Ecco una storia fiumana poco nota del “terzino valanga”. Teodorico Goacci nacque ad Ancona il 21 febbraio 1898 e seguì a Fiume la famiglia, per il lavoro del babbo al silurificio Whitehead. Il padre era Cesare e la madre Rosina Moroni, una parente del compositore Pergolesi. Avevano dieci figli, come ha scritto Giacomo Bollini nel 2019. Abitavano nelle case destinate agli impiegati del silurificio in viale Italia.
Nel 1914 con la Prima guerra mondiale la famiglia, come molti altri italiani, venne internata in Bassa Austria, a Sankt Pölten, dove esisteva un grande campo di raccolta per italiani. Al momento dell’internamento Teodorico, affermato calciatore a Fiume, fu notato da Hugo Meisl, una della maggiori personalità del calcio austroungarico, calciatore e poi allenatore, ed ideatore del famoso Wunderteam, la nazionale austriaca delle meraviglie degli anni ‘30. Meisl lo prese sotto la sua ala protettrice e lo fece entrare addirittura nel giro della nazionale austriaca del periodo di guerra, menomata dalle tante assenze per cause belliche. Teodorico addirittura giocò al Prater di Vienna indossando la maglia del Rapid Wien una partita amichevole contro l’MTK di Budapest, vinta 2-0 dai padroni di casa. Il trattamento privilegiato della famiglia era dovuto alla sua bravura calcistica. Di ruolo difensore, fu definito dalla stampa “il terzino valanga” (Pamich C 1977, p. 4). Gli internamenti di triestini, istriani e fiumani non avvennero solo in Slovenia e Austria. È il fiumano Rodolfo Decleva che ha trattato gli internamenti di sudditi italiani del Quarnaro in Ungheria (Decleva R 2017 : 18).
Alla fine della guerra la famiglia Goacci rientrò a Fiume. Teodorico, per anni nel Villaggio operario di Sankt Pölten, era stato percorso dal desiderio di arruolarsi nel Regio Esercito italiano e dare il suo contributo alla guerra, decise di partecipare all’impresa di Fiume dannunziana: desiderando con tutto il cuore l’annessione della sua città adottiva all’Italia. Nel 1919 fu tra i primi italiani di Fiume a mettersi al servizio di D’Annunzio ed evidentemente la sua personalità e la sua intraprendenza si fecero subito notare. Divenne una delle quattro guardie del corpo del poeta-vate tanto che, anche in vecchiaia, amava ripetere con quel suo tipico accento: “Chi voleva andar dal comandante doveva passare sul mi corpo!”, come ha aggiunto Giacomo Bollini. Di notte lui e gli altri tre suoi compagni, letteralmente dormivano fuori dalla porta della camera di D’Annunzio, stesi per terra, a turno, pronti ad intervenire in caso di bisogno.
Una ricerca di Bollini fra il materiale del Vittoriale, che conserva gli archivi della Reggenza italiana del Carnaro, ha dato risultati sorprendenti che confermano in tutto e per tutto la storia che da anni, in famiglia, si tramanda. Teodorico è legionario fiumano (Elenco Ufficiale dei Legionari, p. 74), ma viene denunciato il 23 gennaio 1920 per non aver risposto alla chiamata alle armi del Regno d’Italia. A marzo risulta già inquadrato fra i volontari fiumani, nella Compagnia Noferi. Nelle carte dell’Associazione Nazionale Combattenti, Ufficio Stralcio Milizie Fiumane, è chiaramente scritto il suo percorso all’interno delle milizie fiumane: dapprima arruolatosi nel “Sursum Corda”, in data 7 giugno 1919, passò poi al battaglione Baccich-Ipparco– Annibale Noferi, Polizia militare e addetto alla persona del comandante Gabriele D’Annunzio. Il suo arruolamento nelle milizie fiumane è datato 12 settembre 1919. Molti dei suoi documenti sono sottoscritti da una firma eccellente del fiumanesimo: Giovanni Host Venturi.
