantità.
Negli ultimi anni sono migliorati i trasporti pubblici e oggi è molto facile e conveniente usare l’autobus per spostarsi da una parte della città all’altra. Le distanze sono brevi e permettono comunque di osservare il paesaggio. La fermata in centro è quella del porto. Uno zaino in spalla e partiamo per la nostra gita a Preko. Venti minuti di attraversata con il traghetto per arrivare al centro abitato più importante dell’isola di Ugljan (Dugi otok). Molti zarattini hanno qui le loro ville lungomare e passano ogni fine settimana e le loro ferie all’insegna della pesca e dell’olivocultura. Ci si pùo girare bene in bici. Francesco decide di fermarci su una parte di spiaggia per prendere il sole e fare il bagno. Non c’è la sabbia, solo piccoli sassolini alternati ai scogli, ma noi siamo attrezzatti con le ciabbatine apposite da mare e questo gli rende possibile di divertirsi lo stesso.
Il centro del paese è piccolissimo ma ci sono bar, alcune Konobe – equivalenti delle nostre osterie, e qualche negozietto dove ci si può far fare anche un panino su richiesta. Il mare è stupendo, si vedono il fondo e l’isola di Osljak appena davanti. Non c’è tanta gente, il lungomare dà la possibilità di disporsi commodamente. Ad occhi chiusi si sente solo il rumore del mare che sbatte lungo i scogli, di qualche gabbiano in cerca di pesci e dei motoscafi che d’intanto intanto passano di fronte. Un paradiso terrestre vero e proprio. Il venticello soffia praticamente sempre e rende meno percettibile il calore del sole. Una volta sdraiati al sole ci si sente cosi bene che ci si dimentica di bagnarsi. La pagherò con una bella scottatura della pelle, nonostante l’uso della prottezione solare.
Una dell cose tipiche di Zara è la presenza del barcariolo nel porto, ossia la tradizione di trasportare la gente su una barca a remi dalla penisola all’altra parte del porto. E’ la primissima volta di Francesco su una barca. Tutto estasiato allunga la mano con poche kune al barcariolo che gli aiuta a salire a bordo. Questi ci lascia di fronte alla lanterna. Con passo lento proseguiamo alla Marina costeggiandola fino al ponte per ritornare al punto di partenza. Fa piuttosto caldo a mezzogiorno. L’acqua del rubinetto è potabile, ma compriamo quella in bottiglietta. Costa ormai come in Italia ma qui non si buttano le bottigliette di plastica. Vengono riportate al negozio che vi restituisce una piccola quota per ogni bottiglietta. Mentre stavamo per deporla in un cestino, un’anziana signora chiese di dargliela, spiegandoci questa novità. Zara non è povera ma ci sono comunque i pensionati che faticano ad arrivare alla fine del mese e anche una piccola goccia come questa può essere loro utile.
La riva di Zara al tramonto è una delle cose più belle che si possono vedere: uno spettacolo di colori che trasformano questa parte in punto più affasciante ed accogliente dell’intera città. Ci sediamo sull’Organo marino per sentire questi suoni particolari e grezzi prodotti dallo sbattere delle onde. Poco lontano un’altra attrazione che attira i turisti, costruita insieme all’Organo pochi anni fa, il Saluto al sole (Pozdrav suncu). Si tratta di un’installazione architettonica a forma di cerchio, fatta da pannelli solari, che di giorno raccolgono la luce del sole e di sera la riflettono in forma di mille colori. Un vero è proprio divertimento per Francesco che non mancherà di ricordarla nei suoi disegni successivi.
Gli ultimi giorni li passiamo tra Zaton e Petrcane, due villaggi turistici con le spiagge bellissime. La prima rimarrà impressa a Francesco per il suo primo torneo di mini-golf con Stela e Toni e quei scivoloni enormi e troppo divertenti. Le corse sulla Kalelarga, le fette di pane con patè e la marmellata, il gelato gigantesco di Donat e quel mare cosi bello, da non dover invidiare nulla alle spiagge più famose di Formentera e Maiorca. La tanto desiderata escursione giornaliera a Kornati (Isole Coronate) dovrà aspettare un’altra volta. All’aeroporto uno sguardo malinconico verso la città e le parole: “Promettimi, mamma, che a Zara mi porterai di nuovo!”, lasciano un velo di nostalgia e la speranza di ritornare di nuovo. Al più presto.