Critiche anche le parole della presidente della commissione Esteri del Parlamento sloveno, Janja Klasinc (foto) la quale fa notare come già ora i diplomatici all'estero pagano di tasca propria le spese dei propri cellulari se questi superano l'importo di 45 euro mensili, come per le cene di rappresentanza nelle ambasciate a cucinare sono le mogli stesse degli ambasciatori e come con l'aiuto degli sponsor a mala pena si riesce a trovare il denaro sufficiente a celebrare la festa nazionale. Le paghe dei diplomatici sloveni, ammette la Klasinc, sono sì più alte di quelle dei funzionari del ministero in patria, ma anche le spese all'estero sono più elevate e comunque gli stipendi delle feluche slovene sono comunque più bassi di quelle degli altri stati m.man. di Mauro Manzin wTRIESTE La diplomazia slovena è sull'orlo del fallimento. Politico? No, economico. «Non c'è più spazio di manovra, se i finanziamenti per il Ministero degli esteri subiranno ulteriori tagli sarà messo in pericolo il funzionamento della diplomazia slovena e anche gli interessi strategici di politica estera». Così una nota ufficiale del Ministero degli esteri della Slovenia commenta la possibilità di ulteriori tagli del 10% nella prossima Finanziaria. Insomma c'è il rischio di avere una "diplomazia trash", come l'hanno già chiamata i media sloveni. Il ministero fa sapere di aver già tagliato lo scorso anno 35 posti di lavoro all'estero, di aver diminuito il limite delle abitazioni, di aver trasferito ambasciate e residenze in edifici più a buon mercato, di aver diminuito le paghe agli addetti, di aver venduto gran parte del parco macchine, di aver tagliato i viaggi di lavoro, di aver diminuito le spese telefoniche e per i quotidiani… In aggiunta a ciò non sarà più possibile coprire le spese per le operazioni di pace dell'Onu, ammontate a 11 milioni di euro lo scorso anno, ma che saranno 22 milioni per l'anno in corso, e questo proprio quando la Slovenia punta a diventare membro non permanente del Consiglio di sicurezza della Nazioni unite. Se non arriveranno soldi freschi Lubiana dovrà cancellare ben 10 ambasciate dalla sua geografia diplomatica. Le sedi più a rischio sono quella di Stoccolma (la Svezia ha chiuso la sua ambasciata a Lubiana), Dublino e di Ottawa proprio nel momento in cui dal settore commerciale si chiede ad alta voce l'apertura di ambasciate in Bulgaria e in uno dei Paesi arabi. E dire che lo scorso anno il ministro degli Esteri Samuel Zbogar aveva definito la rete delle ambasciate slovene (57 in tutto consolati compresi) «piccola e a buon prezzo». Non la pensa così però il premier Borut Pahor che vuole chiudere un terzo delle rappresentanze diplomatiche. Il preside della facoltà di Scienze politiche dell'Università di Lubiana, Milan Brglez ha definito «adeguato» il numero attuale delle ambasciate ma «logisticamente mal distribuito». Al Ministero degli esteri sarebbero pronti, come conferma il portavoce Milan Balazic, a chiudere qualche rappresentanza, ma sono altresì contrari a un taglio a priori, per evitare danni alla politica internazionale ma anche alla strategia commerciale del Paese. E aggiungono che sono oramai lontani i tempi delle super spese, come quelle che sono state registrate in Spagna ai tempi dell'ambasciatore Peter Reberc quando giunsero a Lubiana enormi conti da pagare per la rappresentanza, per la benzina della auto blu e per alcune altre irregolarità. Ora, dunque, il controllo è molto rigoroso. Attualmente, ad esempio, la Slovacchia enumera 78 ambasciate, l'Estonia 64, l'Irlanda 78. La Slovenia ne chiuderà alcune storiche ma vorrebbe però aprirne altre nei cosiddetti Paesi in via di sviluppo dove le possibilità commerciali e di investimento sono molto elevate. Nel contempo molte sedi sarebbero trasferite a Lubiana dove «ambasciatori viaggianti» svolgerebbero le proprie funzioni direttamente seduti su una scrivania nella capitale. Insomma il caos impera. L'allarme è dunque alto nella sede del Ministero degli esteri «perché – come ha affermato il portavoce Balazic – ulteriori tagli costituirebbero un impoverimento vuoi della politica così come dell'economia del Paese e dei suoi stessi cittadini. Insomma la Slovenia proprio non si merita una diplomazia da clochard».