Sull’argomento dell’esodo e le foibe si è cimentato Mauro Tonino, scrittore friulano, con un romanzo storico dal titolo Rossa Terra, peraltro già autore di un thriller, Legami di sangue, di una raccolta di racconti di satira e costume, Il Presidente va sulla luna, e documenti che commemorano Pierpaolo Pasolini.
Il libro è ispirato ad una vicenda realmente accaduta, tradotta attraverso un’originale trama, che consiste in un viaggio in barca a vela lungo le coste dell’Istria del nonno Marino, esule, con il giovane nipote Filippo. Nove giorni di navigazione veleggiando nel mare prossimo alla terra natia, la contiguità tra l’anziano istriano e il giovane nipote assetato di sapere e di storia, porteranno Marino a ripercorrere immagini, ricordi, luoghi e antiche tragedie, e faranno riemergere dal profondo tutto il suo vissuto doloroso e drammatico.
Il romanzo, sviluppandosi in un articolato viaggio in queste, darà modo al lettore di conoscere l’Istria, le città rivierasche e di osservarne le vestigia, testimonianze di una raffinata e antica cultura. La vita in barca, con i suoi ritmi e attività, i reciproci ruoli, le vicissitudini della navigazione, l’accostamento tra due generazioni, impegneranno nonno e nipote in un serrato confronto che animerà tutto il viaggio.
Con sofferenza, il vecchio esule racconterà i fatti accaduti, attraverso una narrazione lunga e complessa che durerà tutto il viaggio, inquadrandoli nel particolare contesto storico dell’Istria durante il secondo conflitto mondiale e gli anni che seguirono. Suggestivi i racconti del nonno, che attraverso gli occhi di lui bambino, descrive la guerra, in particolare l’essere stato testimone della fucilazione di diciannove compaesani a Villanova di Verteneglio operata dai nazisti come rappresaglia, il drammatico incontro di Nazario con i superiori che gli impongono davanti al figlio, dopo l’otto settembre 1943, di indossare di nuovo la divisa e la ripresa delle armi. Struggente l’ultimo incontro di Marino bambino col padre, prima di essere portato via dai «titini», per poi scomparire come migliaia di altri conterranei.
L’esposizione prosegue nella descrizione del processo di “slavizzazione” fino ad arrivare all’esodo e i primi tempi nelle baracche. Il percorso a ritroso nella memoria non sarà facile per Marino, ma assieme a Filippo ritornerà al paese natio e in un ultimo pellegrinaggio, pure a Vines, a visitare la foiba, il sepolcro del padre Nazario. Il vissuto di questo viaggio lascerà il segno nell’animo dell’anziano esule, portandolo a fare i conti con la storia, quella personale e quella del suo popolo, ma gli permetterà pure, alla fine del viaggio, di ritrovare la pace interiore per aver rivissuto attraverso il racconto, la propria drammatica vita, fino a trovare il coraggio di tornare là.
Per Filippo invece la navigazione in barca a vela sarà invece l’occasione per crescere, attraverso la responsabilità delle quotidiane azioni di vita marinara, mentre nel racconto del vissuto del nonno avrà l’opportunità di accedere alla conoscenza delle origini della propria famiglia, e fiero poi con l’ostinazione tipica giovanile di aver incalzato il nonno a fare i conti con il proprio vissuto ed accettarlo, saranno questi alla fine elementi che arricchiranno l’animo, dopo, per entrambi, i pensieri non saranno più come prima.
Rodolfo Ziberna