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Tomizza, moderno cantore della terra d’Istria (Il Piccolo 29 mag)

di DANIELA GROSS

TRIESTE Oggi la sua penna saprebbe dare voce alle frontiere che dividono la Slovenia dalla Croazia. Oggi Fulvio Tomizza sarebbe capace di trovare le parole più efficaci a raccontare le frizioni e gli scontri che ancora si frappongono a una convivenza pacifica e rispettosa dei popoli. Marino Vocci, da anni impegnato nei rapporti culturali tra i paesi dell'area adriatica e l'Istria, ama ricordare così l'amico scrittore di cui a lungo condivise l'avventura umana e intellettuale. Senza proiettarlo in un astratto e immobile pantheon letterario: richiamandone il profondo attaccamento alla sua terra e immergendolo nel fluire vivo e contraddittorio dell'attualità.

Proprio la modernità del cantore dell'Istria e di Materada è stata il leit motiv del Forum Tomizza, la manifestazione internazionale promossa da Gruppo-Skupina 85, Altamarea e Circolo Istria dedicata allo scrittore istriano-triestino che, come di consueto, dopo aver fatto a tappa a Trieste e ieri a Capodistria oggi si sposta a Umago. A dieci anni dalla scomparsa l'opera di Fulvio Tomizza mostra infatti il segno di una stringente contemporaneità, hanno sottolineato i relatori nel convegno "Ten years after". Non solo perché, come dice Marino Vocci, lo scrittore avrebbe oggi molto da dire sul tema attualissimo dei confini e della loro permeabilità. Ma perché l'autore della Trilogia istriana può a buon diritto essere iscritto nel novero dei classici della letteratura.

«Tomizza è un autore che si legge e si rilegge e che a ogni rilettura rivela nuove sfaccettature – dice infatti Elis Deghenghi Olujic, docente di Letteratura italiana al Dipartimento di studi in lingua italiana dell'Università di Pola – I tratti realistici della sue opera, che riportano sulla scena gli umili della terra, ci rimandano a Verga e a Sciascia. E la sua amata Materada è ormai divenuta per i lettori un luogo simbolico, proprio come accade con la Recanati di Leopardi o la Regalpietra di Sciascia».

Non deve dunque stupire la presenza al Forum Tomizza di tanti studenti e di giovani ricercatori impegnati nell'analisi della sua opera. Tomizza, è stato infatti rimarcato nel corso della manifestazione, è un autore che continua ancor oggi a sorprendere e a far discutere. Anche se la sua città d'adozione sembra averlo relegato un po' in secondo piano. «Quando si parla di letteratura – dice Patrizia Vascotto del Gruppo-Skupina 85 – sembra che Trieste si sia fermata agli anni Cinquanta, al primo Novecento e a Umberto Saba. Trascurando invece l'opera del primo scrittore di lingua italiana che raccontò il tema scottante dell'esodo».

A rilanciare l'invito a rivalutarne l'impegno letterario e civile, anche un omaggio poetico, che a titolo simbolico ha alternato il triestino all'italiano, lo sloveno al croato, il dialetto albanese e quello del Kosovo. Ad animare il reading, sulle note della musica crossover di Alfredo Lacosegliaz, Claudio Grisancich, il più autorevole poeta in dialetto triestino; Marko Kravos, scrittore e traduttore poliedrico, tra i più noti della letteratura slovena triestina; Sinan Gudzevic, poeta, traduttore e filologo classico, nato in Serbia e residente a Zagabria; Milan Rakovac, fondatore del Forum Tomizza, Luciano Morandini, Roberta Razzi.

E per ricordare Fulvio Tomizza nei luoghi da lui più amati, dopo l'odierna tappa a Umago la manifestazione si concluderà domani a Materada. Qui sulla sua tomba sarà apposta una targa commemorativa che in tre lingue riproporrà una frase dello scrittore.

 

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