Fertilia, una città di fondazione in Sardegna che a causa dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale rimane incompleta e con pochi abitanti, per lo più coloni veneti e ferraresi che hanno bonificato le paludi circostanti.
Chioggia, una flottiglia di pescherecci arrivati dalla prospicente Istria portando a bordo 53 famiglie di profughi in fuga dalla Jugoslavia comunista, che ha ottenuto dal Trattato di Pace del 10 febbraio 1947 gran parte di quelle terre in cui l’esercito partigiano comunista ha compiuto le stragi delle foibe.
Nella primavera del 1948 quei pescherecci fanno il periplo dell’Italia e portano a Fertilia un’intera comunità che si integra, si rimbocca le maniche e contribuisce a rendere quella località della Sardegna settentrionale un esempio di inclusione, resilienza e rinascita.
Nell’estate del 2023, invece, una barca, Klizia, , compie a ritroso quel viaggio con a bordo esuli di seconda generazione, che hanno avviato un percorso identitario finalizzato alla riscoperta ed alla valorizzazione delle origini di Fertilia con l’Ecomuseo Egea dedicato all’esodo, e l’esule Giulio Marongiu, che dopo aver abbandonato Pola da bambino non è più tornato nella sua città natale.
Un viaggio che, dopo aver coinvolto ed appassionato esuli giuliano-dalmati, italiani della comunità autoctona in Istria e sempre più persone incuriosite da questa storia è diventato un docufilm realizzato da Time Multimedia grazie anche al contributo dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, del Centro di Documentazione Multimediale della cultura giuliana, istriana, fiumana e dalmata e della Federazione delle Associazioni degli Esuli istriani, fiumani e dalmati. Un docufilm che è stato presentato ieri al Villa Giffoni Hub del Lido di Venezia in un evento collaterale all’81a Mostra del Cinema e che Rai Cultura porterà prossimamente in televisione: Rotta 230° Ritorno alla terra dei padri.
«Dopo decenni di silenzio, la storia del confine orientale italiano è sempre più al centro dell’attenzione anche in ambito cinematografico – ha osservato il Presidente di FederEsuli Renzo Codarin – e grazie a documentari come questo diventa più semplice anche per noi spiegare da dove veniamo, come è avvenuta la nostra integrazione nei luoghi in cui siamo giunti come profughi e quale rapporto abbiamo con la nostra terra d’origine e con gli italiani che ancora vi risiedono»
Sulla stessa linea di pensiero Roberto Ciambetti, Presidente del Consiglio Regionale del Veneto, il quale ritiene “Rotta 230°” «una testimonianza meravigliosa, un documentario da proiettare in tutte le scuole perché racconta con semplicità non solo la storia di un viaggio incredibile, ma anche le vicende della frontiera adriatica che hanno riguardato decine di migliaia di nostri connazionali»
Intervistato da Alessandro Cuk (critico cinematografico e presidente del Comitato ANVGD di Venezia), non poteva mancare alla premiere l’equipaggio di Klizia al gran completo: il comandante Giulio Marongiu, suo figlio Federico, Giuseppe Bellu e Mauro Manca, il quale ha raccontato questo viaggio pure in un libro (Rotta 230° Ritorno alla terra dei padri. Diario di bordo) ed ha appena mandato in stampa un altro testo, Fertilia tra inclusione e rinascita. Storia della prima città europea, entrambi pubblicati da Panoramika.
Tutti emozionatissimi, felici e increduli nel vedere la loro storia raccontata dalla sapiente regia di Igor Biddau, dalle voci di due doppiatori di primo livello, Roberto Pedicini e Alina Person: quest’ultima in particolare ha dato voce a Federica Picone, l’attrice che ha interpretato una sirena che ha accompagnato Giulio nel suo ritorno a Pola dopo quasi 80 anni di esilio. Un tocco fiabesco per illustrare un viaggio nel tempo e nello spazio, alla ricerca delle proprie origini e della propria identità.
Lorenzo Salimbeni