In linea con una serie di eventi culturali di alto profilo scientifico, anche la conclusione del progetto Dante Adriaticus, realizzato dal comitato provinciale di Roma dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia per conto della sede nazionale, si è svolta in una prestigiosa cornice istituzionale e con relatori che hanno fornito contributi e suggestioni in linea con la finalità principale di questa iniziativa: leggere e interpretare Dante nella prospettiva dell’italianità dell’Adriatico orientale.
L’appuntamento conclusivo prevedeva innanzitutto la presentazione degli atti, editi da Gammarò, dei convegni internazionali di studi che hanno caratterizzato l’evolversi di Dante Adriaticus nelle sue tre tappe successive ad un webinar introduttivo: Roma, Verona e Pola. A chiudere il cerchio, la conferenza si è svolta a Palazzo Valentini, negli spazi della Città Metropolitana di Roma e infatti a fare gli onori di casa è stato il vicesindaco dell’ente Pierluigi Sanna in rappresentanza del Sindaco On. Roberto Gualtieri. Sanna, come ha ricordato egli stesso, è uno dei tanti amministratori locali che da tempo collabora con il comitato romano dell’Anvgd, nei cui confronti ha espresso parole di stima e di elogio: «La conoscenza e la cultura, che l’Anvgd di Roma diffonde in maniera esemplare e professionale, – ha specificato Sanna – devono considerarsi di casa presso la Città Metropolitana di Roma, un’istituzione che vuole dimostrare anche con queste sinergie di essere vitale e presente»
Donatella Schürzel, presidente del comitato provinciale e vicepresidente vicario nazionale dell’Anvgd, ringraziando per l’accoglienza e la collaborazione, ha poi reso noto con giustificato orgoglio che Dante Adriaticus ha ricevuto la medaglia del Presidente della Repubblica che ne attesta l’alto valore culturale e l’importanza nel panorama dei molteplici eventi realizzati in occasione del centenario dantesco (1321-2021). Intervenendo da remoto, il presidente nazionale dell’Anvgd Renzo Codarin ha evidenziato che la presentazione si stava svolgendo nella Giornata dell’Europa (9 maggio) e in effetti Dante Alighieri è stato una figura europea capace di unire attraverso la bellezza delle sue opere ed è nell’ambito europeo che l’Anvgd proietta le sue attività «tenendo come punto di riferimento l’esempio dei Presidenti della Repubblica Napolitano prima e Mattarella adesso nel loro rapportarsi con Slovenia e Croazia in una cornice europeista».
Come accennato, Dante Adriaticus ha svolta una tappa anche a Pola e la sinergia che si è creata con le istituzioni cittadine della comunità italiana è stata tale che una delegazione della città dell’arena ha preso parte a questa giornata conclusiva: «Io sono molto emozionato – ha dichiarato il vicesindaco italiano di Pola Bruno Cergnul – per il grande onore che Dante Adriaticus abbia coinvolto Pola: la cultura serve alla nostra comunità per distinguersi e ci stiamo dando tanto da fare per ampliare gli spazi della cultura italiana nella nostra città, per cui spero che vi siano altre occasioni per collaborare». Kristina Fedel Timovski (presidente del comitato di Pola della Società Dante Alighieri) ha aggiunto: «Stiamo intessendo nuove collaborazioni anche grazie a dei fondi europei: vogliamo spiegare l’importanza dell’italianità a Pola, operando assieme alla Comunità degli Italiani, alle scuole con lingua d’insegnamento italiana Martinuzzi e Dante Alighieri. Intendiamo far comprendere la nostra storia anche alle altre minoranze non autoctone presenti in città (sloveni, ungheresi, ecc.)».
