LETTERE
A 64 anni dalla strage di Vergarolla, in cui persero la vita oltre cento cittadini di Pola, in maggioranza donne e bambini (l'età media delle vittime fu di 26 anni), posso dire di essere uno degli ultimi superstiti. Ho ancora ben presenti, nella mente e nel cuore, lo strazio di quella giornata, che avrebbe dovuto essere di festa, il lutto di un'intera città e la decisione di esodare che il vile attentato fece definitivamente maturare nella quasi totalità dei polesani.
Fu subito chiaro quali fossero le matrici di quell’atto terroristico. La conferma ufficiale, se per caso ve ne fosse stato bisogno, è arrivata nel 2008 dopo l'apertura degli Archivi del Foreign Office, il Piccolo ebbe il merito di darne adeguata notizia. Per chi ancora non lo sapesse, la responsabilità di Vergarolla deve essere attribuita all'Ozna di Tito e ai suoi agenti (in questo caso, italiani).
Sconcerto e grande sorpresa provengono dal constatare come tra gli ignari figurino esponenti del mondo esule, che dopo 64 anni si ostinano a parlare di una lunga ”omertà” e di una tragedia ”tuttora” inspiegabile solo per loro.
Dovrebbero leggere almeno il libro di Fabio Amodeo e Mario Cereghino (Trieste: il confine orientale tra guerra e dopo guerra, vol. III, ed. Fvg 2008, pag. 64) a suo tempo distribuito dal "Piccolo".
Ezio Giorgi