27.03.2025 – È un sepolcro tenuto nascosto. Sta a Sebenico, ma non si sa dove di preciso. Non c’è una croce, un cippo, né un segno qualsiasi che faccia memoria di Vincenzo Serrentino, ultimo prefetto di Zara italiana. Viene usata appositamente la terminologia degli studiosi sloveni “sepolcro tenuto nascosto” (Franc Perme, Anton Zitnik ed altri, 1998) per dimostrare che non si vuole dire dove riposino i suoi resti mortali.
Dalla letteratura si sa che il siciliano Vincenzo Serrentino nacque a Rosolini (SR), il 19 settembre 1897 e fu ucciso a Sebenico il 15 maggio 1947, nell’allora Jugoslavia. Operativo in Dalmazia sin dal 19 novembre 1918 col Regio Esercito, fu a capo della Provincia di Zara fra la fine del 1943 e il mese di ottobre del 1944, quando la città fu occupata dai partigiani titini. Già membro del Tribunale Straordinario della Dalmazia, fu fermato a Trieste durante i quaranta giorni di occupazione jugoslava (maggio-giugno 1945). Deportato in Dalmazia, fu processato, condannato da un tribunale del popolo e fucilato per crimini di guerra dalle autorità jugoslave a Sebenico il 15 maggio 1947.

Vari studiosi evidenziano la controversa nomina di Serrentino a giudice del Tribunale straordinario, che agì violando le norme giuridiche basilari, preceduto da dure attività di polizia, per cui fu condannato a morte e fucilato, nel 1947, sotto il regime di Tito, dopo un cosiddetto processo farsa. Non tutti riconoscono l’eroico comportamento di Serrentino dopo l’8 settembre 1943, che garantì il pane, la dignità e la vita a migliaia di italiani di Zara, pur sapendo di rischiare la sua vita.
Pare necessario specificare che le riunioni del Tribunale straordinario si susseguirono per qualche decina di casi. Come hanno scritto, nel 2022, Sergio Brcic e Franca Balliana Serrentino: “Il 13 ottobre 1941 Serrentino è a Sebenico, poi il 14 ottobre a Spalato, il 17 ottobre a Cattaro. Contrario a tutte le procedure fittizie, fa mettere a verbale sempre il suo “No” alle condanne a morte. Come soldato aveva dovuto sottostare agli ordini, ma la sua coscienza lo portò ad esporsi anche molto col suo comportamento”. Gli stessi autori hanno aggiunto che, il 14 maggio 1947, mentre Serrentino era prigioniero, il parente “Riccardo Cecconi andò a salutare Vincenzo il giorno prima [dell’esecuzione] ed ebbe in consegna il Testamento spirituale. Lo descrive con commozione nella lettera ai famigliari Cecconi del 31 maggio 1947. Dice che pochi giorni dopo seppe circa dove la salma fu gettata: ‘L’incrocio della strada del nuovo Cimitero vicino alla chiesetta di S. Mara, a 6 Km a sud di Sebenico, con la strada per Vrpolje, chiamato Kvanj, un campo desolato e abbandonato”.
Nel 1984 morì a Padova Mila Glusevich, la moglie di Vincenzo, a 101 anni. Su tali temi c’è un dossier di ben 6 faldoni, presso il Museo Archivio della Dalmazia di Venezia (Castello n. 3297 – Calle dei Furlani) in seno alla secolare Scuola Dalmata dei Santi Giorgio e Trifone. In detto dossier “si trova notizia sulla ricerca della sepoltura del Serrentino, durata dal 2005 al 2009, per desiderio del figlio Piero, ormai molto vecchio [deceduto nel 2010, NdR], ma con quel desiderio, con incarico ad un caro amico zaratino. Purtroppo si è trovato solo il luogo, ma non un possibile tumulo. Si è preso un po’ di quel terreno che è stato consegnato a Piero Serrentino, a Jesolo. Peccato che Riccardo [Cecconi] non ha fatto uno schizzo quando è andato lì. Di questo accenno c’è un articolo sul «Dalmata», n. 5 del 2006 (Sergio Brcic e Franca Balliana Serrentino, Il sacrificio di Vincenzo Serrentino ultimo prefetto di Zara italiana. Storia di una famiglia zaratina).
Le sue spoglie risultano ancora sepolte in un campo anonimo a Sebenico, senza essere mai state individuate, recuperate e tumulate cristianamente. Il suo desiderio era di avere una tomba a Zara.
La ricerca del sepolcro nascosto
È da decenni che i suoi parenti ed amici sono alla ricerca di notizie sul luogo della sepoltura di Vincenzo Serrentino. Alle ricerche “sull’ultimo riposto di Vincenzo Serrentino” parteciparono, tra gli altri, gli zaratini Sergio Brcic (1930-2024), esule a Venezia e Silvio Cattalini, presidente dell’ANVGD di Udine dal 1972 al 2017, anno della sua scomparsa. A confermarlo è la signora Franca Balliana Serrentino, la vedova di suo figlio Pietro, con una lettera allo scrivente, del 4 dicembre 2022. “Le ricerche si fermarono lì – ha scritto Franca Balliana Serrentino – nonostante le nostre richieste di verifica alle autorità”. Si scoprì che la fossa del suo interramento potrebbe essere presso un vecchio cimitero a est di Sebenico. Dal 2018 c’è una mappa del sito, segnata da Sergio Brcic.
