Sequestrati a Zara da “quelli col berretto e stella rossa”

Riceviamo e volentieri pubblichiamo un ricordo di Giorgio Gaspar, scrittore di Zara, scomparso nel 2015. Il testo originale è già stato pubblicato su “Da Gorizia fino a Zara” periodico dell’Associazione Famiglie Giuliano Dalmate – Hamilton e dintorni (Canada), vol. 12, n. 4 del 15 dicembre 2003 a pag. 2 col titolo: “Ricordi di un Esule. Una lacrima infinita”. Fa parte della Collezione di Franca Balliana Serrentino.

Si ricorda che Zara, sulla costa dalmata, appartenne al Regno d’Italia dalla fine della Prima guerra mondiale fino al 10 febbraio 1947, quando fu ceduta alla Jugoslavia di Tito. Il 6 aprile 1941 l’Italia di Mussolini, partendo anche da Zara, invase il Regno di Jugoslavia assieme alle truppe di Hitler con gli alleati ungheresi e bulgari, per spartirsi il territorio. Si sviluppò velocemente una guerriglia nazionalista e monarchica, cui fece seguito un’azione egemone dei partigiani comunisti di Josip Broz Tito che misero in notevole difficoltà le truppe occupanti dell’Asse.

Si consideri poi che Zara, dal 2 novembre 1943 al 30 ottobre 1944, fu oggetto di 54 bombardamenti aerei angloamericani, su suggerimento titino, per radere al suolo la città troppo italiana, o veneziana, o dell’Antica Roma. Il racconto presente si inquadra in tale contesto storico. Nel proporre il testo dell’Autore in questa sede si è rispettata la grafia originale del testo diffuso, con una breve nota conclusiva. Ecco l’articolo di Giorgio Gaspar, che menziona pure sua madre; ambedue assistettero al sequestro di persona effettuato dai titini (a cura di Elio Varutti).

Ricordi di un Esule. Una lacrima infinita

La porta si spalanca, i cardini cigolano, un’aria gelida e pungente colpisce i commensali, la fiamma della lampada a petrolio si muove, si contorce, creando sui pallidi visi dei presenti dei chiari e scuri spettrali. Degli uomini irrompono nell’ampia cucina; sono armati, impugnano dei mitra dai sinistri riflessi metallici. I loro vestiti sono sporchi, laceri, qualcuno indossa qualche indumento militare italiano o tedesco. Una sola cosa hanno in comune: il berretto militare con una grande stella rossa e la paura che riescono a trasmettere.

Mia madre tremante si alza, rovesciando un bicchiere di vino rosso e rivolgendosi a quello che sembrava il capo del gruppo balbetta: “Noi siamo…”. In un italiano stentato la interrompe: “Muci…vogliamo quei tre!”. Sono amici di famiglia, lei è un’anziana maestra elementare e i due uomini, padre e figlio, benestanti, piccoli proprietari di alcuni terreni. Questo basta per definirli “nemici e oppressori del popolo”. Prelevati in una fredda notte di gennaio 1944, sono scomparsi nel buio dell’eternità.

Come loro sono svanite migliaia di persone dell’Istria e della Dalmazia, strappate alle loro famiglie. Alle loro oneste attività, di giorno e di notte e gettate nelle profondità dell’Adriatico con un sasso al collo o nelle buie viscere della terra. Colpevoli di essere di sentimenti italiani.

No! Non si accontentavano di uccidere subito, prima volevano divertirsi torturando le loro vittime. Le cosiddette “drugarice” erano le più sadiche, piene di odio, femmine robuste, dai larghi bacini e muscolosi polpacci. [drug, in serbo-croato = compagno, NdR] Le nostre donne catturate venivano violentate da uomini in preda all’alcol sulla fredda terra, o nei sacri luoghi della famiglia. Era solo un crudele gioco per loro! Non erano esseri umani, erano l’incarnazione del male!

Le grida di questi infelici prigionieri salivano al cielo come lunghe braccia contorte alla ricerca di una parola di conforto, di un aiuto che non sarebbe mai giunto. Uomini, donne, sacerdoti giacciono ancora in tante foibe sconosciute dell’Istria e della Dalmazia senza una croce.

Preghiamo per loro e Dio abbia pietà di questi poveri innocenti esseri umani e giudichi severamente gli assassini. In quest’epoca, dove la Chiesa rivolge il suo caloroso pensiero ai popoli che soffrono e hanno sofferto e chiede perdono per gli sbagli del passato, credo sarebbe un bel gesto beatificare questi martiri che hanno dato la vita anche per difendere le fede cristiana.

