“Via Pola – Città dell’Esodo”. Così recita un cartello toponomastico alla periferia meridionale di Bergamo. Le case popolari di quella strada e delle vie limitrofe costituirono la borgata giuliano-dalmata che fornì finalmente una residenza a centinaia di esuli istriani, fiumani e dalmati che nell’immediato dopoguerra avevano trovato prima accoglienza in un adiacente Centro Raccolta Profughi. Il Crp della Clementina, uno degli oltre 110 che sorsero in tutta Italia, isole comprese, per gestire l’emergenza umanitaria dei nostri connazionali in fuga dalla dittatura comunista di Tito, il quale aveva annesso alla Jugoslavia gran parte della Venezia Giulia e le città di Fiume e di Zara per effetto del Trattato di Pace del 10 Febbraio 1947.
A differenza di altre località italiane, qui l’accoglienza fu buona, la comunità degli esuli adriatici si integrò nel tessuto sociale bergamasco ed è per questo che nel calendario di eventi che contraddistingue Bergamo Brescia Capitale italiana della cultura 2023 vi sono anche iniziative a cura dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia. Il Comitato provinciale di Bergamo e la Delegazione di Brescia, la quale analogamente insiste su un territorio che accolse generosamente alcune migliaia di profughi adriatici, nel progetto “Bergamo e Brescia città dell’accoglienza dell’Esodo. Luoghi, storie, MEMORIA e memorie” si rivolgono soprattutto alle scuole al fine di far comprendere le connessioni delle due province lombarde con le vicende del confine orientale, con particolare riferimento all’Esodo.
E se si parla di divulgazione riguardo gli esuli istriani, fiumani e dalmati, ormai un punto di riferimento imprescindibile è Simone Cristicchi, il quale in queste settimane ha riportato con successo nei teatri il suo lavoro di teatro civile “Magazzino 18” in una nuova edizione curata dal regista Antonio Calenda per celebrare il decennale dall’esordio di questa produzione del Teatro stabile del Friuli Venezia Giulia. Le ultime due tappe della sua tournée si sono svolte a Bergamo grazie all’impegno di Maria Elena Depetroni, presidente del comitato provinciale di Bergamo e vicepresidente nazionale dell’Anvgd. La sera di domenica 26 febbraio oltre 1500 persone hanno riempito il teatro Creber per assistere alla rappresentazione di Magazzino 18 nell’ambito di una serata in cui l’Anvgd ha coperto tutte le spese al fine di consentire l’accesso gratuito agli spettatori che si erano prenotati. La mattina dopo la sala era nuovamente gremita di pubblico, stavolta composto interamente da studenti, che hanno seguito con attenzione e trasporto emotivo la performance dell’artista romano ancora una volta realizzata grazie al contributo finanziario dell’Anvgd.
Porgendo un saluto all’inizio della serata, la professoressa Depetroni assieme al sindaco Giorgio Gori ha ripercorso le vicende della comunità giuliano-dalmata locale, il cui quartiere si trova poco distante da quella sala e la cui storia finalmente emerge come patrimonio della comunità nazionale. Il sindaco di Bergamo ha elogiato l’entusiasmo e la capacità operativa che la dirigente dell’Anvgd ha riversato in questa ed altre iniziative, le quali hanno contribuito a consolidare ulteriormente una collaborazione istituzionale che nei successivi eventi della Capitale della Cultura troverà ancora risalto.
Si è quindi alzato il sipario su una scena in cui Simone Cristicchi si è mosso con passione e ormai consolidata esperienza attoriale nei panni non solo del funzionario ministeriale Persichetti e dello Spirito delle masserizie del Magazzino 18, ma anche di tante vittime della storia del confine orientale la cui esistenza è terminata in fondo ad una foiba o nella disperazione di un campo profughi. Si può dire che lo Spirito delle masserizie sia la voce narrante, il conduttore di una carrellata vorticosa nelle vicende della travagliata prima metà del Novecento della frontiera adriatica. Lo Spirito ricorda l’incendio del Balkan da parte dei fascisti, ma pure l’uccisione di due marinai italiani a Spalato il giorno precedente per mano di nazionalisti jugoslavi; ricorda i civili jugoslavi morti di stenti nei campi di internamento del Regio Esercito di Arbe e Gonars, così come la tragica fine di Norma Cossetto, i deportati dai titini a guerra finita e le vittime della Risiera di San Sabba. È palpabile la tensione nel pubblico allorché Cristicchi impersona un’umile staffetta dell’esercito e ne segue il cammino sino al ciglio della foiba, tra violenze e crudeltà perpetrate dai suoi aguzzini partigiani comunisti jugoslavi, fino alla caduta in fondo alla fossa legato col fil di ferro al suo compagno di sventura che precipita dopo aver ricevuto un colpo di pistola alla nuca.
