Rovigno d’Istria ha appena trascorso una settimana intensa, caratterizzata dagli appuntamenti che la Famia Ruvignisa (l’associazione che raccoglie gli esuli da Rovigno ed i loro discendenti) ha organizzato in occasione del suo 64° raduno in collaborazione con la Comunità degli Italiani cittadina: non a caso la località istriana è stata antesignana nella ricomposizione dei rapporti tra esuli e rimasti.
Oltre 100 rovignesi da tutta Italia e non solo sono convenuti per l’occasione, dopo che negli anni scorsi l’emergenza sanitaria aveva ridimensionato i programmi dell’evento, evento che stavolta è stato inaugurato la sera di lunedì 12 settembre da un concerto di musica classica offerto dalla C.I. di Rovigno presso il Centro Multimediale dal titolo “La musica in Istria al tempo della Serenissima”.
Se nella serata di apertura è stata soprattutto la musica di Andrea Antico a mettersi in mostra, l’indomani sera è stato protagonista l’esule Tullio Svettini (dirigente anche dell’Anvgd Gorizia), avendo portato in scena sul palco del teatro Gandusio il suo spettacolo “Le Tabacchine”, ambientato proprio nel tabacchificio rovignese per raccontare le pesanti condizioni lavorative che lo caratterizzavano.
Mercoledì 14 il programma si è intensificato e già la mattina oltre 60 partecipanti hanno effettuato una gita culturale a Parenzo, con particolare riferimento alla Basilica Eufrasiana, Patrimonio Unesco, con l’esperta e competente guida dello storico dell’arte Marino Baldini. Alla sera Sergio Preden “Gato” ha dato vita ad un concerto in onore del Maestro Piero Soffici, a 100 anni dalla nascita del musicista rovignese, compositore e direttore d’orchestra che ha anche svolto incarichi di rilievo nella programmazione musicale della Rai.
Il giorno seguente è stata invece visitata Rovigno vecchia, con la guida di Angelo Caggiano (uno dei tanti rappresentanti della Famìa che fa parte pure del Comitato provinciale di Roma dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia), mentre la serata presso la Comunità degli Italiani è stata molto intensa. Dapprima è stata presentata la nuova edizione per i tipi di Ronzani di “Martin Muma” di Ligio Zanini, il principale poeta dialettale del Novecento rovignese ed istriano. A presentare la serata assieme al Presidente della Famìa Gabriele Bosazzi è stato il giornalista e ricercatore storico Ezio Giuricin, autore peraltro della prefazione del volume che ha definito «fondamentale nella comprensione della storia dell’Adriatico orientale». A seguire è stato affettuosamente ricordato Gianclaudio de Angelini, esule a Roma ed attivo in molteplici associazioni della diaspora giuliano-dalmata venuto recentemente a mancare: graditissima ospite la vedova Tanja, mentre ricordi, riflessioni ed emozioni sono scaturiti dagli interventi di Donatella Schürzel e Giuliana Eufemia Budicin, nonché dalle letture di Svettini e del giovane rovignese Alessio Giuricin, il quale ha letto alcune poesie di de Angelini e recitato versi composti per lui in occasione del funerale.
Il 16 settembre è iniziato con la messa solenne in lingua italiana nel duomo di Rovigno in occasione della ricorrenza patronale di Sant’Eufemia. Nel corso della predica, il celebrante ha fatto un bel discorso pensando anche agli esuli: «La storia passa, i regimi cambiano, ma noi restiamo uniti nel nome di Sant’Eufemia: non abbiamo mai sentito prima – commenta la Professoressa Schürzel – parole così belle di conciliazione. Dopo che il coro italiano del Duomo è stato inoltre supportato nella sua esecuzione dal coro croato a suggellare ulteriormente l’armonia tra le diverse componenti di Rovigno, alla fine è stata cantata La Viecia Batana, cioè l’inno dei rovignesi. Si è trattato di un importante passo. fortemente simbolico e molto sentito da tutti».
Sabato 17 si è svolto l’ultimo significativo appuntamento presso il lapidario del cimitero Le Laste, ove è stata posta una corona in ricordo non solo dei congiunti lì sepolti, ma anche dei rovignesi morti in esilio, sparpagliati nel mondo.
La presenza ed il ruolo attivo svolto in questo raduno di alcuni rovignesi che rappresentavano anche l’Anvgd ha consolidato gli ottimi rapporti che già sussistevano tra la Comunità Italiana locale e la più rappresentativa associazione di esuli, in particolare con il Comitato provinciale di Roma. [LS]