di GUIDO BARELLA
Tito è tornato sul Sabotino. Proprio ieri, proprio nel Giorno del Ricordo. Nel corso della notte mani anonime hanno ripristinato con la vernice bianca il nome del Maresciallo, là dove un tempo era tracciato con grandi massi bianchi. Tito, solo Tito: il «Naš» (nostro) che lo accompagnava, invece, niente.
Mentre da Gorizia in realtà in pochi si sono accorti della riapparizione, anche a causa della pioggia che a lungo ha flagellato la città, questa volta il ritorno di Tito sul Sabotino ha scetenato non poche polemiche proprio a Nova Gorica, anche perchè chi ha tracciato la scritta non ha voluto uscire allo scoperto: nessuna «rivendicazione» ufficiale, insomma, e anzi le associazioni degli ex combattenti – che nel passato avevano più volte risistemato la scritta di pietre o organizzato fiaccolate sul dorso della montagna – hanno smentito con decisione ogni loro coinvolgimento.
E così la caccia agli autori della scritta è stata assolutamente infruttuosa, mentre dal Comune (con il sindaco Mirko Brulc impegnato a Lubiana in una seduta del Parlamento) è giunta una dichiarazione di «rammarico» da parte della direttrice generale Elvira Šušmelj. «Siamo stati avvisati informalmente dell’accaduto – ha detto l’alta funzionaria municipale -, ma non sappiamo assolutamente chi ne sia il responsabile. Certo è che siamo fortemente rammaricati per quanto è accaduto, e soprattutto perchè ciò si è verificato proprio in una giornata di commemorazione come questa, venendo in questo modo a guastare i buoni rapporti di vicinato con la città di Gorizia. Noi – ha infine sottolineato Elvira Šušmelj – siamo impegnati perchè il Sabotino sia solo e soltanto il Parco della Pace, nel rispetto di tutte le vittime della nostra area».
Nessuna indagine, in ogni caso, è stata avviata dalla Polizia di Nova Gorica, anche perchè il comando non ha ricevuto alcuna segnalazione specifica che permetta, secondo quella che è la proceduta slovena, di aprire un fascicolo.
E così si rinfocola la vecchia ed evidentemente mai sospita guerra di propaganda sul Sabotino. Il primo «Tito» venne «scritto», con grandi massi nianchi, dai soldati jugoslavi nei primi anni Sessanta, sostituito poi dal «Naš Tito» comparso molto più tardi, in occasione di un raduno della gioventù socialista a Nova Gorica. «Giochi» di pietre poi permisero di tramutare la scritta in «Slo» ai tempi dell’indipendenza di Lubiana per poi trovare anche un irriverente «Naš Fido» in anni successivi, prima di essere cancellato dal tempo e dalla volontà della maggior parte dei novogoricani di voltare pagina e pensare soprattutto al futuro.
Ma ieri, proprio ieri, proprio nel Giorno del Ricordo, Tito è tornato…