La rivolta popolare slovena non è morta. Anzi, continua il proprio lavoro con solerzia e preannuncia per il prossimo 13 settembre la sesta manifestazione nazionale contro il malgoverno, la corruzione e le istituzioni. «Il nuovo governo Bratušek non ha cambiato la politica, ha sostituito qualche volto ma non il modo di amministrare lo Stato», spiega il rappresentante di Vse slovenska ljudska vastaja (Vlv) la sigla che comprende i movimenti degli “arrabbiati”, Uroš Lubej sentito dal Dnevnik di Lubiana. «E poi – spiega ancora Lubej – le richieste fatte dal movimento nell’ultima manifestazione dello scorso 27 aprile non sono state soddisfatte».
In quel frangente, lo ricordiamo, gli “arrabbiati” avevano chiesto tra l’altro «una nuova politica economica in grado di creare occupazione, di garantire paghe decorose e la sicurezza sociale», «processi a carico di quanti negli ultimi 20 anni hanno derubato la Slovenia», la fine della «politica di tagli e di risparmi imposta dai diktat dell’elite finanziaria e politica europea», nonché «il congelamento dei patrimoni di coloro i quali nell’ultimo ventennio hanno gestito denaro pubblico ma non sono in grado di giustificare la provenienza dei propri beni immobili e finanziari».
Visti poi gli esiti degli ultimi processi in Slovenia dove sono volati anni di galera in clamorosi casi di corruzione e appropriazione indebita o abuso d’ufficio è chiaro che il proselitismo popolare degli “arrabbiati” è in grande ascesa. E i politici “di professione” se ne sono accorti e hanno iniziato a girare come api sul miele sul movimento popolare. I maggiori sommovimenti si hanno all’interno di una sinistra slovena sempre più spaccata in mille rivoli con altrettanti sedicenti leader o capibastone.
Il risultato è un’ulteriore frammentazione a sinistra con la più o mena velata intenzione di far nascere nuovi partiti riconducibili alla stessa area socio-ideologica. Il caso fin qui più palese è quello del Comitato per una società giusta e solidale che a fine maggio ha preannunciato l’intenzione di voler dare vita a una nuova formazione partitica di sinistra. Uno dei suoi leader, Tone Vrhovnik Straka parla di una dozzina di gruppi che hanno intensificato il confronto da cui scaturirà il programma del nuovo partito.
I fondatori sono tranquilli, dicono di poter contare già su circa 700 potenziali aderenti e che, quindi, non avranno difficoltà a raccogliere le 200 firme necessarie per la costituzione in partito politico. Tutto questo il prossimo autunno. E il Comitato strizza l’occhiolino al movimento degli “arrabbiati” invitandoli a confluire nell’iniziativa per «ridare rispetto alla politica». Ma la Vlv va con i piedi di piombo. Si rende conto che la trasformazione in partito potrebbe essere la pietra tombale sulla protesta. E sa che tante mani tese puntano solo a un abbraccio mortale. Insomma, “normalizzare per controllare”. «Non c’è fretta – frena Lubej – dobbiamo restare un movimento».
Mauro Manzin
www.ilpiccolo.it 28 luglio 2013
Slovenia, una delle manifestazioni di protesta contro la politica economica e del lavoro del governo
(foto www.zurnal24.si)