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Sport in lutto, è morto Emilio Felluga (Messaggero Veneto 20mar15)

 

Era l’uomo che inseguiva i sogni, Emilio Felluga. E aveva un privilegio: sapeva realizzarli. Rendeva possibile ciò davanti a cui chiunque altro si sarebbe arreso: riusciva a farsi spalancare anche le porte più inaccessibile, annullava i conflitti, sapeva mettere d’accordo tutti. Impresa improba in una regione piccola geograficamente ma tanto complessa. Ci riusciva senza alzare la voce. Con una battuta. Con un sorriso. Il suo mondo lo aveva raccontato un paio di anni fa in un libro. Lo riassumeva il titolo. “Sognavo il Tour de France (ma non avevo la bicicletta)”. Memorie di un artigiano dello sport, era il sottotitolo. Modestia vera, quella che appartiene a chi ha valori tanto saldi da potersela permettere. Qualcuno lo chiamerebbe “low profile”, con snobistico sdegno. […] Emilio Felluga era riuscito a dare un volto umano a un Coni che invece altrove spesso ha esibito, tra i corridoi delle federazioni romane, rincorse a poltrone e autorefenzialità. In Friuli Venezia Giulia bastava bussare e chiedere. Eppure dietro al sorriso di Felluga c’era una giovinezza fatta di dolore e amarezza. I primi anni, amicizie, momenti sportivi nella sua Isola d’Istria. Un capitolo che le umiliazioni dell’occupazione titina e l’esodo avrebbero potuto cancellare. E invece anche a Trieste Emilio si era portato dietro la sua Isola. Con le amicizie più sincere rimaste, con l’amatissima e gloriosa Pullino cui aveva restituito una nuova vita insieme a chi condivideva quel sogno, con l’impegno nella rivista “Isola Nostra” che resta il legame più tenace con chi, ai tempi dell’esodo, ha scelto o ha dovuto non fermarsi a Trieste e andarsene più lontano.

 

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http://messaggeroveneto.gelocal.it/udine/cronaca/2015/03/04/news/sport-in-lutto-e-morto-emilio-felliga-1.10979656

 

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