Nello spettacolo teatrale “Raccontar di Ofelia”, tratto dal romanzo di Luisa Antonini “Ofelia. Storia di canto, di terra e di amore”, i ricordi si presentano senza chiedere il permesso. Premono nella mente dell’autrice, al punto di dover loro rendere giustizia. Ispirato alle intime esistenze degli affetti più cari alla scrittrice, OFELIA narra di un viaggio vitale grazie al quale la promessa si compie nella liberazione.
Tutto il romanzo, come un canto, ha un intenso ritornello, composto da donne forti, in un’epoca che non lo prevedeva, e da uomini gagliardi loro malgrado, perché così era richiesto. Ofelia, la protagonista, rielabora le sue memorie di bambina.
I suoi occhi, ormai grande, ripercorrono le originali vite di chi ha amato ed è venuto prima di lei.
Riaffiora così la rilevanza dell’esodo giuliano dalmata, del mettersi in salvo da una persecuzione vissuta nella terra di origine, nella propria terra madre: ZARA.
Zara. Dove il “veneto” era una lingua incontaminata, ancora antica, preservata all’interno delle comunità lontane dalla terra d’origine.