Intervento di Bruno Cergnul Interviene Kristina Fedel Timovski La delegazione intervenuta da Pola
La professoressa Schürzel ha quindi salutato le molte personalità convenute, dal direttore del Museo archivio storico di Fiume a Roma Marino Micich al presidente dell’Associazione Fiumani Italiani nel mondo – Libero Comune di Fiume in Esilio Franco Papetti, passando per il Ministro plenipotenziario dell’Ambasciatore di Slovenia in Italia Martina Skok è la segretaria e addetto culturale dell’Ambasciata di Croazia Tamara Perišic, senza dimenticare il presidente dell’Associazione dei Triestini e Goriziani a Roma Roberto Sancin, il direttore del dipartimento cultura della Comunità Ebraica di Roma Claudio Procaccia, Carlo Cetteo Cipriani (Società Dalmata di Storia Patria), il consigliere comunale Andrea De Priamo, il Senatore Maurizio Gasparri e Massimiliano Crociani (ufficio di rappresentanza del Friuli Venezia Giulia a Roma). Messaggi di saluto e di congratulazioni sono giunti dagli uffici del cerimoniale del Quirinale, dal presidente dell’Unione Italiana Maurizio Tremul, dal vicepresidente del Parlamento croato e deputato della minoranza italiana On. Furio Radin, dal presidente della Società di Studi Fiumani Gianni Stelli e dalla presidente della Società Dalmata di Storia Patria Rita Tolomeo.
Il presidente della Federazione delle Associazioni degli Esuli istriani, fiumani e dalmati, prof. avv. Giuseppe de Vergottini, ha voluto quindi ringraziare l’Anvgd per aver realizzato Dante Adriaticus, « che dà lustro a tutto l’associazionismo della diaspora adriatica. Si tratta di un’iniziativa che ha già creato sinergie con la comunità italiana autoctona in Istria nel nome della ricerca e della conoscenza della nostra lingua madre. Su questo filone si svilupperanno sicuramente altre collaborazioni, a dimostrazione che il mare Adriatico non separa, ma unisce».
Sono stati quindi presentati dalla professoressa Ester Capuzzo (Università La Sapienza di Roma) gli Atti, realizzati con la curatela dei componenti del comitato scientifico presieduto da Donatella Schürzel e composto anche da Giuliana Eufemia Budicin, Maria Grazia Chiappori, Lorenzo Salimbeni e Barbara Vinciguerra. È stata messa subito in rilievo l’importanza della memoria in Dante, argomento di un saggio della professoressa Schürzel che ha ben analizzato la connessione tra storia e memoria e la forza politica che contraddistingue l’uso della memoria in Dante. Essendo anche rappresentante dell’Istituto per la Storia del Risorgimento italiano, la Capuzzo ha facilmente evidenziato che nell’Ottocento (il secolo dell’anelito alla libertà) Dante diventò il simbolo delle aspirazioni risorgimentali: nel tema dell’esilio, così sentito nel ghibellin fuggiasco appunto, si identificarono tanti patrioti dopo i vari moti risorgimentali, Ugo Foscolo per primo, ma anche Niccolò Tommaseo. Quest’ultimo avrebbe pure pubblicato nel 1865 uno studio su Dante, poi ristampato dal Centro di Ricerche Storiche di Rovigno (ne parla nel suo contributo Giovanni Radossi), mentre Giuseppe Garibaldi avrebbe più volte menzionato Dante nel suo lungo epistolario e Silvio Pellico compose la tragedia “Francesca da Rimini”. Dante incarna tuttavia anche la passionalità della contrapposizione politica, come si evince dagli scritti di Luigi Fattorini e di Kristjan Knez, il quale rileva che Dante simboleggia la grande patria italiana che si relaziona in un sonetto di Combi con la piccola patria capodistriana, ma anche la maestra Martinuzzi, nella sua fase patriottica precedente all’adesione al socialismo compose un sonetto d’ispirazione dantesca. Come si evince dal saggio di Stefano Pilotto, la Lega Nazionale e la Società Dante Alighieri avrebbero poi preso Dante come simbolo della difesa della lingua italiana nelle terre irredente, argomento di cui all’epoca si occupò diffusamente il dantista dalmata Antonio Lubin, del quale si sono occupati Marino Micich e Rita Tolomeo da due diverse prospettive. Nella battaglia irredentista per la conquista toponomastica e monumentale del territorio, è stato ricordato il busto di Dante scoperto a Pola al cospetto di 7000 persone (tale monumento avrebbe poi seguito in esilio la comunità italiana polesana, trovandosi adesso all’Arsenale di Venezia), ma significativo fu anche il pellegrinaggio dalle terre irredente alla tomba di Dante a Ravenna per l’accensione di una lampada votiva, mentre da un contributo di Barbara Vinciguerra risulta che la Casa di Dante a Roma e la connessa fondazione fanno capo all’irredentista triestino di origine ebraiche e dirigente delle Assicurazioni Generali Marco Besso.
