Un motivatore, dotato d’istinto, impulso e grande temperamento. Ed esperienza da vendere. È proprio questo il profilo dell’allenatore che oggi serve al Rijeka per uscire dalle sabbie mobili di un inizio di stagione disastroso e il tecnico italiano Serse Cosmi risponde perfettamente all’identikit richiesto dalla società. Poi, come sempre, sarà il campo a emettere i propri verdetti, ma le premesse per fare bene ci sono tutte. Il 64.enne allenatore umbro di Perugia, almeno questa l’impressione ricavata durante la presentazione ufficiale a Rujevica, si è calato subito nella nuova realtà. Massima disponibilità, parole usate per farsi capire e non fraintendere e un “look insolito”, senza lo storico cappellino che lo ha accompagnato per gran parte della carriera.
“Sono anni che non lo porto – spiega con un sorriso –. Anzi, alle volte sì, ma soltanto quando fa freddo”. Cosmi, da uomo di calcio e di sport, ha parlato di vari aspetti del mondo del pallone e dei fragili equilibri che lo compongono. “Prima di iniziare questa conferenza stampa è giusto e doveroso da parte mia ringraziare la società nella figura del presidente Mišković e i suoi collaboratori. Per me è un motivo di grande orgoglio essere diventato allenatore di questa storica società – ha esordito il tecnico italiano –. È sempre difficile quando vado a sostituire un collega. Il nostro è un mestiere maledetto e da oggi dare proprio tutto per questi club come fatto dal collega che mi ha preceduto. Quando si arriva a questa punto non è colpa di uno solo”.
Prima esperienza all’estero
Quella al Rijeka è la prima esperienza all’estero di Cosmi, che ha firmato un contratto biennale (“abbiamo raggiunto l’accordo in una serata…”). Il suo staff tecnico sarà composto dal vice Michele Tardioli, dal match analyst Simone Formica e completato da chi è già a Rujevica. “Mai allenato fuori dall’Italia, ma questa è un’esperienza che avrei dovuto farla prima. Credo che un allenatore si completi anche come persona intraprendendo questa strada. Ho preso questa decisione forse un po’ troppo tardi. Ora sono qui e cercherò di divertirmi e mettere la mia esperienza al servizio del Rijeka. Non sono quel tipo di italiano che crede che il calcio si giochi soltanto da noi e questo è anche il grande problema. Ora sono in un Paese la cui nazionale è vicecampione del mondo e in un club di grandi tradizioni, che dispone di un’infrastruttura che non ho visto nelle quindici squadre che ho diretto in carriera. Avevo bisogno di allenare, è l’unica cosa che mi fa venire l’adrenalina. Posso anche lanciarmi con il paracadute, ma… niente. Si è riacceso il fuoco della passione? Mia moglie dice purtroppo sì. Senza il calcio cado in astinenza e avverto subito la mancanza del contatto con i tifosi e i confronti con la squadra”.
Prima esperienza all’estero da allenatore, ma anche prima assoluta per Cosmi a Fiume e in Croazia. “Desideravo arrivare da queste parti per la vacanza, ora sono qui per lavoro. Non vedo l’ora di conoscere i vari aspetti della città, sia per curiosità che per ‘dovere professionale’, coprirne gli angoli nascosti, capire gli usi e costumi. Può sembrare assurdo, ma conoscere l’ambiente dove vivi e lavori è importante perché ti aiuta a svolgere serenamente il tuo mestiere. Quindi mi vedrete spesso a passeggio durante la giornata e forse (e giù un sorriso) anche di notte”.
Serse Cosmi ha subito incontrato la squadra, e ha ritrovato Anton Krešić, con lui al Trapani. “Con i giocatori non è stato un dialogo – ammette –, perché ho parlato soltanto io. I giovani sono fatti così, bisogna capirli e aiutarli perché la società cambia. Ho un figlio di trent’anni, che mi ha aiutato tantissimo in questo percorso…”. Il punto di forza assoluto di Cosmi è il gruppo, che va ricompattato per migliorare la classifica. “Che è sempre importante, ma al momento la mia ultima preoccupazione. Bisogna creare un gruppo unito che abbia fiducia nelle proprie qualità. Poi una volta raggiunto quest’obiettivo, il gruppo non avrà in campo paura di nessuno. I miei collaboratori stanno già visionando il nostro prossimo avversario. Non m’interessa, penso soltanto ai giocatori”.
Il rapporto con i tifosi
Cosmi è un allenatore che, come si suol dire, si è fatto da solo, partendo dalla curva del Perugia dove il papà lo portava da bambino. I suoi modi franchi o il modo in cui gesticola vengono apprezzati dai tifosi della squadra che allena. “A prescindere se vinci o perdi ti prendono in considerazione per quello che dai. Con i tifosi è impossibile bluffare e non accetto che quelli della curva siano considerati la parte negativa del calcio. In trent’anni non ho mai visto contestare un giocatore o un allenatore che ha dato tutto. Gli ultrà difficilmente sbagliano e sono spesso migliori di quei tifosi che occupano le tribune. I miei figli hanno pianto per le offese nei miei confronti, ma solo quand’erano in tribuna.
Lo schema tattico
Serse Cosmi predilige schierare la squadra con il 3-5-2, che dai cosiddetti intenditori viene definito un modulo difensivo. “Una delle più grandi stupidaggini (l’espressione usata è stata più colorita, nda) del calcio. Dipende sempre dalle caratteristiche dei giocatori. Un esempio? Perišić all’Inter spostava gli equilibri. Comunque, all’inizio praticavo il 4-4-2 e sono stato tra i primi in Italia ad applicare il 4-2-3-1. Il 4-3-3? Pochissimo”.
Qualche battuta sulla categoria. “Dei tanti finti rivoluzionari l’unico vero è stato l’olandese Rinus Michels, che ha davvero cambiato la concezione del calcio. In Italia dico Carlo Ancelotti, dove non è così considerato. Il mio è un Paese strano, dove l’esperienza non è considerata una qualità, bensì un limite, per i più bravi sono tutti over 60”.
«L’uomo del fiume»
L’uomo del fiume” è un libro scritto a quattro mani da Serse Cosmi e dal giornalista Enzo Bucchioni. C’è chi comincia a fare l’allenatore sulla panchina del Real Madrid e chi su quella del Bar Bruna di Ponte San Giovanni. Serse Cosmi è partito da lontano, la sua strada è sempre andata in salita, ma è solo sulle salite che sudi, soffri, piangi e incontri la vita. Questa è la storia di un uomo che si è fatto da solo usando armi come sensibilità, intelligenza, genuinità e coerenza, lavoro e tenacia. Un libro che restituisce al calcio la sua dimensione più umana, che lo ricolloca al posto giusto, quello di una grande passione, di un amore spassionato. Uno sport e non una malattia corrotta da mercificare.
«Ti spacco la gamba»
“Liverani!? Se mi sbagli il cross ti spacco la gaaaaamba!”. Con Serse Cosmi la mente inevitabilmente corre all’imitazione di Maurizio Crozza nei primi anni Duemila nella trasmissione Mai dire Gol, con il comico genovese che riprendeva il carattere un po’ burbero e i modi di fare piuttosto rudi del tecnico umbro, il quale all’epoca allenava il Perugia. Tra l’altro in rete girano ancor’oggi i video di quel periodo e in alcuni sketch compare lo stesso Cosmi che si prestava volentieri a quelle gag accanto al suo imitatore. E chissà allora che anche a Rujevica durante le partite non gli scappi un “Krešić, ti spacco la gaaaaamba!”.
Alessandro Superina
Fonte: La Voce del Popolo – 05/09/2022
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