Pene severissime, giustificate dalla gravità dei crimini commessi: il Tribunale Penale Internazionale per l’ex Jugoslavia (Tpi) ha condannato i vertici politici e militari dei croati di Bosnia al tempo del conflitto in ex Jugoslavia, per aver ordito un piano per la cacciata dei musulmani e dei ‘non-croati’ da aree della Bosnia. Aree che avrebbero dovuto formare, con l’assistenza di Zagabria, uno Stato croato autonomo,etnicamente ripulito. Sei i condannati in primo grado per “crimini di guerra, omicidi, espulsioni illegali, torture e stupri” compiuti dal 1992 al 1994.
La sentenza del Tpi giunge a poche settimane dall’ingresso della Croazia nella Ue, previsto il primo di luglio. La pena più severa è stata comminata a Jadranko Prlic (25 anni di carcere), leader politico dell’Herceg-Bosna croata e suo “primo ministro” quando l’entità, scioltasi nella primavera del 1994, si auto-proclamò Repubblica indipendente. Prlic aveva “l’autorità de iure e de facto”, ha specificato il presidente della Corte Jean-Claude Antonetti,sui paramilitari del Consiglio croato di difesa (Hvo), il braccio armato dei croato-bosniaci. Con Prlic, impassibile durante la lettura della sentenza, è stato punito con 20 anni di prigione Bruno Stojic, ex numero uno del dipartimento di Difesa dell’Hvo.
Agli altri 4 co-imputati, fra i responsabili delle forze militari croate di Bosnia, sono state inflitte pene tra i 10 e i 20 anni per le violenze compiute dai loro subalterni – i soldati dell’Hvo – sulla popolazione civile musulmana,in particolare a Mostar, sottoposta a “costanti e intensi bombardamenti”.
Hvo, ha confermato la sentenza, responsabile di stupri e violenze e della distruzione dello storico ponte di Mostar e dei lager per non-croati. In uno di questi, un musulmano detenuto fu “costretto a leccare il suo sangue” dal pavimento, “perché il sangue di un balija (dispregiativo per ‘musulmano’) non deve rimanere sul suolo croato”, precisa il sunto della sentenza. Il verdetto, con il parere favorevole della maggioranza dei giudici, parla di una “impresa criminale congiunta” per “rimuovere la popolazione musulmana dai territori” controllati dall’Hvo e “imporre la dominazione croata” allo scopo di creare “un’entità (statuale) croata” in Bosnia. Da incorporare in una Grande Croazia o da far “rimanere in stretta associazione” con Zagabria,come mini- Stato indipendente. Zagabria che avrebbe avuto dunque, per il Tpi, un ruolo determinante nei crimini. Hanno “partecipato e contribuito” all’impresa criminale, stigmatizza una sintesi della sentenza, anche Franjo Tudjman e Gojko Susak, all’epoca presidente e ministro della Difesa in Croazia. Misurate le reazioni come riporta la stampa di Zagabria: il presidente Ivo Josipovic, ha detto che “il primo pensiero va alle vittime”, ricordando poi la natura ambivalente dei rapporti tra Croazia e Bosnia-Erzegovina ai tempi della guerra.
“La Croazia ha compiuto errori in Bosnia – gli ha fatto eco il premier Zoran Milanovic – ma allo stesso tempo è stata alleata e partner di Sarajevo”. Milanovic si è augurato che in appello “la sentenza possa cambiare, che i giudici accettino che quanto noi pensiamo sia giusto”.
Stefano Giantin
www.ansa.it 29 maggio 2013