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Sergio Romano torna a modo suo sui toponimi italiani – 12set13

L’8 settembre Sergio Romano sul Corriere della Sera torna sull’argomento dei toponimi italiani in Istria e Dalmazia, rispondendo ad un lettore che aveva contestato la sua posizione precedente. Di seguito l’immediato intervento di Claudio Antonelli dal Canada (fratello dell’attrice polesana Laura Antonelli).

 

 

 

Caro Romano, mi permetta di dissentire dalla sua risposta del 4 settembre in ordine ai nomi delle città italiane cedute al termine dell’ultimo conflitto mondiale. È vero che oggi si chiamano con altri nomi. Ma questo vale per tutte le città del mondo. Io non ho mai sentito, nemmeno da lei, parlare di London, Paris, Mockba etc. Ho sempre sentito chiamarle con toponimi italiani.

Bruno Lombardi , bruno_lombardi@email.it

 

 

 

Giusta osservazione. Non dimentichi tuttavia che l’uso di tradurre nella propria lingua il nome delle città straniere sta progressivamente scomparendo e sopravvive soltanto per le denominazioni più tradizionali (Londra, Parigi, Berlino, ecc.). Ma non per tutte. Oggi preferiamo scrivere e dire New York anziché Nuova York come accadeva sino alla Seconda guerra mondiale. E pochi capirebbero se i giornali scrivessero Ragusa anziché Dubrovnik.

Sergio Romano

 

 

 

Caro Romano,

le scrivo a proposito dei nomi ‘non tradotti’ che andrebbero invece tradotti. Lei ha risposto a un lettore: ‘Pochi capirebbero se i giornali scrivessero Ragusa anziché Dubrovnik.’

E difatti, caro Ambasciatore, io ho notato che taluni ormai parlano di ‘Repubblica di Dubrovnik’ e non di ‘Repubblica di Ragusa.’ Lo stesso ben presto varrà anche per l’impresa di Rijeka di D’Annunzio… Gli stessi ragusani e fiumani farebbero poi bene a ricorrere a termini piu’ attuali per autodefinirsi, chiedendo aiuto ai linguisti slavi… È da sperare che anche gli Ungheresi si decidano ben presto a chiamare con un nome piu’ comprensibile sia la loro Ungheria (Magyarország) sia la nostra Italia (Olaszország).

E lei, caro Romano, dovrebbe invitare sia gli abitanti di Zagreb sia quelli di Ljubljana (per i tedeschi: Laibach) a smettere di chiamare Trieste “Trst”, soprattutto nella frase ‘Trst je naš’ (‘Trieste è nostra’).

Da Montréal, dove l’accento acuto su la “é” di Montreal è fondamentale per i franco-quebecchesi e i franco-canadesi che mai vi rinuncerebbero.

Claudio Antonelli (già Antonaz…)

 

 

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