A questo proposito si nota che, in Slovenia nel 1945-1948, era d’uso, su direttive dell’OZNA, il servizio segreto di Tito, seppellire presso il muro esterno del cimitero, le persone abbattute da parte dei partigiani jugoslavi comunisti. In quelle fosse anonime finirono militari, civili, uomini, donne, minorenni, di nazionalità slovena, croata, serba, tedesca, ucraina e russa. Janez Crnej comunicò l’esistenza di ben 87 sepolcri nascosti nei Comuni di Celje, Rogatec, Krsko, Nazarje, Luce, Ljubno, Gornji Grad, Mozirje, Rogaska Slatina, Podcetrtek, Sentjur, Zalec, Vojnik, Slovenske Konjice (Franc Perme, Anton Zitnik ed altri, 1998 : 244-258). Ce ne sono molti altri.
Pare plausibile, dunque, l’esistenza di una fossa comune a Sebenico est per contenere le salme dei “nemici del popolo”, o foresti che fossero. Secondo le indagini di Sergio Brcic, che disegnò pure una mappa il 3 ottobre 2018, il luogo potrebbe essere “l’ex Cimitero di S. Mara-S. Croce (Sv. Mara-Kriz)”, a pochi metri dal “nuovo Cimitero cittadino (Novo gradsko Groblje)”.

Niente cippo a Serrentino
Prima del 2022 c’era l’idea dei suoi discendenti di “mettere un cippo sul luogo presunto della sepoltura”, come scrisse Sergio Brcic a Franca Balliana Serrentino il 4 luglio 2022. Riguardo ad un segno distintivo della sua sepoltura, un cippo, una lapide, o altro, lo stesso Brcic fu stentoreo nel liquidare l’ipotesi. “Di ciò avevo parlato con don Skracic – ha scritto Sergio Brcic a Franca Balliana Serrentino il 4 luglio 2022 – che si era detto disponibile a informarsi su procedure e permessi, ma molto scettico. Infatti sempre nella mia relazione del 5 giugno 2006 (2° sopralluogo) nelle ultime righe dico che «si scarta l’idea di mettere un segno». Sarebbe stato inutile in quel posto di erbacce e serpenti, che nessuno visitava”.
Stando alle notizie del Vescovado della Diocesi di Sebenico deve trattarsi di don Ante Skračić, nato sull’isola di Murter il 3 marzo 1933 e deceduto a Sebenico il 9 ottobre 2018. Dal 2003 don Skračić era cancelliere dell’ordinariato vescovile di Sebenico, in Croazia.
Sergio Brcic pose altre possibilità. “Si potrebbe usufruire del Famedio dei caduti italiani di Zara, con un piccolo cippo. Sarebbe in un certo senso anche un po’ il desiderio espresso da Vincenzo Serrentino di «essere sepolto vicino ai suoi soldati». Poi c’è il Sacrario di Monte Zurrone, in Abruzzo, dove c’è anche un cippo di Zara. Ma un po’ isolato e lontano da qualche zaratino” (Lettera di Sergio Brcic a Franca Balliana Serrentino del 4 luglio 2022). Il Sacrario di Monte Zurrone sta a Roccaraso, in provincia de L’Aquila.
Nella documentazione riguardante le ricerche sulla sepoltura di Serrentino vengono nominate varie autorità che furono coinvolte nell’intento. Se ne menzionano alcune. Si va dal Ministero della Difesa, Onoranze ai Caduti all’Estero, a Mario de’ Vidovich di Cremona, al prefetto di Ancona, dottor Vincenzo Suraci, al generale della Guardia di Finanza Luciano Luciani, al generale Enrico Scandone, fino a Franco Rismondo. Fecero dei tentativi finiti nel nulla.
Dal dopoguerra Zara è cambiata, come ha scritto Antonio Cattalini. “Alla dispersione degli zaratini in Italia e nel mondo, fa, dunque, riscontro un’altra forma di dispersione degli zaratini nella stessa città” (Cattalini A 1995 : 101). Pure il cugino di tale autore aveva la stessa opinione. “La mia città non esiste più – ha detto Silvio Cattalini – perché gli italiani sono scappati per sfuggire alle devastazioni delle bombe e per la pressione jugoslava, oggi c’è Zadar una città di 75 mila abitanti, venuti dall’interno croato bosniaco, e si nota una nuova sensibilità, perché i giovani croati si chiedono il perché di tutte quelle bombe, che hanno ucciso duemila dei 18 mila italiani di Zara, ma anche molti croati” (Dichiarazione a Udine del 7 febbraio 2015 davanti a centinaia di studenti, preside, autorità ed insegnanti dell’Istituto Statale d’Istruzione Superiore “B. Stringher” per il Giorno del Ricordo).
Si vuol concludere con le parole di un esule dalmata ritornato nella sua Zara a metà degli anni Sessanta, come capitò ad Antonio Cattalini, non senza visitare il camposanto, appunto per una prece e per posare un po’ di fiori sulle tombe dei propri cari. Tale azione non è possibile ai discendenti di Vincenzo Serrentino. Ancora per quanto tempo?
“I morti mi indicano un’unica strada: il cimitero ove giungo col fiato sospeso” (Detoni S 1971 : 27). Intanto su quel campo, a Sebenico est, erbacce e serpenti proliferano indisturbati.
Fonte: ANVGD Udine – 20/03/2025
Sebenico 1947. Senza sepolcro Vincenzo Serrentino, ultimo prefetto di Zara italiana