di ROBERTA GIANI
TRIESTE «Abbiamo evitato la ”nostra” Val di Susa». Riccardo Riccardi, assessore regionale alle Infrastrutture, non minimizza il pericolo. Ma lo giudica ormai scampato: Italia e Slovenia sono pronte alla firma ufficiale. Quella che ratificherà il nuovo tracciato destinato a unire, nel segno dell’alta velocità e capacità ferroviaria, Trieste e Divaccia. Il gran giorno è fissato: i due governi si incontreranno, a meno di contrattempi, il 12 ottobre. A Trieste. E sposeranno la ”variante alta” che, bypassando la Val Rosandra e le proteste, tocca Villa Opicina e Sesana. Poi, a dicembre, la commissione intergovernativa italo-slovena completerà l’iter.
La corsa contro il tempo, però, non è vinta. Niente affatto: la tratta transfrontaliera è uno dei nodi, non l’unico. L’altro, ancor più spinoso, è tutto italiano: l’Unione europea pretende che la Tav nordestina prenda finalmente forma, con il progetto preliminare, entro il 31 dicembre. Ma il tracciato veneto è ancora nel limbo e Laurens Jan Brinkhorst, il coordinatore del progetto prioritario 6 e cioé del corridoio ferroviario destinato ad abbattere i tempi di percorrenza tra Lione e l’Ucraina, torna alla carica: caldeggia un vertice chiarificatore con i governatori di Veneto e Friuli Venezia Giulia, Luca Zaia e Renzo Tondo, ma denuncia la difficoltà a organizzarlo. E allora chiede aiuto al Comitato promotore Transpadana nato vent’anni fa con l’obiettivo di ”spingere” la Tav, oggi presieduto da Antonio Paoletti e Luigi Rossi di Montelera: «Ci siamo incontrati a Torino e il coordinatore europeo ha chiesto il nostro supporto» conferma Ida Cappelletti, responsabile operativo del Comitato. Detto e (quasi) fatto: il 13 ottobre, all’indomani dell’incontro italo-sloveno cui Brinkhorst non intende mancare, ci dovrebbe essere l’atteso rendez vous a tre. Sempre a Trieste: «Siamo in attesa di conferme. Contiamo di avere anche i presidenti di Confindustria e Unioncamere di Friuli Venezia Giulia e Veneto».
”Mr Corridoio V”, in verità, non è l’unico ad essere preoccupato: le associazioni imprenditoriali del Friuli Venezia Giulia, con il pieno appoggio del Comitato e del suo presidente Paoletti, scendono in campo a sostegno della Tav nordestina. A Trieste, in Camera di commercio, dodici associazioni tra cui Confcommercio, Confartigianato, Confindustria, Coldiretti, spedizionieri, terminalisti portuali, piccoli imprenditori e mondo cooperativo firmano infatti una dichiarazione congiunta in cui ribadiscono l’urgenza di progettare la tratta Venezia-Divaccia, chiedendo al governo e ai parlamentari il massimo sforzo, nonché il rispetto del cronoprogramma. La lunga dichiarazione, come sintetizza Paoletti, mette a nudo i punti più critici: sollecita una soluzione condivisa della tratta veneta, perora una progettazione più veloce della Ronchi sud-Trieste, intima l’avanti tutta sulla variante alta della tratta transfrontaliera, con annesso collegamento diretto con il porto di Trieste e raccordo con quello di Capodistria.
Le associazioni ricordano che la posta in palio è altissima: i fondi europei sono a rischio, se le scadenze ormai ravvicinate non vengono rispettate.
In tempo reale arrivano le prime rassicurazioni. Le istituzioni, in Camera di commercio, non mancano: c’è la Provincia di Trieste con Vittorio Zollia, c’è il Comune con Paolo Rovis, ci sono gli europarlamentari Debora Serracchiani e Antonio Cancian, in prima linea in commissione Trasporti a Bruxelles e, naturalmente, c’è la Regione. Tutti, seppur con accenti diversi, ripetono il concetto: la Tav è strategica e l’ultimo treno non si può perdere. Gli europarlamentari, nonostante l’una sia nel Pd e l’altro nel Pdl, lavorano da tempo in tandem. E ricordano la battaglia (non ancora vinta) sul Corridoio Adriatico-Baltico. «Sulle infrastrutture è fondamentale fare un gioco di squadra se non vogliamo che il Friuli Venezia Giulia rischi l’isolamento. Tondo e Zaia devono parlarsi e fare pressing sul governo. E tutti dobbiamo cercare la condivisione del territorio: a ottobre vedremo i no-Tav» afferma Serracchiani. «Sicuramente Zaia crede alla Tav. E, a giorni, emergerà la posizione del Veneto sul tracciato: sono convinto che la soluzione si troverà» assicura Cancian.
Sarà davvero così? Riccardi, pur non ”immischiandosi” nelle beghe venete dove la Tav potrebbe correre più o meno vicina alle spiagge, mentre in Friuli Venezia Giulia affiancherà l’autostrada, è ottimista. Assicura che si sta lavorando alacremente «per recepire le prescrizioni ambientali» sulla Ronchi sud-Trieste. Annuncia, soddisfatto, che sulla Trieste-Divaccia si sta andando avanti a pieno ritmo. E, infine, sulla Meolo-Ronchi sud ricorda che «Friuli Venezia Giulia e Veneto si sono impegnati a presentare il progetto preliminare entro dicembre. L’obiettivo è alla portata». L’assessore regionale, raccogliendo il plauso di Zollia, si spinge tuttavia oltre: la Tav è fondamentale, ma non basta. La rete esistente va riqualificata, e subito: «Dobbiamo mettere mano ai nodi ferroviari di Campo Marzio a Trieste e San Polo a Monfalcone in modo da aumentare la capacità di movimentazione delle merci». E, mentre Paoletti conferma l’interesse di «molti operatori» a entrare nel superporto Unicredit che (forse) verrà, Riccardi si leva l’ultimo sassolino: Italferr ha sollevato la ditta che, incaricata delle operazioni di carotaggio preliminari alla Tav, si è mossa senza autorizzazioni. Scatenando un piccolo, grande putiferio.