LUBIANA Il Parlamento sloveno, contrariamente alle attese, ieri non ha ratificato il protocollo di adesione della Croazia alla Nato. I lavori della Camera sono stati interrotti prima che si arrivasse al voto. A provocare l'interruzione sono stati i deputati del Partito democratico, ma non per questioni legate ai rapporti con Zagabria, bensì per protesta in seguito alla bocciatura del Bilancio consuntivo dello Stato per il 2007. Insoddisfatti dell'esito di quel voto – lo hanno definito risultato di un pregiudizio ideologico nei confronti dell'ex governo di centrodestra – i deputati democratici hanno annunciato la loro astensione da qualsiasi voto successivo fino a quando non sarebbe stato approvato il Bilancio 2007. Essendo per la ratifica del protocollo di adesione della Croazia alla Nato necessaria la maggioranza dei due terzi dei deputati – irraggiungibile senza i democratici – i lavori sono stati sospesi. Il presidente della Camera Gantar ha riunito immediatamente i capigruppo, ma non è riuscito a sbloccare l'impasse. La seduta del Parlamento è stata pertanto interrotta.
Lunedì scorso, la commissione Esteri della Camera di Stato aveva approvato il protocollo con 16 voti favorevoli e 3 contrari, per cui il voto di ieri sembrava scontato. Il premier sloveno Borut Pahor, al termine della seduta settimanale del governo, ha ribadito intanto la volontà di incontrare quanto prima l'omologo croato Ivo Sanader, con il quale – ha detto – non è riuscito in questi ultimi giorni a mettersi in contatto. È importante che l'incontro sia preparato bene, ha aggiunto Pahor. Nonostante tutte le difficoltà, il capo del governo sloveno si è detto convinto – se ci sarà la volontà politica da entrambe le parti – che Lubiana e Zagabria riusciranno, nel 2009, a dare una svolta al contenzioso sul confine. Il problema della mancata definizione della linea confinaria, sul mare e sulla terraferma, come noto, è alla base del blocco sloveno al processo di adesione della Croazia all'Unione europea. Secondo Lubiana, infatti, i documenti negoziali presentati da Zagabria contengono elementi che potrebbero pregiudicare la soluzione del contenzioso a danno della Slovenia. Nei giorni scorsi, la Commissione mista sloveno-croata si è riunita per la quarta volta, ma non è riuscita a trovare un'accordo, né sull'oggetto del contendere, né sul modo di affrontarlo. Senza questi due elementi fondamentali, non è possibile sottoporre il contenzioso nemmeno al giudizio di terzi. Lubiana insiste sulla necessità di mettere in discussione anche diversi punti del confine terrestre, oltre a quello marittimo, mentre Zagabria considera problematico solo il confine marittimo e lungo il Dragogna, e chiede che il contenzioso si risolva esclusivamente sulla base del diritto internazionale.