TRIESTE Per triestini e goriziani si tratta di un ritorno al passato, a poco più di un anno e mezzo fa. È scattata dalla mezzanotte di ieri, infatti, la sospensione del trattato di Schengen, provvedimento stabilito per garantire la massima sicurezza in Italia, in vista del G8 che si terrà a L’Aquila dall’8 al 10 luglio.
Una decisione, quella del Ministero dell’Interno, che interessa da vicino anche Trieste e il Friuli Venezia Giulia, pur apparendo in qualche modo paradossale se si pensa a un vertice del G8, quello dei ministri degli Esteri che si è chiuso ieri proprio nel capoluogo regionale, per il quale nessun ripristino dei controlli ai confini era stato stabilito. Ma tant’è: fino al 15 luglio, da Trieste come da Gorizia, per andare in Slovenia bisognerà esibire la carta d’identità o il passaporto. E così, anche al ritorno. Non è più valido invece il lasciapassare, la storica «propusnica», che rappresenta ormai solo un ricordo del passato.
Si torna indietro, a prima della notte del 20 dicembre 2007, data della storica caduta del confine italo-sloveno. Verifiche per ogni mezzo, rallentamenti e code: di nuovo scene come queste, proprio in un periodo caldo come quello estivo, nel quale in tanti si mettono in auto o salgono sulla propria moto per andare in vacanza. In tutta la regione le operazioni coinvolgono circa 350 agenti (190 sono stati trasferiti dai reparti territoriali e 35 sono arrivati da altre zone d’Italia), tra cui quelli della Guardia di finanza e della Polizia di frontiera, incaricati delle verifiche sia ai valichi di prima categoria, che su quelli cosiddetti secondari. Disseminati tra i 14 confini della provincia di Trieste ci sono 200 agenti. Tra i loro compiti, non ci sono esclusivamente i controlli stanziali 24 ore su 24, ma anche pattugliamenti lungo l’intera fascia confinaria e verifiche speciali sui voli internazionali all’aeroporto di Ronchi dei Legionari. A causa della carenza di personale – ha riferito Angelo Obit, segretario di Gorizia del Sap – alcuni dei 18 valichi goriziani avranno solo una «vigilanza dinamica» e non saranno quindi presidiati di continuo.
Per le 40 zone confinarie del Friuli Venezia Giulia è stato disposto l’invio di torrette per l’illuminazione e di camper, la cui funzione è quella di sostituire le cabine che, un tempo, ospitavano finanzieri e agenti della Polizia di frontiera. Con la caduta dei confini, infatti, in tante delle zone di confine le garitte erano state abbattute: per questo motivo, è stata studiata una soluzione momentanea alternativa.
Dalla sede della Polizia di frontiera di Trieste, arriva anche qualche consiglio per riadattarsi senza troppe difficoltà a questo ritorno al passato. La prima indicazione è, a dir poco, fondamentale: ricordarsi il documento d’identità. Altrimenti, anche solo per andare a pranzo in Slovenia, bisognerà tornare a casa e recuperarlo, con una notevole perdita di tempo. Inoltre, particolare attenzione va fatta alla velocità d’arrivo nella zona confinaria per evitare rischi e incidenti: la possibile presenza di file di automobili, anche minime, non consentirebbe infatti la solita scorrevolezza nel passaggio tra un paese e l’altro. Dare un occhio al tachimetro e moderare l’andatura, insomma, anche perché – in molti casi – la segnaletica è cambiata tenendo conto dell’assenza dei valichi. (m.u.)