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Romanzi italiani fuori d’Italia (CorSera 30 dic)

Se pensi alla frontiera, oltre a un famoso romanzo del triestino Franco Vegliani, ti vien subito in mente una serie di immagini del secolo scorso: muri, fili spinati, guardie e controlli doganali. Ma se ripercorri il tempo all' indietro attraverso ere e generazioni, scopri tutt' altro: il confine come punto d' incontro fra tribù, luogo deputato alla conversazione, al commercio o al baratto. Insomma, la «letteratura di confine» – termine abusato durante gli ultimi anni in un' infinità di convegni e citazioni – smentisce i luoghi comuni intorno alla periferia, rivelando un' insospettata vivacità.

Oltre la linea di demarcazione statale, appunto, esiste una letteratura in lingua italiana che non appartiene alla comunità politica e nazionale del nostro Paese: e non solo in Svizzera o Sudamerica. Nell' area dell' ex Jugoslavia, oggi Slovenia o Croazia, e in particolare a Fiume, la casa editrice Edit diretta con piglio da Silvio Forza pubblica una galassia poco conosciuta di quotidiani, riviste, manuali e collane letterarie (www.edit.hr). All' inizio, molti anni fa, ci fu il quotidiano la Voce del Popolo, affiancato dalla rivista letteraria La battana, ma oggi si possono citare il quindicinale Panorama, il mensile per ragazzi Arcobaleno e soprattutto due collane: «Passaggi» (una coedizione con «Il ramo d' oro» di Trieste) e «Altre lettere italiane», dove affiorano come da un piccolo continente sommerso le voci più originali dell' oltre confine. Si tratta di autori culturalmente italiani, rimasti in Istria, Fiume, Quarnero e Dalmazia, tutti di sorprendente spessore: la più nota probabilmente è Nelida Milani, polesana, vincitrice nel ' 92 con Una valigia di cartone – pubblicato da Sellerio – del Premio Mondello.

Ma dietro a lei si segnala ad esempio Ezio Mestrovich (nella foto), che con Foiba in autunno racconta in forma di lucida pazzia omicida la logica deviata di un assassino-giustiziere; e poi Osvaldo Ramous (Il cavallo di cartapesta), che rappresenta la continuità storica della letteratura italiana a Fiume e in Istria; Mario Schiavato (nel suo Ritorno la nostalgia evoca spesso il sapore delle atmosfere e si esprime in descrizioni di paesaggi); Lucifero Martini (La scelta) che già prefigura l' opposizione al dissolversi della cultura italiana in quella dominante croata. Tra le voci giovani: Carla Rotta con Femminile singolare, dignanese attenta ai temi della sensibilità e dell' amore; Simone Moceni, attratto in Ginestre sulla costa dal mare inteso come liquido amniotico, luogo del mito e dell' inconscio.

Significativo, in quest' ultimo autore meno che quarantenne, il fatto che sia nato a Milano da padre istriano e madre zagabrese, a testimoniare la persistente forza d' attrazione dei legami culturali e delle origini. Più in generale, si coglie in molti di questi letterati un piglio sommesso ma fermo nel reclamare l' orgogliosa diversità e il diritto a una memoria: titoli come Crinale estremo (Nelida Milani), Con voce minima (Gianna Dallemulle Ausenak), Una voce sommessa (Adelia Biasiol) mostrano certo la cicatrice di una sopravvivenza difficile dopo decenni di nazionalismi e dittature, ma insieme rivelano la ferma determinazione a non lasciarsi sopraffare dal globalismo asettico dei bestseller senza patria.

Fertilio Dario

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