Ricorre oggi, 21 novembre, l’anniversario della morte avvenuta nel 1916 di Francesco Giuseppe d’Asburgo, Imperatore d’Austria-Ungheria e antagonista principale del percorso risorgimentale italiano. Salito al trono nel 1848 durante la Primavera dei Popoli che in Italia divenne ben presto Prima guerra d’indipendenza, il giovane imperatore guidò la repressione dei moti scoppiati non solo nella nostra penisola, ma anche in Polonia e a Budapest. Dopo aver ceduto in seguito alla Seconda e Terza guerra d’indipendenza gran parte dei domini austriaci in Italia al nascente Stato unitario dei Savoia, avrebbe deliberato attraverso il Consiglio della Corona un politica di persecuzione e snazionalizzazione nei confronti delle residue comunità italiane presenti in Trentino, Venezia Giulia e Dalmazia. Contestualmente si attuavano politiche sempre più generose nei confronti di sloveni e croati, dimostratisi leali sudditi e devoti soldati durante le agitazioni degli anni precedenti.
All’interno della comunità italiana nella duplice monarchia (i cosiddetti “italiani d’Austria”) si sarebbe sviluppato l’irredentismo, le classi dirigenti liberal-nazionali cercavano di salvaguardare le peculiarità identitarie e culturali all’interno dei consessi elettivi e non mancavano gli “austriacanti”, i quali anteponevano alle aspirazioni patriottiche l’interesse per l’ordine che le autorità asburgiche assicuravano e la prosperità che derivava dalle attività del Porto Franco di Trieste.
Nell’estate del 1914 scoppiò quella che i contemporanei chiamarono Grande guerra a causa della dichiarazione di guerra che l’Austria-Ungheria fece alla Serbia, innescando un meccanismo di alleanze che in pochi giorni trascinò nel conflitto mezza Europa. Centinaia di sudditi italiani esfiltrarono nel Regno d’Italia per sottrarsi alla chiamata alle armi nell’imperial-regio esercito di “Cecco Beppe”, il quale nel corso del conflitto avrebbe accresciuto la sua fama di “impiccatore degli italiani” avendo mandato al capestro Cesare Battisti, Fabio Filzi, Damiano Chiesa e Nazario Sauro. Molti di più furono tuttavia i nostri connazionali che vennero inquadrati nei reggimenti asburgici e spediti al fronte, soprattutto in Galizia. Di loro parla Dino Radolovich (socio del comitato provinciale di Bergamo dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia) nel suo romanzo storico Siamo tutti eroi, che è stato presentato domenica 19 novembre nella Sala Consigliare del Comune di San Giovanni Persiceto che ha concesso il patrocinio all’evento organizzato dall’associazione Emilia Romagna al fronte e dal Comitato di Bologna dell’ANVGD.
Presenti l’assessore alla cultura, Maura Pagnoni e l’assessore al bilancio Massimo Jakelich, è intervenuto un numeroso e interessato pubblico: il pomeriggio ha visto alternarsi interventi del presidente di Emilia Romagna al fronte Fabio Poluzzi, dell’autore del volume e le letture espressive di Marina Martelli. La presenza di una rappresentanza delle Sentinelle del Lagazuoi ha consentito di svolgere un’interessante spiegazione delle divise dei soldati italiani e austriaci della Prima guerra mondiale.
Chiara Sirk, presidente dell’ANVGD Bologna, è intervenuta su “Nazario Sauro: istriano, uomo, patriota, eroe”., interessanti interventi sono stati poi effettuati da Giacomo Bollini e Stefano Casalgrandi di Emilia Romagna al fronte. Erano inoltre presenti i rappresentanti di diverse associazioni combattentistiche e d’arma: si è trattato di un pomeriggio ricco, vario e interessante, all’insegna della collaborazione tra diverse associazioni. [LS]