Risponde Marino Micich (Società di Studi Fiumani) alle reazioni apparse su alcuni siti internet successivamente alla pubblicazione sul “Corriere della Sera” del 25 maggio scorso dell’articolo di Alessandra Farkas Palatucci, tutte le ombre sulla vita dello «Schindler italiano» (link sul nostro sito http://www.anvgd.it/rassegna-stampa/15283-palatucci-tutte-le-ombre-sulla-vita-dello-lschindler-italianor-corsera-25mag13.html), nel quale la giornalista enumerava alcune significative riserve espresse da alcuni storici circa l’effettivo ruolo ricoperto da Palatucci nell’opera di protezione dei cittadini ebrei di Fiume.
«L’articolo della Farkas apparso sul “Corriere della Sera” – scrive Micich – dai toni perentori merita sicuramente un ridimensionamento a favore della figura di Palatucci, fervente italiano e di grandi se non eccezionali sentimenti umanitari. […] Tuttavia, a nostro avviso, esistono ancora molte ombre, non sull’onorabilità di Palatucci e sulla sua azione svolta in favore degli ebrei del fiumano o dei territori del più distante retroterra quarnerino, ma sul numero di persone che egli ha contribuito a porre in salvo dalla deportazione nei lager tedeschi».
«Noi sappiamo – prosegue il direttore dell’Archivio Museo Storico di Fiume in Roma – che anche Riccardo Gigante si adoperò per agevolare alcuni ebrei presenti a Fiume sin dal 1939 perché potessero espatriare (possediamo nel nostro archivio due lettere del senatore fiumano al Ministero competente del Regno d’Italia, che abbiamo anche pubblicato tempo fa). Ma su Gigante (che aveva la moglie ebrea) nessuno, a parte noi, ha mai speso ricerche in tal senso o messo in risalto le qualità morali), anzi sono oltre 13 anni che attendiamo il disseppellimento dei suoi resti unitamente a quelli di altri dieci italiani sepolti a Castua, dopo essere stati trucidati senza processo dai partigiani titini il 4 maggio 1945. Noi sappiamo anche che i fedeli aiutanti di Palatucci, gli agenti di P.S. Maione, Iacovella e qualche altro vennero stranamente risparmiati dall’OZNA il 4 maggio 1945, mentre gli altri 90 agenti della Questura di Fiume furono tutti infoibati nei pressi di Grobnico e di Costrena».
Per Gigante e gli altri agenti di polizia nessun ricordo né riconoscimenti postumi. Per Palatucci (che riteniamo senz’altro meritevole) si è messo in moto un meccanismo tale che non deve però gettare ombra sulle altre tragedie vissute e putroppo continuamente ignorate accadute a Fiume in quel triste periodo. A Fiume dal 3 maggio 1945 al dicembre del 1945 in soli otto mesi furono uccise 33 donne e 362 uomini su ordine dell’OZNA jugoslava e nel 1946 scomparvero altri 19 uomini e 2 donne (dati tratti dalla ricerca bilingue Le Vittime di nazionalità italiana a Fiume e dintorni. 1939-1947) a cura Società di Studi Fiumani e Istituto Croato per la Storia di Zagabria, Roma 2002).
Non solo alla fine del 1946 circa 20.000 fiumani erano già stati costretti ad abbandonare la città. Ci sarà mai vera giustizia per l’Olocausta e la sua gente?
Marino Micich
www@fiume-rijeka.it 5 giugno 2013