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Slovenia, ok sui confini: Croazia verso la UE (Il Piccolo 24 mar)

di FRANCO BABICH

LUBIANA La Corte Costituzionale slovena ha espresso ieri parere positivo sull'Accordo che stabilisce le modalità di soluzione del contenzioso confinario con la Croazia, spianando così la strada per la sua ratifica da parte del parlamento di Lubiana, e rimuovendo uno degli ostacoli all'adesione della Croazia alll'Unione europea.

L'Accordo, questo il parere dei giudici, espresso con 8 voti a favore e uno contrario, non e' in contrasto con la Costituzione slovena. Per il premier sloveno Borut Pahor, che ha voluto sentire l'opinione dell'Alta corte, si tratta di un successo importante, ma non ancora definitivo. Il governo deve ora decidere se sottoporre l'intesa anche a un referendum consultivo prima di inviarla alla Camera per la ratifica e resta da risolvere pure la questione di quale maggioranza – semplice o qualificata – sia necessaria per ratificare l'intesa. La Croazia ha ratificato il documento gia' nel novembre del 2009.

La disputa sul confine tra Croazia e Slovenia risale ai primi anni Novanta, quando i due Paesi della ex Jugoslavia dichiararono l'indipendenza, e da allora è stata alla base di numerosi scontri diplomatici. Lo scorso anno, volendo costringere Zagabria ad arrivare a un accordo, Lubiana aveva bloccato per dieci mesi i negoziati di adesione della Croazia all'Unione europea, ripresi poi dopo la firma dell'accordo. Per questo suo veto dettato da una questione bilaterale, Lubiana era stata criticata in ambienti diplomatici di «abusare» della sua posizione di membro dell'Ue contro la Croazia. L'accordo, firmato dai premier Borut Pahor e Jadranka Kosor lo scorso 4 novembre a Stoccolma, prevede l'istituzione di un organismo composto da cinque arbitri che avranno il compito di tracciare la linea di confine garantendo però alla Slovenia «un legame» con le acque internazionali. Questa formulazione poco chiara è stata oggetto di accesi dibattiti sia in Slovenia che in Croazia.

A Lubiana si teme infatti che possa essere interpretata come diritto al libero accesso al mare aperto, senza però un contatto diretto, a Zagabria, invece, che possa costringere la Croazia a cedere circa 200 km2 del suo territorio marittimo. Come spiegato ieri dai giudici della Corte costituzionale, l'Accordo non e' in contrasto con la Costituzione in quanto non definisce la linea di confine, ma stabilisce soltanto le modalità di operato della Corte arbitrale.

Il contenzioso, ricordiamo, riguarda due grandi problemi: il confine marittimo nel golfo di Pirano e quello terrestre. Entrambi i Paesi sono concordi che come punto di partenza debba essere presa la situazione in data 25 giugno 1991, ossia quella al momento dell'indipendenza, ma le interpretazioni di quella situazione divergono. Per quanto riguarda il confine terrestre, all'epoca infatti i confini amministrativi dei comuni non coincidevano con quelli dei libri catastali, mentre per quanto riguarda il golfo di Pirano, il confine tra le repubbliche all'interno dell'ex Federativa non era mai stato stabilito. Uno dei punti contesi, tra quelli del confine terrestre, e' anche un'area di oltre cento ettari a sud del Dragogna: la zona faceva parte del Comune di Buie (Croazia) ma anche del comune catastale di Sicciole (Slovenia).

Tornando al parere della Corte costituzionale slovena, si registrano gia' le prime reazioni. Soddisfatti a Lubiana i partiti di governo, che a questo punto stanno pensando anche di rinunciare al referendum consultivo. Una decisione sara' presa nei prossimi giorni, dopo che il premier Pahor incontrera' tutti i leader dei partiti parlamentari.

L'opposizione e' comunque cauta e continua ad insistere sulla necessita' di ratificare l'intesa con la maggioranza qualificata dei due terzi dei deputati, cosa che pero' significherebbe una probabile bocciatura dell'Accordo. A Zagabria per ora non si sono pronunciati ne' la premier Kosor ne' il presidente della Repubblica Josipovic. Solo il ministro degli esteri Gordan Jandrokovic si e' detto soddisfatto, senza pero' dimenticare di sottolineare come Zagabria ha gia' da tempo ratificato l'intesa.

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