Proprio durante il periodo della Reggenza del Carnaro, Teodorico si sposò, giovanissimo. Al suo matrimonio con l’amica di infanzia Margherita Parenzan partecipò anche D’Annunzio che vergò sulla foto ricordo dello sposalizio un suo autografo accompagnato da un “Eia Eia!”. Pochi sanno che a Fiume, durante il periodo dell’impresa dannunziana, si giocò molto a calcio. Il “vate” ne era molto appassionato e Teodorico non poteva che farsi notare anche in questo frangente. Lo stesso D’Annunzio, nell’intervallo dello storico match dell’8 febbraio 1920 fra la rappresentativa cittadina e il Comando militare dei Legionari, lo chiamò a sé, quale capitano della squadra e gli disse apertamente che, per il suo stacco superbo, pareva avesse “la testa di ferro”. Il 17 agosto 1919 fu in campo come capitano contro la Milanese, una delle partite ancora oggi ricordate dagli annali del calcio fiumano, ha precisato Giacomo Bollini.
Alla fine dell’avventura dannunziana, trovò impiego in ferrovia. Continuò, ovviamente, a giocare a calcio con i colori bianconeri dell’Olympia Fiume per diverse stagioni, fino al 1925. Coma ha scritto Rodolfo Deceva, la prima società calcistica sorta a Fiume fu il Club Sportivo “Olympia” che venne costituita nel 1904, alla quale seguirono successivamente il “Gloria” nel 1917, il Club Sportivo “Fiume” nel 1919 e nel 1920 il Club Sportivo “Tarsia” (Decleva R 2020). Il 2 settembre 1926 il Club sportivo “Olympia” si fuse con il concittadino Club “Gloria” nell’Unione Sportiva Fiumana.
La grande passione di Teodorico per lo sport non era ristretta al calcio: eccelleva anche nel canottaggio (con la società Eneo) e nell’atletica leggera dove si specializzò nel salto in lungo e nel triplo. A Fiume nacquero le sue due figlie, Laura (deceduta il 4 novembre 2023 e molto attiva nell’ANVGD di Bologna) e Verbena. Si ricorda che, nel 1943, dopo l’8 settembre, Teodorico aiutò molti soldati italiani sbandati che tentavano di rientrare in Italia, fornendo loro tute da ferrovieri per poter dismettere la divisa grigioverde e passare inosservati ai numerosi controlli. Non aderì al fascismo, continuando la sua vita di tranquillo lavoratore e padre di famiglia. I “fasti animosi” della sua gioventù ormai erano alle spalle. Quando a fine guerra Fiume venne ceduta alla Jugoslavia, non volendo vivere da estraneo in un paese straniero, trasferì tutta la famiglia, che oramai si era allargata, in Italia, raggiungendo prima uno dei fratelli, Omero, a Ferrara, e poi raggiungendo Bologna, dove aveva trovato nuovamente un impiego in ferrovia. La sua famiglia visse per breve tempo nel Villaggio dei Profughi giuliano dalmati, trovando poi presto una sua sistemazione cittadina decorosa. Nonostante i tanti racconti terrificanti fatti sul primo trattamento riservato agli esuli giuliano dalmati a Bologna, nella famiglia Goacci non risulta alcun tipo di maltrattamento ai loro danni da parte dei loro nuovi concittadini bolognesi.
Oramai in pensione, Teodorico a Bologna fece ancora l’allenatore del settore giovanile di alcune squadre, fra cui l’Unione Sportiva Compressori Grazia-Secchiarapita. Un infarto fulminante lo portò via all’affetto dei suoi cari il 28 giugno 1977, all’età di 79 anni.
Ruolino del terzino destro Teodorico Goacci – 7° nella classifica di tutti i tempi delle presenze nell’Olympia con 57 partite
Periodo | Squadra | Nazionalità |
1917-1919 | Libertas St. Pölten | Austria |
1919-1921 | Olympia Fiume | Reggenza del Carnaro |
1921-1925 | Olympia Fiume | III e II Divisione, Italia |
1925-1927 | Dopolavoro Ferroviario | Unione Libera Italiana del Calcio |
1927-1929 | Fiumana B | Italia |
Fonte: Giacomo Bollini, 2019
Una precisazione necessaria – Da un altro contributo scritto non risulta che a Sankt Pölten vi fossero campi di internamento per italiani nella Grande guerra. Come ha precisato Igor Mandich, piuttosto le famiglie delle maestranze del silurificio furono là trasferite in conseguenza del trasloco del silurificio di Fiume, avvenuto nel 1915, per proteggerlo dai bombardamenti italiani, che infatti colpirono dal 1916. È con il massimo rispetto nei confronti dei famigliari che hanno trasmesso il loro ricordo su Teodorico Goacci che si propongono le seguenti precisazioni.
