"Difesa Adriatica", anno X, n. 6, giugno 2004
In questi anni l’Associazione ha acquisito nuovi spazi, più ampia visibilità, e progetta il suo futuro. Da questo mese i Lettori troveranno quattro pagine in più, a conferma della crescita di interesse e di attività intorno ai temi che ci sono più cari e vicini. Per ricordare, e per rilanciare un’Associazione vitale e attenta alla politica come alla cultura, per sostenere le ragioni della storia giuliana e dalmata.
In questo numero:
In apertura, il fondo del Presidente nazionale, Lucio Toth, L’amarezza di appartenere ad un Paese sempre diviso, un commento sulla difficile condizione di ‘essere italiani’ e al contempo della tenace volontà di esserlo sempre manifestata dai giuliani e dai dalmati, sin dai primi moti risorgimentali: «Perché abbiamo sofferto tanto da questa Italia amata? – scrive tra l’altro Toth nel suo fondo – Perché ne soffriamo ancora ed è così difficile aspettarci da lei qualcosa di buono? Non per i sacrifici patiti, perché di quelli siamo fieri. Ma per il silenzio, l'indifferenza, l'ignoranza, a volte il dileggio. […] Non perché in questo Paese qualcuno non ci ami e ci apprezzi. Ma perché questo Paese è sempre diviso. Non tanto in senso orizzontale, tra nord e sud, che è una divisione da operetta. […] Ma la divisione grave, […] è la divisione durissima verticale. Il Paese è sempre spaccato in due, da Adua in poi. Il governo non rappresenta mai tutta l'Italia, ma – sì e no – una metà». L’Autore propone quindi una riflessione sulle ragioni della fragilità dell’immagine dell’Italia all’estero così come al suo interno, di contro alle più alte ragioni di orgoglio che derivano dall’appartenenza ad una Nazione di grandi tradizioni e di sempre rinnovata generosità di esempi.
Sempre in prima è pubblicata la cronaca del convegno L’Istria e i media: per un corretta informazione svoltosi a Trieste a cura dell’Anvgd nazionale e del Comitato provinciale triestino, il 7 maggio scorso.
Il resoconto, firmato da Rosanna Turcinovich Giuricin, riporta gli interventi di Lucio Toth, Presidente nazionale dell’Associazione, di Renzo Codarin, Vicepresidente, del sindaco del capoluogo giuliano Roberto Di Piazza, del parlamentare Ettore Rosato, del consigliere regionale Sergio Dressi, di Claudio Grizon, direttore del CDM, nonché dei relatori intervenuti: Pasquale D’Alessandro, vicedirettore di RAI 3 e responsabile del programma ‘Enigma’, di Anna Maria Mori, giornalista e scrittrice, autrice di alcune trasmissioni su Cinquant’anni di solitudine andate in onda negli anni Novanta su RAI 1, di Roberto Morelli, direttore dei programmi informativi dell’emittente triestina Telequattro, di Pierluigi Sabatti, responsabile delle pagine dedicate all’Istria e a Fiume de “Il Piccolo”, di Marisandra Calacione, regista programmista.
È seguita la proiezione di un video dell’Anvgd, introdotto da Lucio Toth e Alessandro Centenaro, realizzato dalla Venicefilm production di Padova, intitolato Esodo nel quale attraverso immagini d’archivio e testimonianze si ripercorrono le tappe che hanno portato 350.000 persone a scegliere la via dell’esilio e a ricostruire altrove la propria esistenza.
«Fatti e commenti» è il titolo della nuova rubrica che trova spazio alla pagina 2, nella quale è pubblicato, tra l’altro, un commento di Mario Dassovich, Il caso giudiziario Oskar Piskulic, sull’esito del processo svoltosi a Roma contro alcuni personaggi croati fortemente indiziati dell’assassinio di alcuni esponenti italiani, nel quadro della pulizia etnica praticata dai partigiani di Tito nella Venezia Giulia negli anni 1943-’45 ed oltre, mirante a costringere alla fuga la popolazione autoctona italiana dei territori orientali.
La pagina 3, sotto la rubrica «Cultura e libri», ospita un estratto della relazione del prof. Stefano Verdino al Convegno di studi Enrico Morovich e il Surrealismo in Italia, svoltosi a Trieste nel 2002, e del quale sono ora editi gli Atti a cura dell’Istituto Giuliano di Storia, Cultura e Documentazione. Verdino, docente nell’Università di Verona, firma il contributo su Surrealismo e testimonianza civile, con il quale pone in evidenza quanto la narrativa e la poetica dello scrittore fiumano abbia risentito e testimoniato della frattura dell’esodo.
La pagina 4 vede come sempre pubblicati l’intervento del consulente legale dell’Anvgd, avv. Vipsania Andreicich, questa volta dedicato alla questione dell’eventuale restituzione degli indennizzi ricevuti in caso di restituzione dei beni perduti. Seguono un prospetto aggiornato al maggio 2004 dello stato delle pratiche giacenti presso il Ministero dell’Economia e gli elenchi delle posizioni esaminate e liquidate nel corso delle sedute della Commissione interministeriale svoltesi nel mese di maggio 2004.
