Nuove iniziative collegate alla tematica Trieste Usa 1945-1954. Le propone l’Associazione Italo Americana Fvg-American Corner Trieste nella propria sede di via Roma 15, agganciandole a “Oltre i tour Trieste Usa: 1945- 1954 – A Walking Tour (in inglese)” di sabato 12 e 26 maggio alle 10.
Si parte domani alle 18 con “Conversazione sulla vita a Trieste sotto la Gma con Pietro Spirito – giornalista del Piccolo e autore di “Trieste a Stelle e Strisce” – e Aldo D’Eliso – dirigente “The Stars and Stripes” per gli Alleati 1945-1954 e autore di “Bari – Trieste e l’America in tasca”. L’11 maggio alle 18 documentario (in inglese e in italiano) “Le Ragazze di Trieste” con la presenza dei registi Chiara Barbo e Andrea Magnani. Interviste con le “ex-mule” che hanno sposato soldati Trust.
Una settimana dopo, il 18, alle 15, 17 e 21 proiezione del film in inglese “Diplomatic Courier” (1952) filmato a Trieste con protagoniste Tyrone Power, Patricia O’Neal con la presenza di Karl Malden e Charles Bronson. Il programma prosegue poi il 25 maggio, alle 18, con il documentario in italiano “Blue Jeans e Gonne Corte – La Trieste Americana del Dopoguerra” con la presenza del regista Renzo Carbonera. Al centro del filmato la storia della vita a Trieste nel periodo 1945-1954, in cui la città sembrava un’isola felice, ma sotto si trovava un covo di spie e incertezze.
Tra il 1945 ed il 1954 la città di Trieste ed il lembo di terra intorno tra le montagne e il mare costituivano “Territorio Libero”, protettorato della neonata Onu. Un’epoca incerta e difficile, tra l’occupazione alleata e lo spauracchio della Jugoslavia di Tito. Ma anche un’epoca di forti legami con gli Stati Uniti; uno specchio per sogni americani vissuti o infranti. Tra il 1945 ed il 1954, non si sapeva se Trieste sarebbe andata sotto l’influenza della Jugoslavia di Tito, o sotto la Repubblica italiana di De Gasperi.
A comandare la transizione in città rimasero battaglioni di Mps e marines americani con le loro jeep, i carri armati, e gli incrociatori. Sono gli anni delle sigarette Philip Morris, dei primi blue jeans, mai visti in Europa, delle insegne al neon, delle calze di nylon, delle gonne sempre più “mini”, delle notti a base di Martini e boogie-woogie, dei primi film Hollywoodiani. I “semi” di quella che oggi chiameremmo la globalizzazione.
(fonte “Il Piccolo” 3 maggio 2012)