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Sarajevo: sfratto al cardinale cattolico (Il Piccolo 06 nov)

di AZRA NUHEFENDIC

TRIESTE Il Tribunale municipale di Sarajevo ha ordinato all’Arcidiocesi della Bosnia-Erzegovina, Vrhbosanska, di abbandonare l’appartamento che si trova al secondo piano nel palazzo vescovile in pieno centro di Sarajevo, dove si trovano uffici e la residenza del cardinale Vinko Puljic.

Il verdetto controverso ha provocato molte reazioni. Il cardinale Vinko Puljic ha ricordato che il palazzo è sempre stato di proprietà della Chiesa cattolica, che l’aveva costruito nel 1895. «Mi metterò sulla soglia e non consentirò lo sfratto. Possono entrare solo attraverso me morto» ha detto Puljic.

Secondo la sentenza del Tribunale, dopo lo sfratto, l’appartamento sarà restituito alla famiglia del defunto Fadil Smajovic, che ci avevano vissuto prima della guerra. Le autorità dell’ex Jugoslavia avevano forzatamente e nonostante l'opposizione della Chiesa, dato l’appartamento nel palazzo vescovile, alla famiglia Smajovic. Il padre della famiglia, Fadil, era un agente dei servizi di sicurezza dello Stato (Sdb) responsabile per le intercettazioni dei dignitari religiosi. Quando nel 1992 fuggì da Sarajevo, nell’appartamento sono state trovate le attrezzature per le intercettazioni. Secondo il membro della Presidenza della Bosnia-Erzegovina Zeljko Komsic «di una soluzione giusta di questo caso possono beneficiare tutti: la giustizia è dalla parte del cardinale Puljic, la legge è da quella della famiglia dell’interessato, e Sarajevo mostrerà che non importa chi sei o di chi sei, che non c'è distinzione tra grandi e piccoli e che siamo tutti uguali davanti alla legge».

Il cardinale Vinko Puljic è un personaggio molto rispettato e amato in Bosnia-Erzegovina. Aveva trascorso tutta la guerra con i cittadini nella Sarajevo assediata, convivendo con loro il bene e il male. Dopo il verdetto della Corte, il porporaro ha inviato un messaggio rilevando che «nessuna decisione non romperà la sua volontà di vivere nella città di Sarajevo e nella Bosnia-Erzegovina».

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