Sono migliaia e risiedono in Istria e nel Quarnero, donne che le ristrettezze economiche degli ultimi 20–22 anni (praticamente da quando è deceduta la Jugoslavia) hanno costretto ad andare a lavorare in Italia come domestiche. Guadagnano cifre che mensilmente variano, a seconda della famiglia dove lavorano, da 800 a 1000 euro. Denaro che – data la crisi imperante in Croazia – è un sollievo per le casse familiari, penalizzate da salari bassi e disoccupazione. C’è una buona notizia per questa silente categoria: dal primo luglio, data d’ingresso della Croazia nell’Unione europea, l’Italia non sottopone a limitazioni l’ingresso di lavoratori altamente qualificati, di stagionali e delle colf.
Per tutti gli altri occupati, la limitazione sarà in vigore come minimo due anni. C’era insomma timore tra i lavoratori domestici che l’adesione di Zagabria all’Europa comunitaria avrebbe potuto complicare la loro esistenza, sbarrando i confini della vicina Penisola proprio ora che le frontiere sono permeabili come mai in passato.
Invece Roma ha fatto la mossa giusta e allora le lavoratrici croate, giovani e non, potranno continuare a pulire in casa, cucinare, stirare, badare ai vecchi e infermi. La loro permanenza in Italia sarà snellita in fatto di documenti vari poiché non dovranno più vedersi rilasciato il permesso di soggiorno e il permesso di lavoro.
L’unico obbligo per le colf d’oltreconfine sarà quello di certificare il loro soggiorno presso i competenti uffici comunali, dopo di che riceveranno la scheda professionale e diventeranno lavoratrici con gli stessi diritti delle loro colleghe italiane. Da parte loro le famiglie italiane che intendono assumere una colf croata avranno l’obbligo di rispettare le stesse procedure riguardanti l’assunzione di una lavoratrice domestica italiana, comprese le comunicazioni obbligatorie, versando ogni tre mesi i relativi contributi all’Inps.
È stato inoltre confermato che per effetto dell’entrata della Croazia nell’Ue, il personale domestico di questo Paese maturerà la pensione con le regole della riforma Fornero, applicando inoltre i regolamenti comunitari ed il cumulo gratuito dei contributi versati in più Stati. Resta comunque aperto lo status dei cosiddetti lavoratori transfrontalieri, quelli che di giorno lavorano in Italia, mentre la notte dormono in patria.
La maggioranza di essi lavora in nero e fin qui (per così dire) tutto a posto. Gli altri, e facciano riferimento al versamento dei contributi vari, non possono beneficiare della convenzione italo-croata che evita la doppia tassazione.
C’è dunque il rischio per questa categoria di venire tassata in entrambi i Paesi. Per Italia e Croazia un nodo da risolvere in tempi quanto più rapidi. Anche per porre freno al fenomeno dell’evasione che è molto acuto in Italia ma anche in Croazia. E visto che entrambi i Paesi hanno dichiarato guerra agli evasori, la Croazia pubblicando addirittura su Internet la lista della vergogna.
Andrea Marsanich
www.ilpiccolo.it 29 luglio 2013