Man mano che la narrazione avanza concitata, Persichetti comincia ad avere contezza di cosa siano le foibe, di quali tragedie abbia attraversato l’italianità adriatica e soprattutto di cosa rappresentino quei mobili, oggetti di uso quotidiano e fotografie che si sono accumulati nel Magazzino 18 del Porto Vecchio di Trieste: legame con le radici che sono state violentemente recise e speranza di ricostruire una nuova esistenza lontano dal clima di terrore del regime di Tito. Nei dialoghi telefonici con il suo superiore al Ministero dell’Interno il burocrate incaricato dell’eliminazione di queste masserizie rappresenta quell’italiano medio, cui la scuola e l’informazione per oltre mezzo secolo non hanno fornito alcuna conoscenza di quanto avvenne a guerra finita nella Venezia Giulia, ma adesso lentamente, grazie all’istituzione del Giorno del Ricordo, comincia ad apprendere la verità. Verità scottanti, come il fatto che la strage di civili più sanguinosa della storia dell’Italia repubblicana si sia consumata sulla spiaggia di Vergarolla il 18 agosto 1946, ove l’esplosione di un deposito di mine disinnescate fece a pezzi donne, bambini e famiglie intere che si erano riunite in un’assolata domenica estiva per assistere ad una manifestazione sportiva. Una tragedia da cui emerge da gigante la figura di Geppino Micheletti, il medico che continuò ad operare e a salvare vite umane pur sapendo che tra i morti c’erano anche i suoi due figli.
Attraverso l’umiliazione dell’episodio del Treno della Vergogna veniamo portati nello squallore dei campi profughi, ove gli esuli vengono confinati in condizioni igieniche ed esistenziali terrificanti per lunghi anni, vivendo in malridotte baracche o in enormi ambienti in cui coperte appese a dei fili servono a separare fittiziamente famiglie ed esistenze che in molti casi scivolano disperatamente nell’alcolismo, nel suicidio o nella follia. E c’è chi come Marinella muore di freddo all’età di un anno nel Campo profughi di Padriciano sul Carso triestino durante un gelido inverno degli anni Cinquanta: mentre l’Italia si avvia al boom economico, una bimba di pochi mesi muore di freddo in una baraccopoli che accoglie ma al contempo isola dal resto del mondo famiglie di tutte le estrazioni sociali e politiche, la cui terra di origine ed i cui beni sono serviti a pagare il debito che tutta Italia uscita sconfitta dalla guerra aveva nei confronti della Jugoslavia vincitrice. Lo sradicamento dall’Istria è ben rappresentato da 1947 di Sergio Endrigo, cantautore polesano che per raccontare la sua nostalgia intitola la canzone con l’anno in cui la motonave Toscana svuotò di tutti i suoi abitanti la città di Pola, destinata all’annessione alla Jugoslavia titoista.
Da quella catasta di sedie che è diventata un’immagine simbolo del Magazzino 18 (che oggi ha ricevuto un adeguato allestimento museale nel limitrofo Magazzino 26) Cristicchi strappa infine alcune sedie e le sbatte sul palco, destinando ciascuna ad una di quelle persone di cui ha appena finito di raccontare la tragica esistenza. Ed in mezzo a quelle sedie il cantautore romano ha ricevuto una calorosa standing ovation da parte di un pubblico attonito e travolto dagli eventi di cui è finalmente venuto a conoscenza o che ha visto rappresentati su un palco in maniera tale da uscire dall’oblio e dal ricordo personale in cui erano confinati.
Il matinée di lunedì 27 febbraio ha ugualmente coinvolto una folta platea studentesca, che ha visto scorrere sul palco un compendio di storia del confine orientale coinvolgente ed emozionante, tragico ed istruttivo. Al termine della rappresentazione si è invece svolta l’ultima tappa delle premiazioni del Concorso 10 Febbraio bandito dal Tavolo di lavoro Ministero dell’Istruzione e del Merito – Associazioni degli Esuli istriani, fiumani e dalmati e che in quest’anno scolastico era intitolato “Amate sponde. Ricostruire dopo l’esodo tra rimpianto e forza d’animo”. Il Sottosegretario del Ministero dell’Istruzione Paola Frassinetti ha spiegato che nei giorni precedenti le classi vincitrici avevano compiuto il Viaggio del Ricordo, visitando i luoghi in cui si sono consumate le tragedie del confine orientale italiano (dal Magazzino 26 alla Risiera passando per la Foiba di Basovizza e visitando pure la Comunità italiana di Pirano). Ha portato un messaggio di saluto la Senatrice Alessandra Gallone, delegata del Ministro dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini, mentre erano presenti il dirigente del Ministero dell’Istruzione e del Merito Antonino Diliberto ed in rappresentanza dell’amministrazione comunale Marzia Marchesi, assessora al verde pubblico, edilizia residenziale pubblica, affari generali, educazione alla cittadinanza, pace, legalità e trasparenza, pari opportunità, che ha sempre seguito con interesse le attività dell’Anvgd cittadina.
Il dirigente dell’Ufficio Scolastico Provinciale Vincenzo Cubelli ha elogiato gli studenti per l’attenzione con cui hanno seguito lo spettacolo di Cristicchi e nei lavori vincitori dei concorsi scolastici dedicati al Giorno del Ricordo ha sottolineato la capacità di esprimere tradizione (cioè trasmettere storie, ricordi ed emozioni) e fantasia (nelle modalità espressive adottate per comunicare). La professoressa Donatella Schürzel, in qualità di vicepresidente nazionale vicario dell’Anvgd, ha ricordato come l’associazione da lei rappresentata abbia sostenuto dall’inizio il lavoro teatrale di Cristicchi, strumento prezioso per passare dal ricordo, che spesso è personale, alla memoria, che è collettiva: la forza emotiva dei ricordi unita alle fonti storiche consolida la conoscenza. L’ispettrice Caterina Spezzano ha, infine, svolto l’ultima delle premiazioni del Concorso 10 Febbraio, svoltesi quest’anno in maniera diffusa, poichè precedenti cerimonie di conferimento delle targhe ai vincitori si erano svolte a Roma alla Camera dei Deputati, al Palazzo del Quirinale ed alla Casa del Ricordo.
Lorenzo Salimbeni