Ecco un’altra storia italiana di esuli di Fiume vogliosi di emigrare in Australia, come quella dei Pillepich e di molti altri fiumani sparsi per il mondo. Perché fuggire da Fiume dopo il 1945? Risposta facile: per evitare i picchiatori titini, oppure gli arresti notturni dell’OZNA, il servizio segreto di Tito e il grande terrore jugoslavo comunista.
Ecco cosa scrisse, il 7 gennaio 1950, il funzionario all’International Refugee Organization (IRO), agenzia delle Nazioni Unite dedita all’emigrazione transoceanica in seguito al colloquio con Silvio Basso, di Fiume. “Subject left country as he disliked that regime there” (Il soggetto ha lasciato il paese perché non gli piaceva quel regime lì). “The people are afraid of to express their own opinion, nobody is allowed to critizy the living conditions which have been very bad” (La gente ha paura di esprimere la propria opinione, a nessuno è permesso criticare le condizioni di vita che sono pessime). “Every pass has been controlled by spies” (Ogni passaggio è stato controllato da spie). “The people have been arrested for unknown reasons, and if left free, they have been so frightened, that they did not want to speak” (Le persone sono state arrestate per ragioni sconosciute e, se lasciate libere, erano così spaventate che non volevano parlare). “The impression was that there all is based on the fear” (L’impressione era che tutto si basasse sulla paura). “Therefore subject preferred to leave, as the never knew can happen him tomorrow” (Perciò il soggetto ha preferito andarsene, poiché domani non avrebbe mai saputo che gli sarebbe potuto succedere).
Meglio stare alla larga dai nuovi violenti padroni di Fiume, descritti nei documenti per l’espatrio in modo preciso. La presente ricerca si basa sui rari documenti inediti nell’Archivio di Bad Arolsen (Germania), da poco tempo disponibili nel web.
È una famiglia numerosa quella di Silvio Basso, nato a Fiume il 29 dicembre 1896, che fece domanda di assistenza per emigrare in Australia all’International Refugee Organization (IRO) il 7 gennaio 1950. O, per meglio dire: con lui se la son filata in tanti dal Golfo del Quarnaro. Nella scheda di registrazione a lui intestata c’è la sua famiglia, quella del figlio Sergio e di vari parenti ed affini. Ecco i suoi “begleitpersonen” (accompagnatori) a cominciare dalla moglie: Basso Superina Maria, nata a Fiume il 23 ottobre 1900. Poi c’è il figlio elettricista con la sua sposa: Basso Sergio, nato a Fiume il 19 settembre 1927 e Castelli Basso Elisabetta, nata a Fiume il 6 dicembre 1921. Poi la lista contiene meno dati: “Basso od. Cavo Giulia” (in adozione?), nata a Fiume il 17 novembre 1941; Basso Umberto; Basso nata Satina Antonini; Superina Pietro; Superina nata Segnan Maria; Kovach Giuliana in Gherovo, nata il 15 febbraio 1888 e Castelli Giovanni, nato a Fiume il 6 marzo 1921. È un elenco di 11 nominativi.
Stando ai documenti dell’Archivio di Arolsen Silvio Basso, diplomatosi nella locale scuola secondaria, a conoscenza delle lingue di italiano, croato, tedesco e inglese, nel periodo 1938-1941 visse a Fiume, lavorando come impiegato bancario alla Cassa di Risparmio che, secondo la guida di Massimo Superina, aveva sede a Palazzo Modello, in piazza Principe Umberto (Superina M 2023). Nel 1941 fu richiamato in servizio militare per un breve periodo a Sussak, in territorio occupato dal Regio Esercito, svolgendo le mansioni d’impiegato all’Ufficio emissione passaporti (Archivi di Arolsen). Dal mese di maggio 1941 fu di nuovo impiegato bancario fino al mese di dicembre 1946, quando la banca fu nazionalizzata dal Comitato Popolare. Allora Silvio Basso chiese di andare in un’altra regione italiana, così riparò in aprile del 1947.
Molto probabilmente il trasferimento avvenne con la corriera della CRI, oppure in treno, passando per Trieste e per il Centro smistamento profughi di Udine, perché la sua nuova destinazione fu: “Postbellica Camp at Brescia”. Secondo i dati dell’ANVGD un Centro raccolta profughi di Brescia aveva sede presso la Caserma ‘Boito’ di via Callegari. Bassi restò, da disoccupato, nel Campo profughi fino al mese di ottobre 1948, quando fu assunto al Credito bancario di Brescia, ottenendo il certificato di cittadinanza del Comune di Brescia dal mese di luglio 1948, dopo l’accettazione delle autorità jugoslave ad optare per l’Italia. Il figlio Sergio e la nuora Elisabetta, di nazionalità jugoslava, optarono nel 1948, ottenendo nel mese di settembre dello stesso anno l’assenso dalle autorità jugoslave.