“La stessa sorte – ha aggiunto Igor Mandich – capitò al mio bisnonno materno Emilio Levassich, di famiglia triestina, ma originaria dall’isola di Brazza, che mi accomuna all’amico Bruno Bonetti. Il bisnonno lavorò presso il silurificio a Sankt Pölten nel periodo 1915-1918. Come si vede dalla cartolina allegata, che lui spedì a casa per salutare la famiglia, le condizioni non erano certo quelle di un prigioniero o di un osservato speciale, ma semplicemente quelle di un impiegato in trasferta, trattato anche piuttosto bene direi”.
“Sono molto chiare invece le condizioni nei campi di prigionia Austriaci e Ungheresi, attivi durante la prima guerra mondiale – ha concluso Mandich – che non lasciavano certo lo spazio per coltivare il giuoco del calcio: Tápiósülyi (149 morti), Wagna (2.920), Pottendorf (650) e Wurmberg (90). Conosco bene questa parte di storia, in quanto Compassi Guido, nato a Fiume nel 1899 (fratello di mio nonno Compassi Gustavo) fu rinchiuso a 16 anni a Tápiósülyi (Ungheria) e tornò vivo, ma si trascinò tutta la vita con grossi problemi polmonari che lo uccisero a soli 43 anni (anche in questo caso allego cartolina che i suoi genitori, Gustavo Sr. e Margherita, gli indirizzarono presso il campo in cui era confinato). All’inaugurazione del monumento che ricorda i morti italiani, avvenuta nel 1996, era presente mio padre Alfio Mandich, di Fiume”.
Proprio Alfio Mandich, nato a Fiume il 9 ottobre 1928 e deceduto a Genova l’11 gennaio 2006, è stato un grande calciatore italiano, di ruolo jolly difensivo. Come molti fiumani, dopo l’esodo, fu accolto nel Centro raccolta profughi di Laterina, in provincia di Arezzo.
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Cenni bibliografici
– Giacomo Bollini, Storie di famiglia: il nonno di mio zio Teodorico Goacci, legionario fiumano, on line dall’8 agosto 2019 su emiliaromagnaalfronte.com
– Rodolfo Decleva, Piccola storia di Fiume 1847 – 1947, ilpigiamadelgatto, II edizione, Sussisa di Sori (GE), 2017.
– Rodolfo Decelva, Calcio fiumano. Il Club sportivo “Tarsia”, post in Facebook del 19 settembre 2020.
– Luca Di Benedetto, El balon fiuman quando su la Tore era l’Aquila, Borgomanero (NO), Litopress, 2004.
– Elenco ufficiale dei legionari fiumani depositato presso la fondazione del Vittoriale degli italiani in data 24/6/1939, PDF.
– Igor Kramarsich, “Olympia. Così il pallone si racconta”, «La Voce del Popolo», 25 novembre 2021.
– Igor Mandich, lettera e-mail all’Autore del 10 novembre 2023.
– Cesare Pamich, “Teodorico Goacci”, «La Voce di Fiume», 3 marzo 1977, p. 4.
Altri riferimenti nel web
– Fernando Pellerano, “Il Villaggio dimenticato con gli eredi degli esuli”, «Corriere della Sera, Corriere di Bologna» 2 giugno 2015, p. 1.
– Elio Varutti, Antologia del calcio a Fiume, 1904-1956, on line dal 5 ottobre 2020 su varutti.wordpress.com
Ringraziamenti – Gran parte dell’articolo presente è liberamente ripresa dalle parole di Giacomo Bollini, discendente del “terzino gladiatore” Teodorico Goacci. Ringraziamo sentitamente, quindi, il blog di Bollini per la pubblicazione in queste pagine. Si ringrazia pure Igor Mandich per le precisazioni qui contenute.
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Progetto e ricerche a cura di Elio Varutti. Networking a cura di Sebastiano Pio Zucchiatti e E. Varutti. Lettori: Chiara Sirk (ANVGD Bologna), Claudio Ausilio (ANVGD Arezzo), Igor Mandich (Genova), Sergio Satti (ANVGD Udine) e i professori Enrico Modotti ed Ezio Cragnolini. Fotografie da collezioni private citate nell’articolo e dall’archivio dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, che ha la sua sede in via Aquileia, 29 – primo piano, c/o ACLI. 33100 Udine. – orario: da lunedì a venerdì ore 9,30-12,30. Presidente dell’ANVGD di Udine è Bruna Zuccolin. Vicepresidente: Bruno Bonetti. Segretaria: Barbara Rossi. Sito web: https://anvgdud.it/
Fonte: Elio Varutti – 12/11/2023