UDINE Per l'europarlamentare Debora Serracchiani (Pd), è «ormai non più rinviabile» una «consapevole riconciliazione» fra i popoli a ridosso del confine orientale italiano, che «per troppo tempo» hanno subito «una storia segnata per lo più da lutti e sofferenze» e che ora devono «prendere con decisione la guida» del loro «comune destino» per «fare un grande balzo verso il futuro». Serracchiani ha lanciato il messaggio di riconciliazione a Mezzana (Udine) durante la cerimonia, organizzata dall'Anpi (Associazione Nazionale Partigiani d'Italia), per ricordare la rappresaglia del 26 febbraio 1945, quando le truppe cosacche incendiarono il paese per vendicare un episodio, attribuito ai partigiani, nel quale, tre giorni prima, un loro soldato era stato ucciso e altri tre feriti. «Non con il cipiglio dei giustizieri, ma con l'arma dell'umanità – ha detto Serracchiani – rileggiamo le vicende di allora», senza «più passare sotto silenzio le colpe dello Stato italiano commesse durante il periodo fascista». In queste terre – ha sottolineato Serracchiani, ricordando «il repertorio dei luoghi comuni» come quello della «ferocia connaturata ai popoli slavi» – il periodo «più tragico della storia recente d'Italia, quello della guerra civile» ha assunto «le tinte più fosche del terrore, in cui etnia e ideologia si sono sovrapposte e confuse». «Non si tratta – ha aggiunto – di mettere tutto sullo stesso piano. Ma se la storia ha un compito, noi, che abbiamo l'ambizione di costruire una comunità, ne abbiamo un altro. Allora mi chiedo: riusciremo mai a trovare lo sguardo equanime, riusciremo mai a guardare a quei morti e a questi con la stessa pietà?».