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Slovenia: l’Italia non ha fatto i conti (Il Piccolo 21 gen)

LETTERE

Non credo che il presidente della Slovenia Turk abbia voluto giustificare con le sue parole «le malefatte dell’armata del IX Corpus e dei partigiani slavi». Interpreto diversamente il suo pensiero. Secondo me Turk vuole dire che l’Italia non ha ancora fatto veramente i conti con il male che il fascismo fece nei confronti degli sloveni (e dei croati) in queste zone. L’intervento dell’avv. Gianluigi Devetag sembra avvalorare proprio tale tesi, e cioè che l’Italia non vuole assumere fino in fondo le sue responsabilità per gli avvenimenti accaduti durante il periodo fascista. Infatti, egli afferma che «durante la guerra il fascismo si macchiò certamente di episodi di violenza e di squadrismo». È possibile che l’avv. Devetag ignori la violenza sistematica, e non episodica, che il fascismo esercitò nei confronti delle popolazioni slave durante tutto il ventennio fascista, e quindi ben prima dello scoppio della guerra? Continua, l’avvocato, dicendo che «la popolazione italiana rinnegò con la lotta di liberazione» tali «episodi», come se non sapesse che alla lotta di liberazione partecipò solo una parte della popolazione italiana e che non è stata affatto una sollevazione di massa. Ignora forse che anche dopo «l’approvazione della Costituzione repubblicana, che vieta ancor oggi la ricostituzione del Partito Fascista», si fondò un partito postfascista dal nome Movimento Sociale Italiano, e che a Gorizia tale partito poté, già negli anni cinquanta, vantare un numero di consiglieri non indifferente, e più alto che nel resto del paese?

Devetag afferma che «la condanna del fascismo da parte dell’Italia è ed è sempre stata da subito dopo la guerra, netta e senza remissione e l’antifascismo militante è stato riconosciuto come una sollevazione che aiutò certo a liberare il Paese dai tedeschi invasori e dal fascismo». A me sembra invece che l’Italia sia ancora oggi molto divisa a riguardo. Leggo nei giornali quotidianamente che una parte d’Italia vuole mettere sullo stesso piano i partigiani e gli antifascisti che lottarono per la libertà di cui gode l’Italia oggi, e coloro che scelsero la repubblica di Salò. Ancora oggi a Gorizia i reduci della X Mas, fascisti e collaboratori delle forze naziste che occuparono la città, vengono ricevuti con tutti gli onori in Municipio dalle giunte di centrodestra. Ricordo inoltre che una commissione di storici italo-slovena, nominata congiuntamente dai governi italiano e sloveno con l’obiettivo di avviare un processo di pacificazione, ha già prodotto un resoconto approfondito dei rapporti tra i due popoli dall’ inizio del XX secolo al 1957, resoconto che è stato ufficializzato dalla Repubblica di Slovenia già nel 2000 ma, inspiegabilmente, non ancora dai governi italiani succedutisi in questi anni. Infine scopro, leggendo un recente articolo apparso sul Piccolo, che durante un incontro dello scrittore triestino Boris Pahor con il pubblico di Gorizia a San Rocco dell’estate scorsa, mentre Pahor parlava delle violenze subite dalla minoranza slovena nel periodo fascista, ben prima della guerra s’intende, il nostro primo cittadino Ettore Romoli si è alzato in piedi e ha lasciato la sala.

Nadia Slote, Gorizia

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