di Giacomina Pellizzari
“Nel caso delle foibe la propaganda politica prevale sui fatti storici”. Secondo gli studiosi riuniti ieri sera a Udine dalla Federazione della sinistra alla Feltrinelli, i documenti smentiscono i umeri riferiti finora. “A Basovizza gli infoibati furono una decina, a Monrupino non più di 300 soldati tedeschi”. Ecco perché la sinistra non gradisce l’intitolazione dell’area verde di via Bertaldia allw “Vittime delle Foibe” e il segretario regionale di Rifondazione Comunista, Kristian Franzil, si è impegnato a chiedere al Comune di Udine di portare la “verità storica” nelle scuole.
Facile immaginare che la posizione di Franzil farà discutere, anche perché l’assessore all’Istruzione ha ammesso di aver inutilmente “cercato di bloccare in giunta l’intitolazione dell’area verde di via Bertaldia alle vittime delle Foibe”. Da qui l’auspicio “che la giornata del Ricordo di febbraio sia stata l’ultima a essere celebrata in modo parziale”.Parole condivise dal segretario dell’Anpi, Luciano Rapotez, che ha invitato a unire le forze “per iniziare a scavare”.Ma c’è di più perché, se la giunta Honsell ha deciso di far conoscere il rapporto della commissione italo-slovena sulle vicende storiche al confine orientale, Franzil ha annunciato che chiederà di portare l’altra verità, quella illustrata ieri alla libreria Feltrinelli, nelle scuole.
Le due posizioni sono diametralmente opposte.”Nelle scorse settimane abbiamo assistito a una campagna delle destra per affermare falsi storici” ha esordito il direttore dell’Istituto friulano per la storia del movimento di Liberazione, Alberto Buvoli, lo stesso che in commissione Toponomastica si è opposto alla proposta di intitolare una via alle “Vittime delle Foibe”. Il motivo è presto detto.”Si taglia una fettina di storia e la si ingigantisce, si accostano le foibe all’esodo che nulla hanno a che fare, perché l’esodo è stato favorito dal governo italiano”, ha aggiunto Buvoli secondo il quale “i fascisti inventarono le foibe per crearsi una verginità. E questa propaganda è diventata storia.”
Dello stesso avviso lo storico Giacomo Scotti secondo il quale, nel 1943, nel corso della rivolta popolare, “furono massacrati alcuni gerarchi fascisti e gettati nelle cavità carsiche. Tra gli infoibati c’era anche qualche direttore delle miniere dove, a seguito degli sfruttamenti, morirono diverse persone”. Sempre Scotti ha contestato le cifre: “Come si fa a dire che furono infoibate 20mila persone e che ci furono 350.000 esuli? Sono cifre non storiche.”
A ricordare “che le foibe già durante la prima guerra mondiale venivano utilizzate per le sepolture affrettate” è stata Alessandra Kersevan, prima di aggiungere “che al tempo della Liberazione furono arrestati 17 mila tra soldati fascisti e altre persone che a torto o a ragione vennero considerate responsabili di atrocità. Molte furono portate nei campi di concentramento dove morirono di tifo, altre vennero fucilate e una piccola parte infoibata”. E ancora: “ Si dice che furono infoibate 10-20 mila persone. Tali numeri vengono fatti perché sanno che chi come noi ha i dati veri non può parlare”. La studiosa ha condiviso il fatto che dalla provincia di Trieste scomparvero 490 persone e 600 da quella di Gorizia, ma, ha aggiunto, “la gran parte morì nei campi di concentramento”.A supporto di tale tesi, Kersevan ha citato diversi documenti in base ai quali “a Basovizza furono infoibate 10 mila persone e a Monrupino 300 sodati tedeschi.” Allo stesso modo Kersevan ha fatto notare come le indicazioni riportate sulla foiba di Basovizza, diventata monumento nazionale, cambiarono da un anno all’altro: “I metri cubi contenente infoibati da 300 sono diventati 500”. Di fronte a questi numeri, Kersevan ha invitato “ a fare guerriglia culturale. Abbiamo tutte le ragioni per reagire. Scriviamo allora al presidente della Repubblica e ai prefetti”.