Straordinario autore di brani come “Io che amo solo te”, “Lontano dagli occhi”, “Canzone per te”, “L’arca di Noe”, Sergio Endrigo, scomparso nel settembre del 2005, avrebbe compiuto 80 anni il 15 giugno. L’artista, nato a Pola, è stato amato e omaggiato da illustri colleghi come Renato Zero, Claudio Baglioni, Fiorella Mannoia, per citarne solo alcuni, ma anche da interpreti e autori più giovani come Elisa, Syria, Morgan, Simone Cristicchi. Claudia Endrigo, unica figlia, si batte perché non si spenga mai il ricordo del papà.
Nel periodo del suo massimo successo, Sergio Endrigo era addirittura entrato nel repertorio delle maschere di Alighiero Noschese che, per l’epoca, era una sorta di attestato pubblico di popolarità. Inevitabilmente la gag era quella del cantautore triste, quasi disperato. Era uno scherzo ma in un mondo dove è difficile trovare giudizi che vadano più in là di una etichetta, questa immagine ha finito per condizionare l’idea che il pubblico e la critica si sono fatti di un artista che è stato cantautore prima ancora di Tenco, che ha cantato insieme a De Moraes, Chico Buarque de Hollanda, che ha portato in teatro testi e filastrocche di Gianni Rodari, che ha cantato poesie di José Marti’, Rafael Alberti, che, perch no, ha vinto Sanremo, ha suonato in tutto il mondo ed è stato perfino comunista prima che avere la tessera o no diventasse un argomento da talk show.
Negli ultimi anni Sergio Endrigo aveva vissuto un po’ lontano dal mondo della musica e, prima che la salute cominciasse a procurargli dei guai, aveva praticamente abbandonato la scena attiva. Era nato a Pola nel 1933 e, come nella migliore tradizione della sua generazione, si è fatto le ossa nei night. Tra gli anni ‘50 e i ‘60 si era trasferito a Milano in uno dei momenti cruciali del suo percorso artistico: in quel periodo infatti attorno alla casa discografica Ricordi ruotava tutto il giro dei cantautori genovesi e milanesi, un ambiente che gli da’l’ispirazione decisiva per la sua futura creatività.
All’inizio degli anni ‘60 traslocò a Roma dove entrò nell’orbita dell’Rca, cioè l’etichetta fondamentale della musica popolare italiana degli anni ‘60. ‘‘Io che amo solo te’’è il singolo che gli dà la popolarità, poi nel ‘66 comincia la serie delle sue partecipazioni a Sanremo dove nel 1968 ottiene la vittoria in coppia con Roberto Carlos con quella ‘‘Canzone per te’’ che è stato uno dei maggiori successi di Endrigo. A Sanremo è legato anche un altro dei suoi titoli più celebri, ‘‘L’arca di Noe’’ che rappresenta la componente teatrale della personalità artistica di Endrigo che, come interprete e autore di canzoni, si era imposto con un atteggiamento dolente e quasi dimesso, lontanissimo da qualsiasi forma di spettacolarità teatral-televisiva.
Nel 1970 al Piccolo Teatro di Milano inizia la sua carriera teatrale con un recital dove le canzoni erano legate a interventi parlati con una formula che ha anticipato quella poi utilizzata da molti suoi colleghi delle generazioni seguenti. Nello stesso periodo Sergio Endrigo si lega al mondo della migliore poesia italiana contemporanea stabilendo rapporti con Giuseppe Ungaretti, Ignazio Buttitta, Pierpaolo Pasolini e Vinicius de Moraes. Proprio con canzoni dedicate ai bambini scritte dal grande poeta brasiliano, ‘‘La casa’’ e ‘‘Il pappagallo’’, per esempio, ottiene un grande successo ponendo le basi per una suo speciale rapporto con i bambini proseguito attraverso l’amicizia con Gianni Rodari dalla quale è scaturita ‘‘Ci vuole un fiore’’ entrata ormai nella quotidianità di buona parte dei genitori contemporanei.
Se dal punto di vista dell’esposizione mediatica e delle vendite in Italia la carriera di Sergio Endrigo comincia la sua fase meno brillante, sul piano internazionale invece ottiene importanti affermazioni grazie alla complicità artistica dei suoi amici brasiliani Chico Buarque e Toquino. Compie tournee negli Stati Uniti, Canada, Brasile, Cuba,Giappone e Unione Sovietica negli anni ‘70 non era una cosa molto comune per gli artisti italiani. Col passare degli anni e la raggiunta maturità artistica e umana, Endrigo ha sempre più preso le distanze dall’attualità del mercato musicale con una ammirevole coerenza che gli ha fatto rifiutare tutti quei meccanismi che sono indispensabili per rimanere al centro dell’attenzione. Quello fatto dagli anni ‘80 in poi è il percorso di un intellettuale che utilizza la musica per raccontare la sua idea del mondo e le sue esperienze, politica compresa. Nel 1986 è stato protagonista di un importante ritorno sulle scene con uno spettacolo teatrale firmato da Roberto Lerici,’’Allora balliamo’’.
(fonte www.ansa.it 9 giugno 2013)