La bella e brava Selene Gandini (Genova, 29 agosto 1980) è l’attrice che ha debuttato da protagonista nel cinema con il film Red Land – Rosso Istria, dove interpreta il ruolo di Norma Cossetto, giovane studentessa istriana violentata e gettata nelle foibe da parte dei partigiani jugoslavi di Tito nel 1943. CulturaIdentità l’ha incontrata per questa intervista esclusiva.
Prima di girare Rosso Istria e interpretare la parte di Norma Cossetto conoscevi la terribile storia del suo martirio e, più in generale, quella dei martiri delle foibe e degli esuli istriani e giuliano dalmati?
Non conoscevo la storia di Norma Cossetto, ma quella dei martiri delle foibe e degli esuli istriani e giuliano dalmati sì. Me ne parlò fin da quando ero piccola mia nonna. Era di Cormons e mi parlava di Tito come se fosse il lupo cattivo. Crescendo, la mia professoressa di Storia e Filosofia cercò di portare l’argomento in classe: sui libri non se ne parlava, ma io intanto avevo trovato una videocassetta in biblioteca con il documentario sulle foibe. Ero felice di poterlo condividere, ma il preside ci vietò la visione in classe.
Come ti sei preparata per affrontare l’interpretazione di un ruolo tanto tragico e simbolico di altre migliaia di tragedie simili avvenute fra il 1943 e il 1945, durante l’occupazione di Istria, Dalmazia e Venezia Giulia da parte dei partigiani slavi di Tito?
Sono partita dalla sua storia, indipendentemente dalla guerra e dai suoi orrori. Sono partita per Visinada, il paese che l’ha vista nascere. Ho visto la sua casa, la sua tomba. Ho passato due giorni a respirare quelle terre. Come attrice non ho mai pensato a lei come un personaggio, ma come una persona a cui dare voce, esprimendo i suoi sogni e i suoi dolori. Ho creduto in qualche modo che il mio ruolo fosse quello di permettere a Norma di raccontarsi e fare giustizia.
C’è un episodio, nella trama del film, che ti ha colpito e angosciato di più?
Sicuramente il momento in cui mi rendo conto che la mia migliore amica mi ha tradito. Tutti penserebbero la scena di violenza e dello stupro e non nascondo che ho vissuto dei momenti terribili nel girarla, ma il tradimento dei suoi affetti mi ha distrutta.
Il tema della violenza sulle donne rimane purtroppo quanto mai attuale, non solo nelle zone di guerra ma anche in aree particolarmente civilizzate e spesso in ambienti familiari. Come mai questo ancora accade e cosa si può fare per combattere questo fenomeno particolarmente odioso e indegno di ogni società evoluta?
Si parla di educazione al rispetto della donna da parte dei genitori nei confronti dei figli, si parla di insegnare a proteggere la donna e a denunciare quello che ci accade e accade vicino a noi, ma è un argomento molto difficile da affrontare in poche righe. Credo che la violenza non sia solo responsabilità dell’uomo sulle donne; purtroppo la violenza può generare in ognuno di noi, uomo o donna che sia e su questo dovremmo riflettere per aiutarci e combattere ancor di più certe atrocità. Nella scena di violenza che ho girato nel film ho chiesto di non far troppo finta, altrimenti perdevo la verità nel cercare di scappare o ribellarmi o semplicemente reagire. I miei colleghi mi hanno assecondato e per la prima volta nella mia vita mi sono sentita impotente, per la prima volta sentivo che il mio corpo non poteva vincere sulla forza maschile. Dopo l’ultimo ciak l’attore che fisicamente doveva stuprarmi mentre gli altri mi tenevano ferma è scappato a vomitare e poi è scoppiato a piangere. L’ho raggiunto e l’ho abbracciato. Siamo rimasti in silenzio e abbiamo compreso il male.
Intervista di Alvaro Gradella a Selene Gandini
Fonte: Cultura Identità – 31/10/2023