Si è quindi svolta la lectio magistralis del professor Giulio Ferroni, accademico ed insigne dantista che ha subito evidenziato che «Dante è un grande maestro di costruzione dell’umano: nonostante la distanza storica che ci separa da Dante, la sua parola emerge chiara e vigorosa da un’epoca di guerre e contrasti». Ferroni ha ricordato di aver svolto nel 2014 in collaborazione con la Società Dante Alighieri un viaggio dantesco in tutti i luoghi citati nella Divina Commedia, toccando pure Capodistria, Pola, Albona, Abbazia, Fiume, Cherso e Veglia, cogliendo peraltro le connessioni con Pola del busto dantesco e della lapide attualmente all’arsenale di Venezia. «Ho avuto modo di appurare – ha detto Ferroni – che le lapidi che attestano il passaggio di Dante sono numerose quanto quelle di Garibaldi. Pur nelle diversità antropologiche del territorio italiano, Dante accomuna tutti. Nel lavoro che ne ho poi tratto sulla geografia dantesca d’Italia, c’è spazio anche per riflessioni sul rapporto tra Dante e il mare, l’Adriatico in particolare». Tolmino nella valle dell’Isonzo attualmente è in Slovenia, ma secondo Alfred Bassermann, autore di un analogo pellegrinaggio dantesco alla ricerca ossessiva dei luoghi citati, il limitrofo monte Javornik ed il sottostante laghetto sarebbero rispettivamente il monte Tamberlicchi (dai più identificato con il Tambura delle Alpi Apuane) ed il lago ghiacciato Cocito in cui erano confitti i traditori. Le connessioni con l’Adriatico orientale inoltre riguardano il soggiorno a Duino, ma anche un possibile legame con la famiglia dei Francopane che possedeva il castello di Tersatto sulle alture di Fiume, in quanto Boccaccio sostiene che la famiglia di Dante, Cacciaguida compreso, discenda da un ramo dei Francopane appunto. L’Adriatico appare altresì già nel V canto dell’Inferno per descrivere con un’ampia perifrasi la terra di origine di Francesca da Rimini, ma in realtà nata a Ravenna. E già nel De vulgari eloquentia se ne parlava, a proposito della distinzione tra lingua d’hoc, d’oil o del sì, come estremità orientale delle terre in cui il sì suona. Si fa in particolare riferimento ad un promontorio che taluni identificano con Otranto ed altri con Promontore, la punta meridionale della penisola istriana. Visitando i seminatori di discordia Dante si ricollega nuovamente all’Adriatico grazie alla profezia che fa riferimento al promontorio tra Fano e Cattolica noto per la violenza dei suoi venti e per la frequenza dei naufragi, mentre i confini del regno italico che sarebbe dovuto spettare a Manfredi vengono indicati dai fiumi Garigliano e Tronto a nord e dal “corno d’Ausonia” a sud che si proietta nell’Adriatico appunto. Le acque marine affiorano significativamente al principio del Purgatorio, per pulire Dante e Virgilio dalla caligine infernale, e al termine del Paradiso, nel tentativo di descrivere la visione di Dio attraverso la memoria, ma bisogna ricorrere a metafore ed approssimazioni per delineare la distanza infinita di quest’esperienza mistica assoluta, che suscita uno stupore pari a quello di Nettuno quando vide la prima nave, Argo, solcare il mare.
Dopo questa dotta dissertazione dantesca, è stata quindi inaugurata presso la Sala della Pace di Palazzo Valentini la mostra fotografica documentaria realizzata ed allestita da Gianni Schürzel, nella quale sono state immortalate le immagini più significative dei convegni di studi internazionali, delle performance teatrali e degli itinerari danteschi che hanno contraddistinto le varie tappe di Dante Adriaticus. L’esposizione sarà liberamente visitabile fino a venerdì, per venire successivamente allestita presso la Casa del Ricordo. [LS]