di DANIELA GROSS
TRIESTE Oggi la sua penna saprebbe dare voce alle frontiere che dividono la Slovenia dalla Croazia. Oggi Fulvio Tomizza sarebbe capace di trovare le parole più efficaci a raccontare le frizioni e gli scontri che ancora si frappongono a una convivenza pacifica e rispettosa dei popoli. Marino Vocci, da anni impegnato nei rapporti culturali tra i paesi dell'area adriatica e l'Istria, ama ricordare così l'amico scrittore di cui a lungo condivise l'avventura umana e intellettuale. Senza proiettarlo in un astratto e immobile pantheon letterario: richiamandone il profondo attaccamento alla sua terra e immergendolo nel fluire vivo e contraddittorio dell'attualità.
Proprio la modernità del cantore dell'Istria e di Materada è stata il leit motiv del Forum Tomizza, la manifestazione internazionale promossa da Gruppo-Skupina 85, Altamarea e Circolo Istria dedicata allo scrittore istriano-triestino che, come di consueto, dopo aver fatto a tappa a Trieste e ieri a Capodistria oggi si sposta a Umago. A dieci anni dalla scomparsa l'opera di Fulvio Tomizza mostra infatti il segno di una stringente contemporaneità, hanno sottolineato i relatori nel convegno "Ten years after". Non solo perché, come dice Marino Vocci, lo scrittore avrebbe oggi molto da dire sul tema attualissimo dei confini e della loro permeabilità. Ma perché l'autore della Trilogia istriana può a buon diritto essere iscritto nel novero dei classici della letteratura.
«Tomizza è un autore che si legge e si rilegge e che a ogni rilettura rivela nuove sfaccettature – dice infatti Elis Deghenghi Olujic, docente di Letteratura italiana al Dipartimento di studi in lingua italiana dell'Università di Pola – I tratti realistici della sue opera, che riportano sulla scena gli umili della terra, ci rimandano a Verga e a Sciascia. E la sua amata Materada è ormai divenuta per i lettori un luogo simbolico, proprio come accade con la Recanati di Leopardi o la Regalpietra di Sciascia».
Non deve dunque stupire la presenza al Forum Tomizza di tanti studenti e di giovani ricercatori impegnati nell'analisi della sua opera. Tomizza, è stato infatti rimarcato nel corso della manifestazione, è un autore che continua ancor oggi a sorprendere e a far discutere. Anche se la sua città d'adozione sembra averlo relegato un po' in secondo piano. «Quando si parla di letteratura – dice Patrizia Vascotto del Gruppo-Skupina 85 – sembra che Trieste si sia fermata agli anni Cinquanta, al primo Novecento e a Umberto Saba. Trascurando invece l'opera del primo scrittore di lingua italiana che raccontò il tema scottante dell'esodo».
A rilanciare l'invito a rivalutarne l'impegno letterario e civile, anche un omaggio poetico, che a titolo simbolico ha alternato il triestino all'italiano, lo sloveno al croato, il dialetto albanese e quello del Kosovo. Ad animare il reading, sulle note della musica crossover di Alfredo Lacosegliaz, Claudio Grisancich, il più autorevole poeta in dialetto triestino; Marko Kravos, scrittore e traduttore poliedrico, tra i più noti della letteratura slovena triestina; Sinan Gudzevic, poeta, traduttore e filologo classico, nato in Serbia e residente a Zagabria; Milan Rakovac, fondatore del Forum Tomizza, Luciano Morandini, Roberta Razzi.
E per ricordare Fulvio Tomizza nei luoghi da lui più amati, dopo l'odierna tappa a Umago la manifestazione si concluderà domani a Materada. Qui sulla sua tomba sarà apposta una targa commemorativa che in tre lingue riproporrà una frase dello scrittore.