Josip Perković, l’ex capo dei servizi segreti della Croazia all’epoca del socialismo, ha deciso di uscire finalmente allo scoperto. Perković, ricercato dalla polizia tedesca perché sospettato di essere coinvolto nell’omicidio del dissidente croato Stjepan Đureković avvenuto in Germania nel 1983, si è detto pronto a testimoniare. A determinate condizioni sarebbe disposto anche ad andare a Monaco di Baviera per rispondere alle domande degli inquirenti tedeschi, ma è più probabile che possa rendere la sua deposizione in videocollegamento.
A suo tempo l’ex capo dei servizi segreti comunisti si era detto pronto a incontrare gli investigatori tedeschi nel caso questi fossero venuti a Zagabria, ma essi, a detta sempre di Perković, avevano preferito non mettersi in viaggio, sostenendo che in Croazia non si sentivano sicuri. La discesa in campo dell’uomo di cui si parla già da settimane in Croazia potrebbe togliere d’impaccio la diplomazia e il mondo politico di Zagabria. Il governo di Zagabria infatti, proprio nei giorni in cui il Paese ha fatto il suo ingresso in Europa, ha aperto un fronte con Bruxelles, imponendo l’approvazione di una legge con la quale è stato fatto in modo che il mandato di cattura europeo non possa essere applicato in Croazia per i reati commessi prima del 2002. Questo ha fatto sì che il mandato di cattura spiccato dalla Polizia tedesca nei confronti di Perković non sia stato applicato.
L’ex capo dei servizi segreti comunisti e poi alto funzionario dei servizi d’informazione della Croazia indipendente ha dichiarato alla stampa di non essere coinvolto nell’omicidio del dissidente Stjepan Đureković. Ha escluso pure che i servizi segreti della Croazia socialista, per conto dei quali lavorava, avessero a che vedere con quell’omicidio. Per l’assassinio di Stjepan Đureković a suo tempo in Germania era stato condannato all’ergastolo Krunoslav Prates: ora il processo dovrebbe essere ripetuto e questo potrebbe dare a Perković l’occasione per rendere la sua versione dei fatti.
Se la Germania si accontentasse della sua testimonianza e rinunciasse a chiederne la consegna, il governo di Zagabria potrebbe tirare un sospiro di sollievo. Verrebbe a cadere di fatto il sospetto, ventilato dalle file del centrodestra, che le modifiche di legge della discordia siano state approvate per difendere i killer comunisti.
Quest’accusa brucia parecchio al premier e leader socialdemocratico Zoran Milanović, che per scrollarsi di dosso questo potenziale “marchio d’infamia” che l’opposizione gli vuole appiccicare, non rinuncia alle modifiche costituzionali tese a impedire che gli omicidi a sfondo politico commessi all’epoca del passato regime comunista possano cadere in prescrizione.
L’iniziativa, lo ricordiamo, non ha ottenuto i voti necessari al Sabor in sede di Commissione affari costituzionali, perché si sono defilati, votando contro, i partner della coalizione di governo, ossia i Popolari e il Partito democratico autonomo serbo. Zoran Milanović, esacerbato, ha ribadito che, passate le ferie, fra otto settimane ritornerà alla carica per le modifiche costituzionali. Il premier ha preso di mira apertamente i Popolari, rilevando di dare loro due mesi di tempo per capire l’essenza delle modifiche alla Costituzione. Appare evidente, dunque, che la tenuta della coalizione di centrosinistra, sia nuovamente messa a dura prova.
Dario Saftich
“la Voce del Popolo” 15 luglio 2013
Il dissidente jugoslavo Stjepan Đureković, del cui omicidio in Germania nel 1983 è accusato l’ex agente dell’Ubda Josip Perković (foto www.jutarnji.hr)