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Toth: basta polemiche su inni (Aise 16 giu)

ROMA\ aise\ – "Nel momento in cui il Paese sta attraversando una difficile crisi economica e sociale la solidarietà e l’unità psicologica degli italiani a sostegno della nostra squadra impegnata nei Mondiali di calcio è un dovere morale, oltre che un sentimento largamente condiviso in tutte le generazioni dalle Alpi alla Sicilia. Ogni dissonanza è fuori luogo e rischia di trasformare in una antipatica minoranza morale quella che dovrebbe essere una maggioranza politica, che ha nelle mani le sorti della Nazione". Lo afferma in una nota Lucio Toth, presidente dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (Anvgd) in relazione alle polemiche di questi giorni sull'esecuzione dell'Inno nazionale nel generale contesto politico ed anche in ambito sportivo.

"Non si può scherzare con i simboli del Paese, come l’inno o la bandiera tricolore, che ci rappresenta da duecento anni", commenta ancora il presidente Toth aggiungendo: "sono in gioco valori che vanno al di là del pallone". È questo il messaggio che Toth, a nome di tutta l’Anvg, invia agli atleti italiani impegnati in Sud Africa. "Siamo certi", aggiunge il presidente Anvgd, "di interpretare anche i sentimenti delle comunità di Esuli giuliano – dalmati all’estero e nello stesso Sud Africa, che sono presenti con gli altri emigrati italiani sugli spalti degli stadi sudafricani".

Nel suo messaggio Toth riflette anche sul significato del "Va’ pensiero": "è stato per 60 anni l’inno di tutti i profughi istriani, fiumani e dalmati perché è un coro di Esuli e le parole del coro del "Nabucco" hanno un senso per la nostra vicenda", ricorda il presidente dell’Anvgd che aggiunge: "era anche il coro che si intonava nelle nostre città per affermare la nostra italianità ai tempi dell’Austria. "Che c’azzecca con la Padania la frase "sì bella e perduta?", si chiede Toth precisando che "se nell’Ottocento la si cantava a Milano o a Pavia era per invocare l’unità e la libertà della Patria Italiana".

"In fatto di italianità e di venezianità", commenta ancora il presidente Toth, "non accettiamo lezioni da nessuno, perché ne siamo maestri. Nelle nostre cerimonie per i Martiri delle Foibe e i nostri Caduti, dalle guerre del Risorgimento alla Seconda guerra mondiale, cominciamo sempre con l’Inno di Mameli, da Bolzano a Trapani, quando salutiamo il Tricolore, come una volta il Gonfalone della Serenissima, fino al compianto di Perasto. L’abbiamo dimostrato per 377 anni prima e per altri duecento da Campoformio a oggi. Siamo stati gli ultimi a dare la vita per il Veneto Gonfalon nel 1796. E i primi a ricominciare, con Tommaseo, nel 1848. E con il Tricolore in testa sfilano nei raduni d’Arma i nostri Alpini, i nostri Bersaglieri, i nostri Marinai, i nostri Granatieri.

E concludiamo sempre i nostri incontri, tristi e lieti, con i nostri figli e nipoti intonando il "Va’ pensiero". Che è rivolto alla nostra Istria, al Quarnaro, alla Dalmazia, quelle sì "belle e perdute"", conclude Lucio Toth. (aise)

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