«Signor Giorgio, son qui…», si presentò così Carlo Bianchi a casa Luxardo, una mattina del 1948. Il posto era nuovo per lui — casa Luxardo l’aveva conosciuta bene a Zara — ora la ritrovava a Padova. Era domenica, visto che si ricorda bene tutto Franco Luxardo: aveva dodici anni ma non era a scuola. Giorgio era suo padre e Bianchi era un dipendente della ditta che aveva fatto conoscere il maraschino nel mondo. […] I Luxardo (non tutti, ma di questo parleremo poi) avevano abbandonato Zara, si erano risistemati – costretti a ricominciare da zero – a Torreglia, vicino a Padova, Bianchi era rimasto di là dal nuovo confine. Perseguitato, controllato, a rischio mille volte di finire in manette se non peggio. Poi, con gli accordi di Parigi, era riuscito a sfuggire dal regime titino. E aveva portato con sé – nascosto nel doppio fondo di una valigia – il libro con tutte le ricette per i liquori della ditta: «Mio padre si era sempre dedicato al settore vendite. Quel libro era davvero un provvidenziale tesoro per lui, era fondamentale per risorgere», spiega oggi Franco.
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