Il 10 febbraio di ogni anno è il Giorno del Ricordo. [l’Autore scrisse: “Giorno della Memoria”, NdR]. Noi esuli giuliano dalmati sperduti in tutte le parti del mondo mettiamo un piccolo lumino acceso sui avanzali delle finestre per ricordare con amore e serenità questi “angeli massacrati” in modo da formare una lacrima infinita.

Giorgio Gaspar

San Donato nel 1945, opera di Giorgio Gaspar, primi anni 2000. Città distrutta dopo i 54 bombardamenti alleati, suggeriti dai titini. Collezione Franca Balliana Serrentino

Biografia dell’Autore – Giorgio Gaspar nacque a Zara l’11 maggio 1935. Poeta, incisore e scrittore dalmata del Novecento, fu attivo sul tema dell’esilio. Vinse il Premio “El Vovo de Venexia” per la grafica nel 2003. Collaborò con «L’Arena di Pola» nel 2006. Di sé scriveva così nel 2008: “Sono nato a Zara (Dalmazia), vivo a Venezia, collaboro con diverse riviste e giornali pubblicati in Italia e all’estero. Ho scritto circa 220 racconti tra piccole biografie su personaggi dimenticati dal tempo, favole, leggende sui castelli istriani e gialli”. Gaspar pubblicò alcuni suoi racconti nel 2010. È deceduto nel 2015.

Cenni bibliografici – Enzo Bettiza, Esilio, Milano, Mondadori, 1996.

– Emilia Calestani, Memorie. Zara 1937-1944, (1^ edizione: Modena 1979) 2^ edizione a cura di Sergio Brcic e Silvio Cattalini, Udine, Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, 2013.

– Antonio Cattalini, I bianchi binari del cielo: Zara 1943-1944, (1^ edizione: Gorizia, L’Arena di Pola, 1965), 3^ edizione a cura di Silvio Cattalini, Udine, ANVGD, 2005.

– Giorgio Gaspar, Morire A Zara Nel 1942, La Fine Di Giacinto Trupianoa cura di E. Varutti, on line dal giorno 8 luglio 2023 su  anvgdud.it

– Oddone Talpo, Sergio Brcic, …Vennero dal cielo: Zara distrutta, 1943-1944 = …They came from the sky: Zara in ruins, 1943-1944 = …Dodose s neba: Razruseni Zadar, 1943-1944, [s.l.] Associazione dalmati italiani nel mondo, [S.l.] Palladino, 2006.

– Silvio Testa, La zaratina. La tragedia dell’esodo dalmata, Venezia, Marsilio, 2017 (suggerito dalla professoressa Annalisa Vucusa, dell’ANVGD di Udine).

Ringraziamenti – Oltre agli operatori e alla direzione degli Archivi e dei siti web menzionati, si ringrazia, per la collaborazione alla ricerca, la signora Franca Balliana Serrentino, che vive a Jesolo (VE), per aver cortesemente concesso, il 10 maggio 2024, la diffusione e pubblicazione. Si ringraziano per la collaborazione riservata Claudio Ausilio, esule di Fiume a Montevarchi (AR) dell’ANVGD di Arezzo, Bruno Bonetti e Annalisa Vucusa (ANVGD di Udine). Grazie a Alessandra Casgnola, Web designer e componente del Consiglio Esecutivo dell’ANVGD di Udine

Progetto del professor Elio Varutti, Coordinatore del gruppo di lavoro storico-scientifico dell’ANVGD di Udine. Lettrice: Franca Balliana Serrentino, assessore alle Attività promozionali del Libero Comune di Zara in Esilio. Altri lettori: Bruno Bonetti, Claudio Ausilio, i professori Annalisa Vucusa e Enrico Modotti. Aderiscono: il Centro studi, ricerca e documentazione sull’esodo giuliano dalmata, Udine e l’ANVGD di Arezzo.

Ricerche e Networking di Sebastiano Pio Zucchiatti e Elio Varutti.

L’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, ha la sua sede in via Aquileia, 29 – primo piano, c/o ACLI. 33100 Udine.  – orario: da lunedì a venerdì  ore 9,30-12,30.  Presidente dell’ANVGD di Udine è Bruna Zuccolin. Vicepresidente: Bruno Bonetti. Segretaria: Barbara Rossi. Sito web:  https://anvgdud.it/

Fonte: ANVGD Udine – 13/05/2024

 

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