VEGLIA La dea dell’amore a Veglia città. Circa tre mesi orsono nel capoluogo dell’isola nordadriatica sono venuti casualmente alla luce parte dei resti di un tempio consacrato a Venere, scoperta avvenuta in un’abitazione privata, situata nel nucleo storico dell’antica Curicta. Il rinvenimento archeologico si è verificato infatti nella casa di proprietà dell’avvocato vegliota Robert Rist, in via Mahnic, nel bel mezzo di calli e piazzette. «Ho dovuto avviare lavori di ristrutturazione al pianoterra dell’abitazione – ha spiegato Rist ai giornalisti – vano che sarà trasformato in rivendita. Durante gli scavi sono venuti alla luce struttura muraria e abside e, comprensibilmente, sono rimasto di stucco. Ben sapendo che ciò avrebbe potuto complicare i lavori, ho subito contattato il Dipartimento fiumano per la Conservazione dei beni culturali, mettendo gli esperti a conoscenza del ritrovamento».
Nella conferenza stampa di presentazione della scoperta, tenutasi nella casa di Robert Rist, l’archeologo fiumano Nino Novak ha dichiarato che il sito rappresenta una porzione di un tempio dedicato a Venere e costruito con tutta probabilità nel primo secolo avanti Cristo. «Dobbiamo ringraziare il signor Rist per l’elevato grado di cultura, coscienza e civismo dimostrato nell’occasione – ha tenuto a far presente Novak – successivi interventi, quale tutela archeologica, hanno fatto riemergere parte del piedistallo che sorreggeva con tutta probabilità la statua di Venere». Una ventina d’anni fa, a circa 15 metri di distanza dall’immobile, venne scoperto un blocco di pietra con incisi i nomi di due prefetti veglioti, meritevoli del restauro del tempio di Venere. Il blocco è collocato nella galleria Fortis a Veglia. «Sono ritrovamenti sì casuali – ha aggiunto l’archeologo – ma che hanno un nesso e ci fanno capire come anche a Curicta si venerasse la dea dell’amore e della fertilità».
L’avvocato ha quindi ammesso che parecchi lo hanno consigliato a sotterrare o a disfarsi di quel “coso di pietra”, tacendo il tutto alle autorità. «Non ho mai avuto il minimo dubbio su come dovevo comportarmi – ha concluso – ed ora posso dire che la prossima estate, quando apriremo il negozio, avremo uno spazio vendita trasformato in importante punto archeologico, visto che conterrà resti in pietra vecchi più di venti secoli». A detta di archeologi e conservatori, in via Mahnic e negli immediati dintorni si trovano certamente altri resti del tempio di Venere, che però non possono essere recuperati per la fitta presenza di abitazioni e immobili d’altro genere.
(a.m.)