di GABRIELLA ZIANI
Una miscela esplosiva l’annuncio di denuncia al Tar del piano regolatore da parte della Slovenska skupnost e del suo segretario Peter Mocnik per danno alla minoranza, associato alla brutale risposta del sindaco Roberto Dipiazza («se pago il teatro sloveno in deficit il caso è risolto»). Non tutto il mondo politico sloveno concorda con l’azione giudiziaria. Ma, assieme al centrosinistra, ha un’opinione unica sul fatto che il documento urbanistico «danneggerà l’economia» dell’altipiano. Accordo corale, poi, sull’alzarsi in piedi contro il «compro» lanciato da Dipiazza.
Il consigliere comunale Stefano Ukmar (Pd), dice fuori dai denti: «Non condivido il ricorso al Tar, mi pare cosa da guerra fredda, però nemmeno intervengo, non faccio come gli avvocati di Berlusconi che si comportano da parlamentari nelle aule giudiziarie e da avvocati in Parlamento». Aggiunge Ukmar: «Il Prg non voleva colpire cultura ed etnia slovene, ma favorire i grandi investitori a danno della piccola imprenditoria locale, è un’operazione economica, non etnica».
Concorda il suo collega di Rifondazione, Iztok Furlanic: «Il Prg non aveva intenzionale volontà di danneggiare gli sloveni sul Carso, ma le conseguenze negative ci saranno, sul piano economico, e comunque squallida è stata nel suo complesso la gestione del Prg, con ”scambi” col Demanio di dubbio gusto e legalità. Le conseguenze potranno essere anche politiche, andrà bene al centrodestra conquistare, di strada, anche il fortino del centrosinistra». Che peraltro ad Altipiano Est nelle ultime europee lo scorso giugno ha distanziato l’avversario di soli 123 voti, il Pd ha perso ben 10 punti.
«Scorretto culturalmente – reagisce il vicepresidente della Provincia e assessore alle Politiche per il Carso Walter Godina – che il sindaco insinui l’idea che pagando il teatro sloveno si compra la condiscendenza sul Piano regolatore. E inoltre è ”manipolativo” ricondurre il Prg a un problema degli sloveni: lo è casomai per tutti i cittadini del Carso. Anche se forse – prosegue Godina – qualche appiglio giuridico per denunciare il documento alla luce della legge di tutela c’è». Quanto al teatro sloveno, Godina pensa che «sbagliato è lo statuto, impone agli enti locali, soci, di versare una cifra pari a quella statale, non ne hanno la possibilità. Solo la Regione ha fondi sufficienti, poi deve pensarci il Comune dove il teatro ha sede, la Provincia può intervenire esaltando la programmazione».
«Per smentire Dipiazza – aggiunge Ukmar – facciamo la prova al contrario, lui onori il suo impegno di socio del teatro, paghi, e vedrà che la Slovenska skupnost lo stesso non ritira il ricorso al Tar».
«La battuta – protestano con lapidarie parole Damijan Terpin e Igor Gabrovec, segretario regionale e consigliere regionale della Ssk – è lo specchio evidente della personalità del sindaco di Trieste che in ogni contesto sociale e politico riesce a vedere solo ”bottega”. Non ce la prendiamo troppo – aggiungono – perché sappiamo che ognuno è in grado di esprimere solo il bagaglio culturale di cui dispone, c’è chi può parlare anche di valori, e chi riesce a esprimere solo concetti di ”bottega”». Apprezzata la disponibilità dell’assessore regionale Seganti «a effettuare una seria verifica del Prg», contestato che quello precedente fosse cementificatorio: «Dava la possibilità ai residenti di ampliare le proprie abitazioni, l’attuale espropria i residenti delle edificabilità ottenute e la trasferisce in aree completamente nuove, creando così ex novo villaggi giganteschi, lo scopo politico – prosegue la nota – è evidente: togliere alla popolazione carsica, in maggioranza slovena, la possibilità di rimanere insediata sul territorio, riducendo anche il valore degli immobili, mentre concede enormi privilegi e vantaggi a gruppi imprenditoriali dell’edilizia a scopi meramente speculativi (che ci impegniamo a far valutare alle competenti autorità), perseguendo così anche il fine politico di snaturare le comunità carsiche delle loro attuali caratteristiche sociali, linguistiche, economico-ambientali».
Sorpresa dagli eventi, e col presidente Nicola Tenze in vacanza, l’Ures (Unione regionale economica slovena) resta interdetta, l’unica considerazione tecnica è del direttore Andrej Sik: «Le imprese locali, di fronte ai grandi insediamenti previsti in Carso, lavoreranno meno, saranno ”mangiate” dai grandi, non ci sarà più spazio».
«Nessuno ci ha mai ascoltato quando abbiamo protestato con le buone – recita invece Marco Milkovich, presidente di Altipiano Est -, dunque bene il ricorso. Nell’ultimo voto sul Piano regolatore nessuno a Opicina ha votato a favore, nemmeno il centrodestra: tra i 9 contrari c’era perfino la Lista Dipiazza, e Forza Italia e An si sono astenute».