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Stragi e realtà (Il Piccolo 12 apr)

LETTERE

Nel timore che l’attuale conformismo lo faccia sparire, ho visto domenica 5 corrente il film «Katyn» di Andrei Wajda. Alla cassa del cinema distribuivano un foglietto con il commento di Tullio Kezich. Il film, pregevole anche per farci rivivere «la tragedia dal punto di viste delle donne in attesa» di conoscere le sorti dei loro cari, è efficacissimo nel finale del colpo alla nuca sparato «uno per uno» dai russi agli ufficiali polacchi prigionieri di guerra nell’aprile 1940. Ma è anche utile come testimonianza del sistema di tacitare poi sistematicamente, anche ammazzandolo, chiunque intendesse testimoniare la verità. Kezich confessa di aver seguito, con i «creduloni», l’attribuzione del massacro prima ai russi, poi ai tedeschi. È strano che l’attento critico non ricordi un particolare, legato al fatto che anche la Germania «era un paese ordinato». Egli ricorda che «ai nazisti non parve vero di accusare i sovietici per il massacro di 15mila uomini.» E fa risalire la scoperta a «due anni dopo». I tedeschi sostituirono i russi a Katyn già nel 1941 e, se ben ricordo, non tardarono molto a raccontarci «l’orrore». Ma essi, con precisione teutonica, si affrettarono ad invitare nella foresta maledetta dei testimoni della Croce Rossa e di altre istituzioni internazionali, ai quali esibirono prove come copie di giornali trovate nelle tasche dei morti, che datavano inequivocabilmente il massacro all’aprile 1940. Pochi di coloro che presero atto allora di tali prove innegabili, confermate da testimonianze internazionali, credettero poi alla propaganda sovietica, pur aiutata dall’opportunismo conformista, particolarmente inglese, seguita da successivi lunghi silenzi. Il critico cinematografico ci ricorda anche che fu Gorbaciov nel 1990 a svelare «che il genocidio era stato voluto da Stalin». Tale promemoria eviterà che i nostalgici del «piccolo padre» definiscano il regista Wajda uno sciovinista polacco antisovietico.

Purtroppo negazionisti e riduzionisti di eventi tragici di mano comunista, o versioni che attribuiscono gli stessi ai «nazifascisti» non mancano, non solo per Katyn, ma per sepolture collettive più vicine a noi.

Italo Gabrielli

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