Spalato e Zara travolte dalla Seconda guerra mondiale

C’è stata un’interessante conferenza con diapositive il 28 ottobre 2021 presso l’Accademia Città di Udine di via Anton Lazzaro Moro, in collaborazione con Comitato Provinciale di Udine dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD). L’evento si è tenuto con il contributo della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia e il patrocinio del Club UNESCO di Udine. Relatore è stato il dott. Bruno Bonetti, vice presidente dell’ANVGD di Udine, che può vantare degli avi di Dalmazia, nonché dei parenti dell’odierna e croata Split. Il titolo dell’incontro era “La fine di Spalato e di Zara Italiane 1943-1944”. Ha aperto la riunione Francesca Rodighiero, presidente dell’organismo organizzatore, mentre Bruno Ciancarella, segretario della stessa Accademia, ha curato l’accoglienza e la registrazione degli intervenuti.Rosalba Meneghini, del Comitato Esecutivo dell’ANVGD di Udine, ha portato il saluto di Bruna Zuccolin, presidente del sodalizio, ricordando il successivo appuntamento del Natale del Ricordo, fissato per il 21 novembre prossimo alle ore 10,30 per la santa messa alla Chiesa della Purità e, per il pranzo conviviale, alla Casa della Contadinanza, nel Castello della città.Bruno Bonetti ha parlato dei Dalmati italiani, due volte esuli nel 1920 e nel 1944, e presenti nelle loro terre sin dal Duecento. “La fine dell’egemonia italiana in Dalmazia ha avuto origine dopo il 1880, quando il serbo-croato è stata dichiarata lingua ufficiale, a scapito di quella italiana, in vigore sino ad allora – ha detto il relatore – dopo la Grande Guerra hanno dovuto venir via da Curzola, Lesina, Sebenico, Spalato, Traù, perché queste ed altre zone con una minoranza italofona sono state assegnate al Regno dei Serbi, dei Croati e degli Sloveni, poi c’è stato l’esodo del 1943-’44 da Zara che subì 54 bombardamenti aerei angloamericani suggeriti dai titini, per cancellare l’italianità della città, con vestigia romane e veneziane”.

Bonetti si è scusato con l’uditorio per le macabre immagini di odio balcanico che si apprestava a mostrare e commentare, ma “bisogna vedere e capire perché questi fatti non devono più accadere”. Il 12 giugno 1942 è niente meno che il vice federale Giovanni Savo, nativo di Spalato, alla guida del saccheggio della locale sinagoga, addirittura camuffandosi, per spregio, con i paramenti del rabbino. Vengono bruciati i rotoli sacri. Sono attaccati gli ebrei e saccheggiate sessanta abitazioni del ghetto. È il primo fatto avvenuto in Italia o in un territorio soggetto all’Italia da almeno centocinquant’anni. La devastazione della terza sinagoga più antica d’Europa ha visto la partecipazione non solo dei militi fascisti, di origine toscana e pure spalatini, ma anche di carabinieri italiani, secondo Luciano Morpurgo, esponente della comunità ebraica che parlò con i testimoni oculari. Gli scalmanati devastano l’interno del Tempio, compreso il piccolo museo della Comunità. Gettano dalle finestre libri di valore inestimabile, le argenterie, i mantelli rituali e le pregiate stoffe, che vengono raccolte dalle prostitute amanti delle camicie nere e da balordi di piccolo cabotaggio partecipanti al pogrom. L’ideatore del pogrom viene assassinato da un partigiano slavo nel 1943 e poi proseguirono tensioni e gravi violenze come quando, con l’arrivo dei partigiani di Tito dopo l’8 settembre 1943, furono trucidati circa 250 italiani. Al ritorno dei tedeschi, il 27 settembre 1943, a Spalato entrano gli ustascia, che spogliano e cacciano gli italiani. A fine maggio 1944, i tedeschi mandano via gli italiani anche da Zara, che cade alla fine di ottobre del 1944 in mano ai titini, le cui violenze (in particolare gli annegamenti) provocano l’esodo degli italiani superstiti.

Il racconto puntuale di Bonetti ha fatto la cronaca degli ultimi giorni di Zara italiana, martoriata dai bombardamenti e dalla fame, contesa dagli ustascia, circondata da partigiani e cetnici, fino all’esodo di oltre 8mila dalmati italiani ed è stato intervallato da riferimenti familiari, dalla fuga della prozia sul piroscafo Sansego, agli avi della Brazza, fino ai cugini spalatini con cui è in contatto ancor oggi.

Tra i partecipanti all’evento si sono notati Lucio Costantini, figlio di esuli da Buie, socio ANVGD, e la professoressa Renata Capria D’Aronco, presidente del Club UNESCO di Udine, con altri soci dello stesso circolo. Al termine dell’apprezzata esposizione, tra gli altri, sono intervenuti Livio Sessa, socio ANVGD con avi dalmati due volte esuli prima da Curzola e poi da Pola, e il professor Ugo Falcone, storico militare e consigliere comunale a Udine. Falcone, ad alcuni soci ANVGD, ha anticipato la prossima intitolazione da parte del Comune di Udine di un sito a Norma Cossetto, violentata e uccisa dai titini il 5 ottobre 1943 nella foiba di Vila Surani.

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Testi di Bruno Bonetti e Elio Varutti. Networking a cura di Tulia Hannah Tiervo, Sebastiano Pio Zucchiatti e E. Varutti. Lettore: Bruno Bonetti. Fotografie di Elio Varutti e dall’archivio dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, che ha la sua sede in Vicolo Sillio, 5 – 33100 Udine. Telefono e fax 0432.506203 – orario: da lunedì a venerdì ore 9,30-12,30. Presidente dell’ANVGD di Udine è Bruna Zuccolin.

Fonte: ANVGD Udine – 30/10/2021

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