Quarantotti Gambini in fuga da Trieste occupata dai partigiani di Tito: un estratto del racconto tratto dal suo Primavera a Trieste, a pagina 5, restituisce al lettore l’atmosfera di terrore nella quale piombò la città giuliana e i componenti del Cln triestino, costretti a fuggire verso il Veneto in quanto ricercati dalla polizia politica jugoslava che mirava alla deportazione ed alla soppressione degli esponenti dell’Italia democratica contrari all’annessione dei territori orientali alla Jugoslavia.
Due pagine intere dedicate alle attività dei Comitati, la 6 e la 7, dove trovano spazio le cronache e le immagini degli eventi promossi in Italia dalle sezioni locali dell’Associazione. Due pagine, invece di una, che dimostrano la vitalità e l’incisività degli interventi sul territorio nazionale in favore della divulgazione della storia della Venezia Giulia e della Dalmazia. Tra gli altri Comitati citiamo quello di Roma, con due importanti iniziative delle quali si dà ampio resoconto, di Genova e di Udine.
La pagina 8 si apre con l’intervento di Bernardo Gissi, Delegato all’Amministrazione dell’Associazione, all’inaugurazione a Savigliano (Cuneo) della via intitolata ai Martiri delle Foibe, presente anche il Presidente nazionale Lucio Toth. L’allocuzione riassume adeguatamente gli eventi storici che hanno preceduto e determinato la cessione della Venezia Giulia alla Jugoslavia di Tito e, in questo quadro, l’esodo della popolazione italiana e le difficili condizioni nelle quali si trovò per anni una volta riparata in Italia.
Cronache da Trieste, per il Raduno nazionale degli alpini, da Servigliano (oggi provincia di Fermo) per l’intitolazione di una via alle vittime delle Foibe, sono comprese nella pagina 9; nella pagina seguente sono pubblicati una rievocazione storica di Lucio Toth sulle nuove province di Fermo e Barletta, che pone in luce gli antichi legami con l’altra sponda adriatica particolarmente evidente nella storia dell’arte, un settore nel quale gli scambi di artisti e di esperienze legate al comune linguaggio architettonico e figurativo italiano hanno determinato nei secoli una koiné indiscutibile. «Artisti dalmati lavorarono a lungo nelle regione fermana e vi stabilirono botteghe di pittori, scultori e costruttori» scrive tra l’altro Toth. «Così Giacomo di Giorgio da Sebenico eresse portali di chiese e bifore di palazzi in stile gotico veneziano. Il Maestro di Elsino, pittore dalmata, dipinse polittici in città e paesi. Carlo Crivelli e il fratello Vittore vi lavorarono a lungo, dopo un fecondo soggiorno a Zara a metà del Quattrocento, da dove probabilmente erano originari. […]
Anche Barletta è stata posta a capoluogo di una provincia impegnativa: tutto il nord dell'antica Terra di Bari, con città e castelli di prim'ordine per storia, arte e cultura: Andria, Canosa, Trani, la stessa Barletta e quel sito unico e misterioso che è Castel del Monte, […] Ma anche nel Medioevo i legami tra le città di Barletta, Trani e Bisceglie con l'altra sponda furono stabili e frequenti, come ricordano i trattati di cooperazione tra queste città e i liberi Comuni dalmati, che si riconoscono vicendevolmente garanzie giudiziarie e privilegi commerciali, con fondaci e rappresentanze consolari. E anche qui scambi di giudici e di funzionari pubblici, di artisti e lapicidi, fino al Rinascimento. A Barletta lavorarono alla chiesa di S. Andrea artisti ragusei e Francesco Laurana scolpì ad Andria uno dei suoi busti virili più famosi, quello del Duca Francesco II Del Balzo.
Altrettanto nota è la strettissima parentela stilistica tra il romanico pugliese e quello dalmato, da Arbe a Cattaro. Impressionante la somiglianza dei campanili (Traù, Trani, Arbe, Palo del Colle), delle navate delle cattedrali, dei matronei (Zara, Bari, Bitonto, Curzola, Barletta), dei portali e dei rosoni, delle porte scolpite, delle icone bizantine tipiche della tradizione veneto-greca».
Oliviero Zoia, Segretario nazionale dell’Anvgd, firma quindi un commento sulle tappe istriane del Giro d’Italia 2004 di ciclismo. Un Giro ‘del cuore’ che ha toccato alcune delle più belle località dell’Istria e che l’autore cita non tanto come sportivo dilettante, quanto come esule toccato dalle immagini diffuse dai media.
A Bepi Nider, poeta e giornalista, è dedicato a pagina 11 il primo dei ritratti per la rubrica «Personaggi», dovuto a Donatella Schürzel, dal titolo Nider, una voce per Rovigno. Nella stessa pagina si dà notizia della stampa, a cura dell’Associazione, del volume divulgativo dell’arch. Valerio Pellegrini Opere di architetti dalmati e istriani nella Penisola italiana dall'età del Rinascimento, presentato recentemente alla Biblioteca nazionale centrale di Roma. In particolare, l’arch. Livio Ricciardi, nel presentare l’opera ha illustrato in dettaglio, oltre alle più significative opere realizzate nella Penisola dai vari artefici (a cominciare da Luciano Laurana), le caratteristiche architettoniche della Cattedrale di Sebenico, l'opera più importante di Giorgio Orsini.