L’analista dell’Ufficio IRO concesse l’espatrio come precisa il timbro per tale nucleo familiare vista la situazione che è di “care and maintenance legal and political protect” (cura e manutenzione protezione legale e politica). In data 7 gennaio 1950 la famiglia Basso risiedette a Brescia in via Lamarmora 43. Il supervisore dell’Ufficio IRO di Milano, S. J. Todorovic, firmò l’approvazione ad emigrare, ma dai documenti analizzabili negli Archivi di Arolsen, pare di dedurre che solo in tre partirono il 22 gennaio 1951 per il Venezuela: Sergio Basso, sua moglie Elisabetta e la nipote Giulia. Essi prima passarono per l’ultimo Campo profughi a Bagnoli (NA), da dove salpavano le grandi navi transoceaniche.
Lasciò Fiume pure l’alpino Idalco Zamò, classe 1926, dove lavorava sin da giovane. Con la seconda guerra mondiale fu inquadrato nella Brigata “Julia”, Battaglione di Frontiera di stanza a Fiume. Dopo l’8 settembre 1943 i nazisti circondarono la caserma imponendo l’arruolamento nelle truppe nazifasciste. Al suo rifiuto, seguì l’arresto e la deportazione nella Risiera di San Sabba a Trieste. Il suo treno per i campi della morte fu bombardato dagli alleati, perciò restò in Risiera. La notte del 30 aprile fu liberato prima dell’occupazione jugoslava. Con la divisa di alpino, Idalco cercò di ritornare a Fiume, ma fu intercettato dai titini che lo rinchiusero in un loro campo di prigionia da cui, tuttavia, riuscì a scappare. Passato l’Isonzo, raggiunse certi parenti in Friuli, stabilendosi a Manzano (UD), dove morì nel 2023 (Dissegna T 2023 : 32).
Pure Giusto Mihalić (1920-2005), dopo i primi di maggio 1945, tornò ad Occisla di Erpelle-Cosina (ex provincia di Pola, oggi Slovenia), suo paese natale, “ma fu arrestato dai titini che lo incarcerarono per un certo tempo – ha detto Enrichetta Del Bianco, sua nuora – da quella volta non è più ritornato là, il suo esodo verso il Friuli è del 1947, anche suo fratello Rodolfo, detto ‘Ruda’ del 1918, scappò dai comunisti ed emigrò in Australia, morendo a Melbourne nel 2003”.
Sono dunque tanti gli italiani partiti da Fiume, dopo l’occupazione jugoslava del 3 maggio 1945. Sono circa 54 mila i cittadini in fuga, su 60 mila abitanti, stando ai dati ministeriali delle Linee Guida per la didattica della Frontiera Adriatica.
Fonti archivistiche – Arolsen Archives, Archiv zu den Opfern und Überlebenden des Nationalsozialismus, Bad Arolsen, Deutschland, personen Basso Silvio, geburtsdatum 29.12.1896, in Fiume.
Fonte orale – Enrichetta Del Bianco, Udine 1951, int. del 10.2.2006 e del 11.11.2023 a Udine.
Cenni bibliografici
– Timothy Dissegna. “È morto a 97 anni Italco Zamò. Fu prigioniero di nazisti e titini”, «Messaggero Veneto», Cronaca di Cividale, Tarcento, Remanzacco, 13 dicembre 2023, p. 32.
– Marino Micich, “Il lungo esodo dall’Istria, Fiume e Zara (1943–1958)”, in: Giovanni Stelli, Marino Micich, Pier Luigi Guiducci, Emiliano Loria, Foibe, esodo, memoria. Il lungo dramma delle terre giuliane e dalmate, Roma, Aracne, 2023, pp. 67-177.
– Massimo Superina, Fiume a lavoro. Industrie, negozi e mestieri tra Ottocento e 1946, Padova, Associazione Fiumani Italiani nel Mondo, 2023.
– E. Varutti, I Pillepich di Fiume, esuli in Friuli e Trentino, col sogno dell’Australia, 1950, on line dal 5 novembre 2023 su varutti.wordpress.com
– E. Varutti, Altri Pillepich via da Fiume: Guerrino, Elvira e Raul a Genova, poi verso l’Australia, 1950, on line dal 29 novembre 2023 su evarutti.wixsite.com
Ringraziamenti – Oltre agli operatori e alla direzione degli Archivi di Arolsen (Germania) e dei siti web menzionati, si ringraziano l’architetto Franco Pischiutti (ANVGD di Udine) e Claudio Ausilio (ANVGD Arezzo) per la collaborazione alla ricerca.
Progetto e attività di ricerca di: Elio Varutti, Coordinatore del gruppo di lavoro storico-scientifico dell’ANVGD di Udine. Networking di Girolamo Jacobson e E. Varutti. Lettori: Claudio Ausilio (ANVGD di Arezzo), Sergio Satti (ANVGD di Udine) e i professori Enrico Modotti, Ezio Cragnolini e Stefano Meroi. Copertina: Domanda di assistenza IRO per l’emigrazione di Basso Silvio con fototessera assieme a quelle della moglie Maria Superina e del figlio Sergio, 7.1.1950 (Archivio di Arolsen).
Ricerche per il blog presso l’archivio dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, che ha la sua sede in via Aquileia, 29 – primo piano, c/o ACLI. 33100 Udine. – orario: da lunedì a venerdì ore 9,30-12,30. Presidente dell’ANVGD di Udine è Bruna Zuccolin. Vicepresidente: Bruno Bonetti. Segretaria: Barbara Rossi. Sito web: https://anvgdud.it/
Fonte: Elio Varutti – 22/12/2023