L’immagine dei primi profughi istriani che vengono accolti alla stazione di Torino. Il terribile episodio del treno della vergogna avvenuto a Bologna il 18 febbraio 1947. I treni che da Fiume portarono migliaia di italiani al confine italo-jugoslavo o che dal Centro di Smistamento di Udine partivano carichi di famiglie alla volta di uno dei 109 Centri Raccolta Profughi allestiti in tutta Italia, isole comprese.
Il treno è drammaticamente collegato all’Esodo giuliano-dalmata, ma nel febbraio scorso c’è stato anche il Treno del Ricordo, una mostra itinerante realizzata in occasione del Giorno del Ricordo 2024 promossa dal Ministro per lo Sport e i Giovani Andrea Abodi, realizzata dalla Struttura di missione per gli anniversari nazionali ed eventi sportivi nazionali e internazionali della Presidenza del Consiglio, da Ferrovie dello Stato e Fondazione FS Italiane, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione e del Merito, il Ministero della Cultura, il Ministero della Difesa, Rai Teche, Rai Cultura, Rai Storia, Archivio LUCE e Istituto Regionale per la Cultura Istriano-fiumano-dalmata.
Migliaia di italiani hanno visitato l’esposizione multimediale allestita all’interno di vagoni d’epoca, attrezzati come quelli che trasportarono gli istriani, fiumani e dalmati, ed impreziosita da masserizie provenienti dal celeberrimo Magazzino 18 del Porto Vecchio di Trieste. Partito da Trieste il 10 febbraio dopo la cerimonia del Giorno del Ricordo svoltasi al Monumento nazionale della Foiba di Basovizza, il convoglio ferroviario ha poi toccato le stazioni di Venezia Mestre, Milano, Torino, Genova, Ancona, Bologna, Parma, La Spezia, Firenze, Roma, Napoli e Taranto.
In queste tappe alcuni esuli hanno rivisto i treni su cui da bambini o poco più hanno vissuto il distacco dalla terra in cui erano nati, ma le emozioni non sono mancate anche per le persone che non avevano un contatto diretto con questa pagina di storia nazionale. Emozioni che emergono anche vedendo il documentario Il viaggio del Treno del Ricordo, trasmesso da Rai Storia e adesso disponibile non solo su Raiplay (https://www.raiplay.it/dirette/raistoria/Il-Viaggio-del-Treno-del-Ricordo-c49e6996-88ed-4181-941c-1031ee7998e4.html), ma anche sul sito dell’Associazione Italiani di Pola e dell’Istria – Libero Comune di Pola in Esilio, che ha acquisito il filmato caricandolo poi con un formato che può essere visualizzato pure all’estero (https://bit.ly/45BPMwn), laddove sulla piattaforma Rai non sempre è possibile.
La voce narrante dell’attore Mauro Serio che ha accompagnato la visita di chi è salito a bordo del Treno del Ricordo si sente anche nel documentario, ripercorrendo la storia dell’italianità adriatica e regalando ogni tanto qualche espressione istroveneta. Quella cadenza dialettale che si sente nelle interviste agli esuli realizzate apposta per integrare il documentario e che raccontano di abbandono della propria casa e di viaggi verso l’ignoto, di famiglie spezzate e di sistemazioni di fortuna all’interno di Centri Raccolta Profughi durante anche anni e anni, di ricordi di Pola, Fiume e Zara e di reinserimento in un’Italia devastata dalla guerra e a tratti diffidente.
Ireneo Giorgini, Clelia Giurin, Sergio Leonardelli, Elio Menegotti, Aldo Pugliese, Eufemia Sponza e Giovanni Stipcevich sono gli esuli intervistati e molti di loro sono soci o dirigenti nei Comitati provinciali dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia. Leonardo Petrillo ha curato l’allestimento del Treno del Ricordo ed interviene nel filmato per illustrare il percorso espositivo, mentre spezzoni dei servizi che le redazioni regionali della Rai hanno dedicato alle soste del Treno del Ricordo attestano il grande interesse che tale evento ha ovunque raccolto.
“Il viaggio del Treno del Ricordo” accenna un excursus storico, ma anche con immagini di repertorio è concentrato sull’Esodo, sulle sofferenze degli esuli costretti ad “optare” per restare italiani e liberi, a fuggire con pochi averi. Gli oggetti di uso quotidiano, i mobili ed il passeggino con cui è stato allestito l’ultimo vagone della mostra proiettano lo spettatore/visitatore nella dimensione intimistica della tragedia, nelle sfere famigliari strappate dall’alveo in cui affondavano le proprie radici e sparpagliate verso l’ignoto in giro per l’Italia o addirittura all’estero: frammenti di una vita stravolta che avrebbero dovuto costituire il punto d’inizio di una nuova esistenza, ma che rimasero accatastati in un magazzino perché gli spazi angusti, precari e avvilenti di un campo profughi non erano in grado di accoglierli.
Un tassello in più per raccontare la nostra storia, il coronamento di una lodevole iniziativa come il Treno del Ricordo che in tanti auspicano che venga replicata coinvolgendo magari anche altre città.
Lorenzo Salimbeni