di MAURO MANZIN
TRIESTE Incontri notturni segreti, precisazioni e controrepliche affidate a fonti più o meno accreditate e la cosiddetta «diplomazia della pallamano» che muore ancor prima di nascere: il contenzioso tra Slovenia e Croazia relativo ai confini si fa sempre più simile a un libro di John Le Carrè. Sta di fatto che il commissario europeo all’Allargamento, Olli Rehn dopo aver parlato con il premier sloveno, Borut Pahor, si è recato nella notte di mercoledì a Zagabria dove ha incontrato il primo ministro croato, Ivo Sanader. Stessa missione, stesso messaggio. Per Lubiana e per Zagabria. La Commissione europea è pronta, sul contenzioso confinario, a mettere in campo un gruppo di tre esperti, una sorta di «troika», in grado di dirimere l’annosa questione. Si tratta del diplomatico francese Robert Badinter, ottimo conoscitore della regione visto che è stata una commissione da lui presieduta nel 1991 a stabilire che i confini delle repubbliche nate dalla dissoluzione della Jugoslavia dovevano restare gli stessi «disegnati» all’interno dell’ex Repubblica federativa. C’è poi Martti Ahtisaari, premio Nobel per la pace e già mediatore per l’Onu relativamente alla questione dello status del Kosovo. Il nome del terzo membro resta segreto. Si tratterebbe comunque di un esperto in diritto internazionale.
Tutto risolto? Neanche per sogno. La Croazia, per bocca del suo capo dello Stato, Stipe Mesic, che ha anche incontrato Olli Rehn, continua a chiedere l’intervento della Corte di giustizia dell’Aja. Fonti diplomatiche croate confermano poi che dopo l’incontro Rehn-Sanader la Croazia è rimasta ferma sulle sue posizioni. Il primo ministro croato, Ivo Sanader saluta con gioia tutti gli sforzi che vengono fatti per risolvere il contenzioso bilaterale «anche la proposta del commissario Olli Rehn», ma il premier fa riferimento anche alla risoluzione della commissione Esteri dell’Europarlamento in cui si dichiara chiaramente che l’intera questione dovrebbe essere rimandata alla Corte di giustizia dell’Aja.
Non cambia neppure la posizione della parte slovena. Lubiana toglierebbe il blocco al processo di adesione all’Ue di Zagabria solo al termine dei lavori dei mediatori proposti da Rehn. Ufficialmente la posizione del ministro degli Esteri sloveno, Samuel Zbogar è inequivocabile: «È tutto ancora prematuro, abbiamo sentito una proposta che ora dobbiamo analizzare molto attentamente». Il presidente della Croazia, Stipe Mesic, invece, si dice certo che all’inizio dei lavori della «troika» europea Lubiana toglierà il veto al processo di adesione della Croazia all’Ue e ribadisce altresì la sua piena fiducia alla Corte di giustizia dell’Aja e al Tribunale di diritto marittimo internazionale di Amburgo.
Il premier sloveno Boris Pahor intanto declina l’invito del suo omologo croato Ivo Sanader a presenziare ai campionati mondiali di pallamano in svolgimento a Zagabria. «Il tifo sugli spalti non è il luogo più acconcio per affronatre temi politici estremamente delicati e importanti», sostiene Pahor. Ma il premier sloveno non sbatte la porta in faccia a Zagabria. «Con Sanader potremo sicuramente incontrarci. Quando e dove cercheremo di deciderlo attraverso i canali diplomatici». Gli risponde il principale mediatore croato per l’adesione all’Unione europea. «La Slovenia – afferma – ha bloccato solo alcuni capitoli, mentre le trattative tra Zagabria e Bruxelles proseguono».
E la posizione dell’Europa? È affidata a Krisztina Nagy, portavoce di Rehn. «Di fronte a casi diplomatici molto sensibili, come quello a cui ci troviamo di fronte, c’è un tempo per la diplomazia pubblica e uno per la diplomazia silenziosa, Questo è il tempo della diplomazia silenziosa». Il rischio è che sia fin troppo silenziosa, perché instaurare un dialogo tra sordi sembra una missione impossibile anche per un premio Nobel come Martti Ahtisaari.
Da rilevare, infine che Aurelio Juri, eurodeputato sloveno, ha rassegnato le dimissioni dall’incarico di vicepresidente della commissione parlamentare congiunta dell’Ue e della Croazia a causa dei suoi punti di vista in merito al contenzioso confinario sloveno-croato che sono in contrasto con le prese di posizione del governo sloveno e del Partito socialdemocratico, al quale Juri appartiene. L’eurodeputato, infatti, ha più volte dichiarato la sua contrarietà al blocco di Lubiana al processo di adesione croato all’Ue indicando nell’arbitrato internazionale la soluzione più adeguata. Il problema si fa sempre più complesso, una sorta di nodo scorsoio che si sta stringendo attorno al collo dell’intero processo di allargamento a Est dell’Unione europea.